Tirana: tra ecocidio e sindrome urbanicida

Un quotidiano inglese risveglia il dibattito sull’inquinamento urbano della capitale albanese. I preoccupanti dati emersi piazzano Tirana tra le città più inquinate del mondo

08/04/2004, Artan Puto - Tirana

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Un paio di giorni fa il quotidiano londinese "The Guardian" pubblicava un articolo secondo il quale Tirana è la capitale più inquinata del continente europeo. Secondo il giornale britannico tra le cause principali figurano: l’uso di vecchie macchine, le strade urbane danneggiate, le costruzioni massicce, la mancanza di spazi verdi, la combustione illegale della spazzatura. Tutti questi elementi fanno sì che l’aria di Tirana sia 10 volte più inquinata della soglia minima definita dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Dopo l’articolo del Guardian, sulla stampa albanese si è ravvivato un dibattito a lungo dimenticato, o forse mai affrontato in modo soddisfacente. In un certo modo il dibattito è diventato imprescindibile, perché veramente l’aria di Tirana è inquinata in un modo pauroso. Secondo gli esperti ogni abitante respira fino a 40 kg di polveri all’anno.

La capitale albanese ha subito in questi ultimi 15 anni degli enormi cambiamenti. Fino al 1990, quando cadde il regime comunista, la città aveva solo 250.000 abitanti, mentre oggi ne conta più di 800.000, inclusa la periferia. Da una città dominata dalle biciclette, con solo 2.000 macchine di proprietà statale in tutto il paese, oggi a Tirana circolano più di 100.000 autovetture. Durante il vecchio regime le emissioni di gas provenivano prevalentemente da quelle fabbriche che ora non esistono più.

Oggi la quantità di polveri e di fumo nell’aria è prevalentemente emessa dalle macchine, il 90% delle quali sono di vecchia produzione, oltre 10 anni fa. Il 70% delle macchine usa il diesel e il 30% la benzina. La metà delle macchine a benzina usa ancora la benzina col piombo, nei paesi UE ormai quasi sostituita con quella cosiddetta verde, cioè senza piombo. Il traffico di Tirana, dove la maggior parte delle strade risale ancora all’epoca delle biciclette, rappresenta un incubo sempre più inquietante con un numero di macchine in costante aumento.

L’altro fattore che influisce sull’inquinamento urbano riguarda il settore dell’edilizia, che in questi ultimi anni ha conosciuto uno sviluppo senza precedenti. Negli ultimi 4 anni, da quando il municipio di Tirana è sotto la direzione del giovane sindaco Edi Rama, la città ha subito dei cambiamenti piuttosto evidenti. Sono stati riparati sopratutto i principali assi stradali della città. Ma dall’altra parte la città non ha ancora un piano regolatore, e l’ultimo della serie risale al 1989. Uno studio francese di architettura sta progettando un piano per il centro di Tirana ed ha promesso che con la sua applicazione renderà la città sarà più ordinata.

Ad ogni modo uno dei problemi maggiori della capitale albanese riguarda le costruzioni massicce e senza controllo. Queste costruzioni non rispettano la prospettiva dello sviluppo urbanistico di Tirana, distruggendo anche quegli spazi verdi, un tempo presenti tra i vecchi palazzi dell’era comunista. L’edilizia a Tirana sembra essere una attività molto lucrativa che nessuno può fermare e disciplinare. Una questione che metterà in discussione la vivibilità stessa della città. L’espansione del settore edilizio non è accompagnato da misure che tutelano l’ambiente. Le nuove costruzione di solito sono contornate da strade danneggiate dai lavori e rimangono in quello stato per lungo tempo.

In un articolo sul quotidiano "Panorama" (30.03.2004) dal titolo "Ruka: saranno controllati tutti i palazzi e tutte le fabbriche", il ministro albanese dell’ambiente Ethem Ruka spiega che il suo ministero presto costituirà dei gruppi di emergenza, i quali eseguiranno controlli agli impianti in costruzione. I controlli avranno come obbiettivo di scoprire se questi impianti rispettano le regole sancite dal ministero dell’ambiente per la salvaguardia dell’aria e per la prevenzione dell’inquinamento in città. Secondo il ministro dell’ambiente "ogni impianto in costruzione deve essere munito di un permesso rilasciato dal ministero dell’ambiente, il quale definisce le norme da rispettare. Il compito degli ispettori che faranno il controllo riguarderà la consulenza, la sanzione e poi nei casi estremi anche la sospensione dell’attività".

D’altro canto il ministro dell’ambiente ammette che non esiste alcuna collaborazione tra il suo ministero e il municipio di Tirana. Nel frattempo il ministro dell’ambiente mette in causa anche il Ministero dei trasporti responsabile dei mezzi che circolano nella capitale. Secondo Ruka anche il Ministero delle finanze deve fare la sua, perché dovrebbe alzare le tasse per i mezzi che usano il diesel, a suo parere, tra la cause principali d’inquinamento dell’aria.

