Tensioni in Inguscezia (I)

L’Inguscezia precipita nel caos. Nel mirino della guerriglia obiettivi politici e militari dell’amministrazione inguscia, postazioni dei federali ma anche semplici civili. La prima di due parti

18/09/2007, Davide Cremaschi -

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Forse speciali russe in Ingscezia

Dopo l’intervento di Mosca si teme una rapida escalation di violenza

Gli attentati dei boeviki guerriglieri, NdR hanno avuto inizio a fine giugno. Una serie di azioni militari contro edifici e uomini dell’amministrazione del Presidente dell’Inguscezia, Murat Zjazikov. La guerriglia, relativamente isolata nel tessuto sociale inguscio, cerca ora di sfruttare a proprio vantaggio un diffuso malcontento nei confronti dell’operato del capo della Repubblica. E’ significativo il fatto che tra gli obiettivi degli attentati figurino anche membri della famiglia dello stesso Zjazikov.

Il Presidente si è dunque subito rivolto a Mosca, nella speranza di riportare la situazione sotto controllo. Una richiesta di aiuto cui il Ministero dell’Interno ha risposto solo un mese più tardi. In Inguscezia viene dispiegato un considerevole contingente di uomini e mezzi: circa 2500 membri delle forze di sicurezza per realizzare quello che è stato definito "un intervento di profilassi", volto a "neutralizzare le bande criminali".
Lungi dal dimostrarsi un intervento risolutivo, la massiccia presenza russa nella Repubblica vainakh ha al contrario moltiplicato i potenziali obiettivi della guerriglia. Gli attentati hanno di fatto subito un netto incremento nelle settimane immediatamente successive allo spiegamento di forze da parte del Governo federale. Una quarantina negli ultimi due mesi gli episodi armati portati a capo dai boeviki.
Diverse le interpretazioni su quanto stia realmente accadendo. Secondo alcune fonti (Vremja Novostej, 11 settembre) l’Inguscezia sarebbe solo una sorta di "poligono d’addestramento" dove formare gruppi di giovani alle azioni armate. Al termine di questo periodo di iniziazione, questi nuovi boeviki verrebbero inviati ad "esportare" la guerriglia in altre regioni del Caucaso. Ad avvalorare questa tesi, Vremja Novostej cita fonti dei servizi segreti che attesterebbero la presenza in Inguscezia, verso fine maggio, di tre arabi che si presentavano come "rappresentanti di Al Qaeda". Stando all’FSB i tre uomini avrebbero elargito forti somme di denaro per formare gruppi di giovani, con l’intento di creare formazioni armate clandestine. Si teme che tra i possibili territori scelti per un allargamento della guerriglia possa figurare la Kabardino-Balkarija. In questa repubblica, che ha appena ultimato i festeggiamenti ufficiali per i 450 anni dall’ingresso nella Russia, negli ultimi giorni si sono verificati quattro attentati.
Secondo altre interpretazioni, sarebbe invece proprio l’Inguscezia ad essere stata identificata dai boeviki come l’anello debole della catena rappresentata dalle Repubbliche del Caucaso del Nord. Gli attacchi sarebbero quindi destinati a concentrarsi principalmente nella piccola Repubblica vainakh. Aleggia, nelle ricostruzioni degli ultimi avvenimenti rese dalla stampa russa, lo spettro del giugno 2004. Un vero e proprio incubo per Mosca. Con la vecchia capitale Nazran’ che sfuggiva per alcune ore al controllo delle autorità russe, presa d’assalto d’un colpo da un centinaio di guerriglieri ben organizzati.

Fra gli obiettivi della guerriglia anche civili russi: lo spettro dello scontro etnico

Tra i numerosi fatti di sangue registrati nelle ultime settimane, ve ne sono alcuni che fanno temere che il conflitto possa assumere pieghe inaspettate. Notevole risalto è stato dato dalla stampa russa all’uccisione – avvenuta a metà luglio nel villaggio Oržonikidzevskaja – del marito di un’insegnante russa, Ljudmila Terekhina e dei suoi due figli. Solo due giorni dopo, un ordigno è esploso proprio durante il funerale delle vittime, ferendo una decina di partecipanti alla cerimonia. All’episodio hanno fatto seguito altri omicidi analoghi. A fine agosto viene colpita la famiglia dell’insegnante di lingua russa Vera Dragančuk, a Karabulak (morti il marito e i due figli). Una settimana più tardi un medico, una donna di 66 anni, viene uccisa in pieno giorno a Nazran’.
Diverse testate hanno sottolineato il fatto che tutti gli obiettivi in questi casi fossero civili e di etnia russa. Secondo fonti dei servizi segreti (Gazeta.ru, 6 settembre), l’intento dei giovani boeviki seguaci di Magomed Albakov, sarebbe quello di impedire il programma che favorisce il ritorno della popolazione slava nella Repubblica d’Inguscezia. Sarebbero 300 mila, riferisce Vremja Novostej, le persone di etnia russa fuggite nel corso degli anni Novanta da Inguscezia e Cecenia. Ma il programma varato dalle autorità russe non ha dato finora i risultati sperati.  (1 – continua)

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