Tivat, Kotor e Budva, dove li mettiamo i rifiuti urbani?

L’esasperazione dei cittadini ha portato al blocco della discarica abusiva nella quale vengono riversati i rifiuti delle tre municipalità montenegrine. Una protesta che dura da mesi e che raggiunge ora il suo apice.

23/07/2003, Tanja Bošković - Podgorica

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Vijesti -

Il consiglio direttivo per la protezione dell’ambiente, della proprietà personale ed dei diritti umani di alcune comunità locali insieme con l’ONG "La casa europea" di Tivat, hanno bloccato l’altro ieri alle sette di mattina l’accesso alla discarica abusiva, l’unica che al momento stanno usando i tre comuni.

La discarica si trova a Lovanja, paese sotto la municipalità Tivat, su di un territorio per la maggior parte di proprietà privata e parzialmente del municipio, a soli 150mt in linea d’aria dall’aeroporto di Tivat, l’unico sulla costa montenegrina, piuttosto importante per il turismo durante i mesi estivi.

I cittadini sono delusi dalla decisione delle autorità municipali di sanare l’attuale discarica con i fondi della Banca mondiale, e farla diventare in tal modo una discarica regionale. Loro hanno riferito ai media alcuni argomenti che si oppongono alla costruzione della discarica regionale nella località suddetta. Innanzitutto, perché disturba l’ambiente, l’aeroporto Tivat, il golfo della Bocca di Cattaro e l’intero turismo montenegrino. La Banca mondiale ha dedicato 1,3 milioni di dollari per la sistemazione della discarica attuale. Il piano prevede che la discarica sistemata verrebbe usata per 3 anni ed intanto si troverebbe una locazione permanente per depositare l’immondizia. I cittadini invece non accettano la costruzione della discarica temporanea, e vogliono che la stessa venga chiusa e si garantisca che la località non verrà mai più usata per la discarica. L’unica soluzione per loro è la collocazione di una nuova discarica in un’altra località conforme agli standard ecologici.

Prima di stabilire il blocco i cittadini si sono rivolti al donatore, la Banca mondiale, al Ministero dell’ambiente ed al Premier, Milo Djukanovic ed ai sindaci di Kotor e Tivat. Comunque, nessuno ha reagito. Da due mesi è in corso la campagna a Kotor e Tivat contro il deposito non controllato della spazzatura e contro il risanamento della discarica attuale.

Il blocco ha provocato un allarme anche nella capitale del turismo montenegrino, Budva.
"Questo blocco è una catastrofe, per il modo che queste persone hanno scelto per manifestare i loro diritti. In più perché sta succedendo nel pieno della stagione turistica. La stagione è per quasi tutti noi l’unica fonte di reddito. Non c’e bisogno di commentare l’impressione che lasceremo ai nostri ospiti. Capisco le richieste dei cittadini di rimuovere la spazzatura che si trova lì da anni, ma non adesso, quando siamo alla vigilia di risolvere questo problema, grazie alla Banca mondiale, che ha mostrato interesse per finanziare la realizzazione di un progetto per la soluzione dello smaltimento dei rifiuti nella riviera montenegrina. Il blocco cade due giorni prima del mio viaggio a Washington, dove con i sindaci delle altre due città, Kotor e Tivat, proverò a raggiungere un accordo con i rappresentanti della BM", ha detto il sindaco di Budva, Vesna Radunovic.

Intanto i camion pieni di spazzatura tornano indietro, e tra un po’ i container saranno pieni.
I cittadini, però annunciano che non rinunceranno al blocco se la discarica non chiuderà. Loro insistono sul fatto che per trent’anni hanno sofferto questo problema ecologico ed è tempo di risolvere la situazione. ("Vijesti", 19 luglio, "Dan", 20 luglio)
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