Stop Elektrozink
Gli abitanti di Vladikavkaz, Ossezia del Nord, protestano contro l’Elektrozink, fabbrica nota per le emissioni tossiche. Lo stabilimento metallurgico è la principale industria della regione, e impiega oltre 2.000 persone. Il conflitto tra lavoro e salute
Il 23 gennaio 2010 ha avuto luogo l’ennesimo corteo di protesta dei cittadini di Vladikavkaz, che chiedevano la chiusura del tristemente noto stabilimento metallurgico Elektrozink. I manifestanti si sono riversati nelle vie della città e hanno sfilato lungo il centralissimo Viale della Pace, armati di striscioni e cartelli contro la fabbrica che già da molti anni avvelena la città e le zone circostanti con le sue pericolose emissioni di sostanze tossiche.
Gli organizzatori della manifestazione avevano ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, incluso il permesso rilasciato dalla questura. Il punto d’arrivo del corteo avrebbe dovuto essere Piazza della Libertà, dove ha sede il Palazzo del Governo della Repubblica dell’Ossezia del Nord-Alania. I manifestanti hanno percorso Viale della Pace gridando slogan di protesta come “Basta Elektrozink”, “Non vogliamo più morire”, e altri.
Ma nessuno dei partecipanti al corteo è riuscito ad entrare in Piazza della Libertà: la polizia si è schierata a formare un vero e proprio muro per bloccare la strada ai manifestanti, che non hanno così potuto protestare direttamente sotto le finestre del governo locale. A nulla è valso mostrare l’autorizzazione rilasciata dalla questura, e anche le sonore rimostranze dei manifestanti sono cadute nel vuoto.
Come ha commentato una delle organizzatrici del corteo, “la Libertà a Vladikavkaz è finita in piazza della Libertà”.
Elektrozink
La salvaguardia ambientale è ormai da tempo un tema molto sentito dalla popolazione, non soltanto a Vladikavkaz, ma a livello mondiale, e cresce la percezione che l’indifferenza e l’inerzia di fronte a questi problemi possa essere molto pericolosa per la salute e la vita stessa della popolazione.
Negli ultimi tempi a destare crescente preoccupazione tra gli abitanti di Vladikavkaz è lo stabilimento Elektrozink, dove si producono zinco, piombo, cadmio, acido solforico e altre sostanze derivate dalla lavorazione dei minerali polimetallici.
La prima pietra dello stabilimento è stata posata nel 1898 e la prima linea di lavorazione è stata inaugurata nel 1901. A quei tempi la fabbrica si trovava all’estrema periferia di Vladikavkaz, ma con l’estendersi della città l’Elektrozink ha finito per trovarsi in piena area residenziale. La terra, l’aria e l’acqua delle zone adiacenti alla fabbrica sono contaminate dalle emissioni e dagli scarti di lavorazione prodotti dalla fabbrica.
Inquinamento, malattie, proteste
Secondo il professor Ivan Alborov, titolare della cattedra di Scienze Ambientali presso l’Istituto Minerario e di Metallurgia di Vladikavkaz, l’Elektrozink rappresenta la principale fonte di inquinamento della città. Lo stesso Alborov ha raccontato al portale di informazione IWPR (Institute for War and Peace Reporting) che 8 anni fa è stata effettuata una ricerca medica, nell’ambito della quale sono stati prelevati campioni di capelli dei bambini che frequentavano un asilo situato nelle immediate vicinanze della fabbrica. Le analisi avrebbero rilevato la presenza di piombo in quantità 10 volte superiore alla concentrazione massima tollerabile. Questi dati sono sicuramente indicativi anche di quanto piombo viene assorbito dagli abitanti di Vladikavkaz in generale.
“Abito a due isolati di distanza dall’Elektrozink e mi sono abituata all’odore, non ci faccio neppure caso”, racconta Džulietta, studentessa di Vladikavkaz di 23 anni. “Ma quando qualcuno viene a trovarmi, subito si lamenta del cattivo odore”.
È opinione diffusa che chiunque lavori all’Elektrozink per più di un anno corra il rischio di contrarre malattie anche permanenti. Decine di migliaia di cittadini della Repubblica dell’Ossezia del Nord-Alania, anche quelli che non hanno nessun rapporto diretto con la fabbrica, spesso finiscono per ammalarsi di malattie gravi o addirittura incurabili: diabete, asma, bronchite, allergia, sterilità sia maschile che femminile, alta mortalità del feto, parti prematuri. Altre patologie, tra cui arteriosclerosi, aritmia, pressione alta e tumori sembrano essere particolarmente diffusi proprio a causa dell’Elektrozink.
Nonostante già nel 2003 fosse stata emessa un’ordinanza di chiusura della fabbrica, lo stabilimento ha continuato a lavorare senza interruzioni. La UGMK, una importante compagnia metallurgica russa, ha comprato lo stabilimento nel 2007 e ha reso noto di aver investito considerevoli somme per migliorare gli standard ecologici dell’Elektrozink. Ma anche dopo l’introduzione di queste migliorie tecniche si sono registrati gravi incidenti ecologici.
Il 25 ottobre 2009 si è levata dalla fabbrica l’ennesima densa nube tossica composta da polveri di colore rossiccio. “Senza alcun dubbio ci stanno avvelenando”, racconta Khasan Dzutsev, direttore del Centro di Ricerche Sociali dell’Ossezia del Nord e professore all’Università statale di Vladikavkaz. “Ma le autorità locali non permetteranno che l’Elektrozink chiuda, lasciando così per strada le oltre 2.000 persone che vi lavorano. I nostri amministratori sanno perfettamente che, in caso di chiusura, molti verrebbero a protestare e lanciare pietre contro la sede del governo”.
Gli abitanti dei villaggi ubicati sulla direttrice dei venti provenienti dall’Elektrozink si lamentano inoltre del fatto che le loro terre, un tempo fertili e ricche di sostanze benefiche, non danno più raccolto e la frutta e la verdura prodotte in queste zone hanno spesso un aspetto malato. La colpa è delle sostanze saline derivate dalla lavorazione dei metalli pesanti, apparentemente presenti in concentrazioni molto superiori a quanto consentito dalle normative ambientali.
Il 19 dicembre 2009 i cittadini esasperati hanno organizzato un atto di protesta con cui hanno chiesto alle autorità ossete di chiudere la fabbrica. In segno di solidarietà ai manifestanti è stato organizzato un corteo analogo a Mosca. Restano a testimonianza della protesta le numerose scritte “Basta Elektrozink” che compaiono sui muri della città.
Nonostante le numerose lamentele, le denunce in tribunale, i cortei e gli altri atti di protesta, trovare una soluzione in una situazione così complessa non è affatto facile. La chiusura dell’enorme stabilimento causerebbe infatti una serie di problemi, non ultimo quello della disoccupazione, che già si attesta a livelli piuttosto alti. Non bisogna infatti dimenticare che la Elektrozink garantisce il posto di lavoro a oltre 2.000 persone. L’Elektrozink riveste inoltre un ruolo di particolare importanza nell’economia russa: secondo gli organizzatori della manifestazione, lo stabilimento di Vladikavkaz produrrebbe infatti il 40% dello zinco prodotto in Russia e il 70% del piombo.