Tomislav Nikolić non parla croato
Vukovar una città serba. Srebrenica? Mai esistita. Alcune dichiarazioni del neo presidente serbo Tomislav Nikolić fanno traballare seriamente le relazioni regionali. In particolare con la Croazia. Ed è per questo che il presidente croato Josipović non sarà presente all’inaugurazione ufficiale del neo eletto presidente serbo
Il presidente croato Ivo Josipović non sarà presente all’inaugurazione ufficiale del neo eletto presidente serbo Tomislav Nikolić, il prossimo 11 giugno a Belgrado. Josipović, che aveva collaborato bene con il predecessore di Nikolić, Boris Tadić, ha deciso di ignorare l’invito del neo presidente serbo finché questi non si distanzierà dalle "pretese grandi serbe” e dalle dichiarazioni revansciste su alcune zone delle Croazia.
Le dichiarazioni poco diplomatiche del neo presidente
Anche se Nikolić nelle prime dichiarazioni, appena si è saputo che aveva battuto Tadić, ha affermato che la Croazia è un Paese internazionalmente riconosciuto e che le sue frontiere non possono essere modificate, solo alcuni giorni prima in un’intervista per il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, aveva invece dichiarato che Vukovar è sempre stata una città serba e che quei croati che se ne sono andati durante il conflitto non hanno motivo di tornare.
Questa frase di Nikolić è stata accolta molto negativamente perché Vukovar, simbolo delle sofferenze della guerra e luogo in cui le ferite sono ancora aperte, ha un particolare significato nella coscienza collettiva dei croati. Il tentativo di negare questa dichiarazione di Nikolić, fatto dal suo partito dopo le forti reazioni arrivate dalla Croazia, ha suscitato ancora più amarezza. Anche perché il giornalista tedesco ha messo a disposizione la registrazione in cui Nikolić fa inequivocabilmente queste dichiarazioni. E’ anche a causa di questo episodio che Josipović non andrà a Belgrado.
Che Nikolić potesse essere un fattore destabilizzante nella fragile politica balcanica è diventato ancora più evidente quando ha rilasciato alcune dichiarazioni alla tv del Montenegro, solo tre settimane dopo aver dichiarato che Vukovar era una città serba. Nikolić ha negato il genocidio di Srebrenica, dove l’esercito dei serbo-bosniaci, guidato dal generale Ratko Mladić, ha ucciso oltre ottomila maschi bosgnacchi; dopodiché ha detto che non riconoscerà il Kosovo, anche a costo di non far entrare la Serbia nell’Unione europea e infine ha dichiarato che per lui non esiste una nazione montenegrina: “Riconosco il Montenegro come stato, ma non riconosco la differenza tra serbi e montenegrini, perché non c’è!”, ha ribadito Nikolić.
Così Nikolić appena è stato eletto presidente della Serbia è riuscito a “guerreggiare” con quattro stati confinanti: Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Kosovo. A giudicare dalle reazioni di questi quattro Paesi è chiaro che dichiarazioni di questo tipo non possono contribuire alla creazione di buone relazioni di vicinato e tanto meno alla stabilità politica di questa regione.
La Croazia ricorda
In Croazia l’elezione di Tomislav Nikolić alla presidenza della Serbia, ancora prima delle sue dichiarazioni su Vukovar, non è stata accolta con entusiasmo. Nikolić come membro delle forze paramilitari serbe ha combattuto nella Slavonia orientale, lottando per la creazione di un’idea di Grande Serbia. Tra gli strascichi di questo periodo bellico vi sarebbero a suo carico anche crimini di guerra, a dire il vero mai dimostrati. La prima a sollevare questa questione è stata la nota attivista belgradese Nataša Kandić,che si è basata su dichiarazioni rilasciate da un testimone. Ma quando Nikolić l’ha citata in giudizio per diffamazione, il testimone su cui si basava la Kandić ha ritirato la testimonianza e la Kandić ha perso la causa.
Tuttavia non si è cessato di parlare di questo caso. Il ruolo non chiarito di Nikolić nel villaggio di Antin, nella Croazia orientale, al confine con la Serbia, è stato tirato fuori di nuovo dopo le sue dichiarazioni su Vukovar. I giornalisti della televisione croata hanno trovato ad Antin alcuni anziani che si ricordano di Nikolić quando nel 1991 arrivò nel villaggio con l’uniforme dei volontari serbi, controllati dal duca (vojvoda) cetnico Vojislav Šešelj attualmente sotto processo all’Aja per crimini di guerra. Le testimoni hanno riferito che Nikolić è collegato allo sfollamento di croati che non hanno mai più fatto ritorno in quel villaggio.
In Croazia, così come in Bosnia Erzegovina, ovviamente, è ben noto che Tomislav Nikolić era il braccio destro di Vojislav Šešelj e che fino al 2008 è stato un suo vivace seguace e difensore dell’idea della Grande Serbia. Ma dopo aver rotto con Šešelj, aver fondato il suo partito, Partito progressista serbo (SNS) e dopo aver sostanzialmente cambiato retorica, sembrava che avesse abbandonato l’ideologia che tanto male ha portato ai Paesi della ex Jugoslavia. Lui stesso ha affermato che solo uno stupido non cambia mai idea, sostenendo così di aver abbandonato l’idea perseguita quando era un seguace di Šešelj.
Da Zagabria freddezza e speranza
Ad ogni modo in Croazia le inappropriate dichiarazioni di Nikolić non hanno suscitato una bufera politica così grande da compromettere seriamente le relazioni tra i due Paesi. Le reazioni moderate del presidente Josipović e del ministro egli Esteri Vesna Pusić si sono limitate al ritenere le dichiarazioni di Nikolić su Vukovar inaccettabili. Hanno inoltre fatto intendere che si deve aspettare che le cose si normalizzino e che occorre dare la possibilità a Nikolić di negare con chiarezza qualsiasi pretesa territoriale sulla Croazia.
Gli analisti politici ritengono che Nikolić sarà sottoposto ad una forte pressione della comunità internazionale finalizzata a far rientrare quelle posizioni che potrebbero danneggiare la stabilità dei Balcani occidentali. E in quest’ottica i rapporti tra Croazia e Serbia sono cruciali.
L’ex presidente serbo e potenziale prossimo premier Boris Tadić, insieme con il presidente croato Ivo Josipović, ha fatto molto per far sì che questi rapporti, dopo la sanguinosa guerra tra i due Paesi, venissero significativamente riparati. A questo ha contribuito in gran misura la visita di Tadić a Vukovar e il suo cordoglio per le vittime di Ovčara, luogo in cui nel 1991 le unità di volontari serbi e di soldati dell’Esercito popolare jugoslavo uccisero oltre 200 tra prigionieri e civili di Vukovar. Le recenti dichiarazioni di Nikolić hanno fatto traballare questi rapporti, ma Zagabria spera sempre che non li rovineranno in modo permanente.