Tensioni in Inguscezia (II)

Con la crisi inguscia e le difficoltà del Presidente Zjazikov avanza ora un progetto che sembrava accantonato da tempo. Una Grande Cecenia che riunirebbe ingusci e ceceni sotto la guida di Ramzan Kadyrov

21/09/2007, Davide Cremaschi -

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I Presidenti Ramzan Kadyrov e Murat Zyazikov

Un vuoto politico ai vertici della Repubblica d’Inguscezia. Il caso Zjazikov

Nel corso della crisi il Presidente Zjazikov si è da subito trovato sotto il tiro incrociato degli avversari politici. La situazione gli è completamente sfuggita di mano. Non solo si trova a dover dividere il fronte delle operazioni con le forze federali. Ma presto o tardi rischia di dover lasciar spazio persino a reparti provenienti dalla vicina Cecenia. Sfruttando il difficile momento, Grozny si fa avanti da giorni con pressanti offerte di aiuto militare.
Ma non sono solo i problemi militari a preoccupare Zjazikov. Secondo Aleksej Malashenko, della Fondazione Carnegie di Mosca, a complicare la situazione agiscono più elementi. Innanzitutto la complessa rete di relazioni interna ai vari clan che compongono la società inguscia, "un fattore che spinge il Presidente della Repubblica di Inguscezia Murat Zjazikov a cercare più l’appoggio di Mosca che quello dei capi clan". La popolarità del presidente tra la sua gente ha subìto di conseguenza una sensibile flessione. Al contrario, gli islamisti radicali riescono trovare consensi in Inguscezia proprio perché il potere non è particolarmente solido. "L’impressione", conclude Malashenko, "è che tra le numerose persone insoddisfatte dall’operato di Zjazikov, molti dei quali sono presenti anche tra i clan più influenti, e questi gruppi islamisti esista se non proprio un accordo, almeno una sorta di reciproca comprensione e che sia proprio questo, evidentemente, a dare forza a questi ultimi".
Da Mosca un cambio al vertice dell’Inguscezia viene richiesto a gran voce non solo da partiti dell’opposizione come l’SPS (Unione delle forze di destra) ed il Partito Comunista, ma persino da esponenti di maggioranza come Franz Klinzevič, deputato del partito presidenziale Russia Unita.
Se è vero che Dmitrij Kozak, rappresentante plenipotenziario di Putin nel Distretto federale del Sud (IuFO), esclude decisamente qualsiasi avvicendamento alla guida della Repubblica, è noto che non sono mancati di recente diversi motivi di attrito tra questi e Zjazikov. Al centro dell’acceso dibattito tra i due la proposta di introdurre un’amministrazione finanziaria esterna per le regioni in difficoltà. Categoricamente contrario all’ipotesi il Presidente inguscio, conscio del fatto che la sua rimane una delle Repubbliche più povere del paese. Secondo quanto riporta Radio Free Europe, Magas (la nuova capitale dell’Inguscezia) dipende per l’88 % dagli aiuti di Mosca, mentre la disoccupazione nella Repubblica sfiorerebbe il 70 per cento.
Differenze di vedute persistono anche sul tema dei rientro dei profughi generati dal conflitto osseto-inguscio del 1992 ed in particolare di quelli che hanno abbandonato il conteso distretto del Prigorodny, un insieme di villaggi misti ad est di Vladikavkaz. Integrato nella Repubblica dell’Ossezia del Nord dopo che Stalin nel 1944 ebbe fatto deportare gli ingusci che vi risiedevano, il Prigorodny si è sempre visto rifiutare da Mosca il reintegro nei confini della Repubblica d’origine.

I tentativi del plenipotenziario Kozak di favorire il rientro degli sfollati lasciando inalterati i confini inguscio-osseti hanno finora trovato un serio ostacolo nei vertici della Repubblica d’Inguscezia. Il rientro dei profughi assume per Magas un significato politico. Zjazikov non intende rinunciare a rimettere in discussione i confini con la repubblica confinante, l’Ossezia del Nord-Alania (Vremja Novostej, 24 luglio). Né potrebbe fare altrimenti. Vista la pressione dei clan ingusci, cedere proprio su questo punto gli sarebbe fatale.
Nel frattempo nemmeno il ritorno dei profughi si dimostra particolarmente semplice. Dmitrij Kozak ritiene che circa 24 mila persone abbiano fatto ritorno in questi territori. Più complicato fare una stima di quanti siano i rimanenti profughi da sistemare: gli ingusci parlano di 10 mila sfollati che devono ancora rientrare, gli osseti di poche centinaia.

Il dopo Zjazikov: verso la Grande Cecenia?

Date le circostanze, non sembra così improbabile un imminente cambio al vertice della Repubblica di Inguscezia. Lo stesso Zjazikov ha dovuto convocare una conferenza stampa per smentire le voci di una sua prossima uscita di scena. Tra le altre dichiarazioni, il Presidente ha dovuto rigettare anche ogni ipotesi di possibile fusione amministrativa tra Inguscezia e Cecenia. Un progetto di lunga data che sembrava accantonato da tempo, ma che sull’onda della crisi sembra ora assumere nuovo vigore. Una Grande Cecenia che riunirebbe tutti i vainakh ingusci e ceceni, NdR sotto la guida di Ramzan Kadyrov.
Alcune frizioni tra i due presidenti si sarebbero già notate con le prime scintille dell’ultima crisi, quando con le sue dichiarazioni Zjazikov aveva ventilato l’ipotesi che gli attentatori ingusci agissero con l’appoggio di "elementi esterni alla Repubblica". Il Presidente ceceno ha subito smentito che tali affermazioni si riferissero a boeviki attivi in Cecenia.
Solo pochi giorni fa Kadyrov (Vremja Novostej, 3 settembre) ha rilanciato. Per il Presidente ceceno, la situazione di inadeguatezza dell’amministrazione inguscia ad affrontare la situazione è "uno spiacevole dato di fatto di cui bisogna prendere atto", mentre la Cecenia è pronta "grazie all’esperienza accumulata sul fronte della guerra al t[]ismo internazionale, a fornire un consistente appoggio militare alle forze dell’ordine della sorella Inguscezia".(2 – fine)

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