Testimoni di pietra. Una recensione
Salvare dall’usura del tempo e dalla marginalità politica un patrimonio culturale utile per ricordare il passato e comprendere il presente. E’ a questo che contribuisce la pubblicazione "Testimoni di pietra"
Raccontare la Bulgaria socialista attraverso le immagini è una sfida non indifferente. C’è chi ci è riuscito, raccogliendo in un libro centinaia di immagini che ripercorrono un’epoca oggi spesso misconosciuta e negata. Witnesses Of Stone – Monuments & Architectures of the Red Bulgaria, opera di Nikolai Vukov (professore presso l’ Accademia Bulgara delle Scienze) e Luca Ponchiroli (editore italiano ed autore di "Guida alla Bulgaria") è un valido esempio di come attraverso l’arte si possa raccontare e mantenere in vita un’epoca storica. Il volume, pubblicato in versione italiana ed inglese nel 2011, attende una sua prossima pubblicazione in lingua bulgara.
La raccolta di informazioni ed immagini ha condotto gli autori, assieme alla fotografa Linda Ferrari, a percorrere più di 450 località disseminate per la Bulgaria, collezionare oltre 17000 immagini digitali, e documentare l’esistenza di 1300 monumenti. Ben lungi dal presentare l’apologia o la negazione di un regime, lo scopo perseguito dagli autori è rivelato dallo stesso titolo del libro: monumenti ed architetture sono a tutti gli effetti testimoni di un’epoca storica da alcuni rimpianta e da altri rinnegata.
Le parole pronunciate dall’Ambasciatore d’Italia in Bulgaria Stefano Benazzo al momento della presentazione del libro, tenutasi lo scorso 22 novembre a Sofia, esprimono al meglio quanto trapela dalle immagini contenute nel volume, già di per se’ eloquenti: “Questi monumenti hanno un’anima. Essi esprimono decenni di desideri, delusioni, sofferenze, soddisfazioni e sogni. Sono stati eretti nel nome di un’idea”. E ancora: “Questi monumenti(…) non sono soltanto “Testimoni di pietra”. Sono testimoni di uomini e donne reali. Il libro è un tentativo di conservare per le generazioni future la memoria di un’epoca passata, prima che l’incuria, il vandalismo, la mancanza di mezzi, le intemperie o l’odio li sbriciolino".
Sfogliando le pagine del volume ci si rende conto di quanto l’esperienza monumentale della Bulgaria comunista si discosti dall’omogeneità solitamente attribuita alla propagandistica del regime che rappresenta.
Temi, argomenti e scelte estetico-formali sono andati infatti modificandosi nel tempo. Soggetti quali l’Armata Rossa, la lotta contro l’Impero ottomano, l’amicizia bulgaro-sovietica ed il movimento comunista sono l’emblema dei monumenti eretti negli anni immediatamente successivi al 1944, periodo dall’avvento del comunismo nel Paese.
Dagli anni ’50 agli anni ’60 si susseguono, invece, temi propagandistici tipici dell’era pre-socialista. Un sensibile mutamento estetico-formale caratterizza, infine, l’operato del decennio successivo: austerità e solennità tipiche delle pose e delle strutture della tradizione lasciano spazio a connotati meno definiti e audaci sperimentazioni strutturali.
A seguito della caduta del regime nel 1989, la maggior parte dei monumenti e delle strutture è stata abbandonata, reinterpretata o destinata ad un diverso utilizzo. Il mancato riconoscimento di numerose opere da parte dello Stato costituisce oggi una sfida alla conoscenza di un significativo patrimonio culturale e di chi ne ha dato vita. Gli autori del volume hanno saputo cogliere tale sfida, dimostrando che noncuranza ed usura del tempo non hanno corrotto il valore storico ed artistico del periodo più controverso della storia moderna bulgara.