Il giornale "Shekulli" (4.04.2004) nel suo articolo "Inquinamento, una tassa per le macchine diesel" scrive che il Ministero dell’ambiente sta tentando di fare qualcosa per combattere l’alto livello di inquinamento dell’aria proponendo l’aumento della tassa doganale per le macchine diesel, ed anche un altra tassa per le macchine che usano benzina con piombo. Contestualmente a ciò, questo ministero ha fatto un appello al Ministero delle finanze per definire un anno limite di produzione per le macchine a cui è concesso entrare nel paese. In seguito il ministro delle finanze Arben Malaj ha incontrato il 6 aprile i rappresentanti dei concessionari di automobili, i quali hanno proposto di far entrare nel paese solo macchine non più vecchie di 5 anni. I concessionari interpretano questo come un buon momento per fare pressione sul governo, al fine di eliminare il commercio individuale delle macchine usate che entrano nel paese senza passare attraverso il sistema fiscale che regola questa attività. Secondo i concessionari oltre l’80% del commercio di macchine in Albania rientra nell’attività illecita, a causa della quale lo stato albanese perde ogni anno circa 3 milioni di $.

Una delle maggiori conseguenze dell’inquinamento dell’aria nella capitale albanese è ovviamente la salute pubblica. La direttrice dell’Ospedale per le malattie polmonari di Tirana, Anila Aliko, afferma che il costo di questo disastro ecologico si farà sentire nei prossimi anni e le persone più esposte a questa situazione saranno quelle che soffrono di disturbi cardiaci e polmonari. Secondo la Aliko sarebbe meglio cominciare sin da ora con i controlli delle zone più inquinate del paese come Tirana ed Elbasan. Gli altri specialisti del settore della salute pubblica dicono che l’inquinamento ambientale ha fatto aumentare il tasso di mortalità di circa il 20%. In base alle ultime statistiche, le malattie del sistema respiratorio sono al terzo posto tra le cause dei decessi, con 48 casi su 100.000 abitanti.

Secondo l’ultimo rapporto dell’ISTAT albanese (2003), in Albania non esiste alcuna politica che potrebbe eliminare la cause dell’inquinamento. Non viene applicata alcuna politica fiscale per impedire alle vecchie automobili di entrare nel paese e non si applica alcuna tassa ecologica che potrebbe penalizzare i fattori che influiscono maggiormente sull’inquinamento, per esempio il settore edile e quello dei trasporti.

In un articolo del giornale "Shekulli" (6.04.2004) intitolato "Ecocidio, la sindrome della transizione", l’autore afferma che l’isolamento dell’Albania durante il regime comunista aveva almeno reso possibile il mantenimento di un ambiente piuttosto pulito perché il paese non aveva conosciuto i fenomeni delle società industriali. Ma, purtroppo la classe dirigente albanese del postcomunismo ha dimostrato una mancanza di responsabilità e di visione nelle sue strategie di sviluppo del paese, le quali hanno portato anche ad una situazione catastrofica per quanto riguarda l’ambiente nelle città. Une delle conseguenze di questa situazione è che i bambini albanesi stano crescendo in città senza spazi verdi e luoghi dove giocare, senza infrastrutture e con strade disastrate. Secondo l’autore, tutto questo scenario di città massacrate dall’abusivismo e dal caos crea le premesse della sindrome urbanicida.

Alcuni dati
Secondo i dati offerti dall’Istituto dei Studi sull’Ambiente (una istituzione non governativa) Tirana ed altre città albanesi restano molto inquinate sopratutto a causa dell’alto concentramento di polveri LGS e PM10 nell’aria. Durante l’anno 2003 sono stati effettuati dei monitoraggi sulla qualità dell’aria in 12 stazioni del paese. 5 a Tirana, 2 ad Elbasan (vecchio centro industriale), 1 a Scutari (Albania del Nord), Durazzo, Fier, Valona e Korça (Albania del sud-est). A Tirana ed a Elbasan la quantità della polvere LGS è di 3-10 volte superiore a quella consentita dalle norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. A Tirana 995µg/m3, Elbasan 416µg/m3, mentre la norma Albanese è di 140µg/m3, e quella dell’OMS di 90µg/m3.

La polvere inalabile PM10 e uno degli inquinanti più problematici dell’aria di Tirana. La concentrazione di questa sostanza nell’aria va ovunque 1,5-8 volte oltre alle norme stabilite dall’OMS (63-483µg/m3 contro il 50-60µg/m3 consentiti). Secondo dei dati recenti dell’OMS durante un workshop sulla qualità dell’aria tenutasi a Tirana il 15 aprile 2003, la concentrazione di PM10 nell’aria ad un livello di 80-200 µg/m3 aumenta del 10-20% il tasso di mortalità nella popolazione.

Nei grafici dell’Istituto degli Studi Ambientali Tirana appare tra le città più inquinate del mondo, schierandosi dopo Nuova Delhi e Pechino, e lasciando dietro di sé nella graduatoria grandi città come San Paolo, Città del Messico, Atene, Los Angeles, Madrid, Budapest, Bucarest.
La conclusione dell’Istituto degli Studi Ambientali dice che paragonata con le altre città dell’Europa e del mondo l’aria di Tirana può considerarsi come molto inquinata. Secondo il rapporto la legislazione ambientale che riguarda le emissioni dei gas deve essere radicalmente migliorata.

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