Todorov e i nemici della democrazia

E’ morto il 7 febbraio scorso il filosofo e pensatore bulgaro-francese Tsvetan Todorov. Alcune sue riflessioni sulla democrazia, fatte durante l’ultima visita in Bulgaria nel 2014

10/02/2017, Kultura -

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Tsvetan Todorov

(Pubblicato originariamente sul portale "Kultura" col titolo "В памет на Цветан Тодоров" – "In memoria di Tsvetan Todorov". L’articolo riprende le riflessioni fatte durante la tavola rotonda "Il futuro della democrazia in Europa", organizzato nel settembre 2014 dall’Istituto di cultura francese a Sofia.)

Come alcuni di voi sanno, vivo da cinquant’anni in un altro paese, la Francia, con la quale è legata tutta la mia carriera professionale: non mi sento quindi competente a spiegare ai cittadini bulgari come devono vivere o come possono consolidare la propria democrazia.

Sono però convinto che Francia e Bulgaria non siano poi così distanti: naturalmente lo standard di vita è diverso, così come il livello di capitale accumulato nel corso degli anni.

Ci sono però molte questioni comuni, che devono essere affrontate dai cittadini dell’uno e dell’altro paese. La prima constatazione che vorrei fare è che – nel mondo contemporaneo – a minacciare la democrazia non sembra siano i suoi “nemici giurati”, come è stato durante le due guerre mondiali oppure al tempo della guerra fredda – quando veniva direttamente attaccato l’ideale stesso della democrazia, e non soltanto le sue realizzazioni pratiche.

Oggi la democrazia è attaccata in questo senso da alcuni paesi teocratici come l’Arabia Saudita, l’Iran oppure il nuovo Stato islamico, ma tali minacce non vengono avvertite come mortali da parte degli stati democratici, secondo me a ragione.

Ciò non significa però che le democrazie moderne non abbiano nemici: i nemici ci sono, ma provengono dalla stessa democrazia, nella forma di un’accentuazione eccessiva di alcuni principi, che però, in un regime di democrazia, devono essere bilanciati da altri. Questa scelta parziale di alcuni principi a danno di altri è sicuramente la minaccia più grave contro le democrazie moderne.

[…]

Altrettanto interessanti sono le considerazioni sul populismo, questa forma di governo di un paese nella quale, in un certo senso, il potere non è più appannaggio del popolo – concetto fondamentale di ogni regime democratico – ma delle masse, che possono essere manipolate, attraverso diverse strategie e che rispondono al minimo comune denominatore: “Noi siamo meglio di loro”.

Vorrei aggiungere alcune considerazioni su quello che io definisco – visto che non ho trovato un termine migliore – “messianesimo”. Per messianesimo si intende una serie di movimenti religiosi medioevali e del XVI secolo, caratterizzati dall’attesa che il “paradiso in terra” possa essere realizzato in un futuro prossimo e dall’assunzione che, vista l’importanza di questo fine, tutti i mezzi possono essere utilizzati per raggiungerlo.

In Bulgaria conosciamo bene uno di questi credo, si chiamava “comunismo”, ma in epoca contemporanea, cioè dopo la caduta del muro di Berlino, è nato un nuovo messianesimo, più paradossale, che cerca di imporre i diritti umani e la democrazia con le armi e con l’occupazione di stati, stati nei quali le leadership locali, a nostro avviso, non si comportano bene, dimenticando però che la democrazia non può essere imposta con la forza, ma deve nascere dall’interno e per spinta della stessa società interessata.

In caso contrario, mettiamo il mezzo al di sopra del fine e, in fin dei conti, invece di creare democrazia finiamo per distruggere un paese in modo irrimediabile, come vediamo ad esempio in Iraq o in Libia, che hanno avuto la fortuna di ricevere i nostri “regali” sotto forma di bombardamenti e occupazione militare.

Esiste poi un’altra forma più sottile di questo messianesimo, che si esercita non attraverso mezzi militari, ma economici, come succede in Kosovo, dove il budget a disposizione delle missioni internazionali è più alto di tutto il restante budget del paese. Così che alla popolazione locale non resta alcun dubbio su quale morale trarre, e impara a ballare alla musica ordinata da qualcun altro.

Esiste forse una bacchetta magica per superare i nemici interni delle moderne democrazie? Non credo che questi possano essere sconfitti attraverso nuove rivoluzioni, né attraverso i risultati – seppur spettacolari – della tecnologia, che trasforma continuamente il nostro modo di vivere.

Continuo ad avere più fiducia in alcuni valori tradizionali, come l’istruzione e l’educazione. I nemici della democrazia non sono spuntati improvvisamente dalla sera alla mattina, e questo significa che non possono essere sconfitti in un giorno solo. Non bisogna però disperare.

Tsvetan Todorov (1939-2017) è ritenuto uno dei più importanti intellettuali contemporanei. Nato a Sofia, Todorov è emigrato in Francia nel 1963. Dal 1987 ha diretto il Centro per lo studio delle Arti e delle Lingue del Centro nazionale francese della ricerca scientifica. Ha tenuto lezioni nelle università di Yale e Harvard. Tra i suoi libri più importanti ricordiamo "Critica della critica", "La vita comune", "La paura dei barbari. Oltre lo scontro delle civiltà", Memoria del male, tentazione del bene. Inchiesta su un secolo tragico", "Il nuovo disordine mondiale. Le riflessioni di un cittadino europeo".

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