Stato di corruzione

La corruzione all’interno degli apparati pubblici è uno degli ostacoli maggiori all’integrazione europea dei Balcani occidentali. Mentre alcuni Paesi stanno facendo passi avanti, la Bosnia Erzegovina sta andando indietro

08/09/2010, Eldina Pleho - Sarajevo

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(Foto DavidDMuir, Flickr)

Nell’ultimo rapporto sullo stato di avanzamento della Bosnia Erzegovina verso l’Europa, il messaggio inviato dall’Unione Europea alle autorità bosniache non è stato incoraggiante. Ogni anno, infatti, l’UE pubblica un rapporto che valuta i progressi fatti e che segnala alle autorità bosniache e ai cittadini le lacune e le inadempienze nell’attuazione degli obblighi che derivano dal processo di integrazione.

Uno degli ambiti valutati più negativamente è senz’altro quello della lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Nella relazione si afferma che, ancora una volta, la Bosnia ha realizzato solo un modesto progresso nella lotta a questo fenomeno.

Secondo quanto si legge nel rapporto, “è necessario un maggiore impegno in questo campo. La lotta alla corruzione nell’ambito della ‘Strategia per combattere il crimine organizzato e la corruzione’ relativa al periodo 2006-2009 ha riportato risultati modesti. L’insufficiente evoluzione di un adeguato quadro normativo e i problemi di coordinamento tra le diverse entità sono da considerarsi un problema“.

Del resto, i cittadini percepiscono la corruzione come uno dei maggiori problemi che la società bosniaca deve ancora affrontare. A differenza di altri stati dell’area, infatti, in Bosnia Erzegovina l’indice relativo alla corruzione percepita dai cittadini non cala man mano che il Paese si avvicina all’UE, ma anzi subisce un aumento costante.

La vicina Serbia, ad esempio, nel 2000 si è posizionata all’89° posto – il penultimo – nella classifica di Transparency International sul livello di corruzione di un Paese. Peggio c’era solo la Nigeria, che si è aggiudicata la 90° posizione.

Nell’anno seguente però, la Serbia ha registrato un progresso notevole. Il governo serbo ha creato una serie di istituzioni con il compito primario di combattere la corruzione e il 2002 è stato proclamato ufficialmente anno della lotta alla corruzione. Nel 2009, la Serbia è salita all’83° posto nella classifica di Transparency.

A differenza della Serbia, la Bosnia Erzegovina continua invece a perdere posizioni e dal 70° posto del 2003 è scesa oggi al 99°, dopo la Serbia e vicina allo Zambia e al Madagascar.

Secondo John Holland, giornalista e redattore per un progetto regionale di giornalismo finanziato dall’UE, che riporta i casi di corruzione e crimine organizzato nell’Europa orientale (OCCRP), questi risultati corrispondono alla situazione reale.

Intervistato da Osservatorio Balcani e Caucaso, Holland afferma che sia in Serbia sia in Bosnia Erzegovina c’è ancora molto lavoro da fare, e che nessuno di questi stati può vantare significativi passi avanti in questo campo. Però è chiaro, secondo Holland, che la Serbia, avendo creato diverse istituzioni ad hoc, si sta impegnando molto di più.

“La Serbia ha fatto uno sforzo maggiore in questo senso, ed ha istituito il ‘Comitato per la lotta alla corruzione’, a cui i cittadini possono rivolgersi anonimamente per segnalare episodi di cui siano stati vittima. Il Comitato ha il mandato di indagare su ogni caso e di riferire alle autorità competenti e al pubblico. Una tale istituzione, fatta eccezione per alcune organizzazioni non governative e per la polizia, non esiste in Bosnia Erzegovina.“

In Serbia è inoltre stato attivato di recente un portale web, curato da giornalisti e avvocati, a cui i cittadini possono segnalare, tramite e-mail e anonimamente, casi di corruzione. Nel primo mese di attivazione, questo portale ha già ricevute oltre 300 denunce e segnalazioni.

Holland ritiene inoltre che, se la Bosnia e la Serbia vogliono davvero sconfiggere questo fenomeno, devono iniziare a processare le persone sospettate per questi crimini che al momento occupano posizioni di potere.

“Nei tribunali di tutta la regione non vediamo ancora abbastanza processi che coinvolgano alti funzionari statali, oppure, quando si svolgono processi di questo tipo, il loro esito spesso non contribuisce a contrastare la corruzione e il crimine organizzato. In questo modo ai cittadini arriva il messaggio che la legge non è uguale per tutti.“

Nelle dichiarazioni pubbliche le autorità competenti negano con forza affermazioni di questo tipo, sottolineando che la legge è uguale per tutti, e che non si può condurre un processo ed emettere la sentenza in assenza di prove e solo sulla base delle posizioni dell’opinione pubblica. Resta però il fatto che in Bosnia Erzegovina, quando si tratta di processare alti funzionari statali, le sentenze di condanna sono molto rare.

Diversi leader dei maggiori partiti politici bosniaci, sia al governo che all’opposizione, sono stati processati durante il loro mandato. Dragan Čović, leader dell’HDZ (Unione Democratica Croata), per ben due volte. Milorad Dodik, leader dell’SNSD (Unione dei Socialdemocratici Indipendenti), lo stesso. Così anche Mladen Ivanić, ex ministro degli Esteri e leader del PDP (Partito del Progresso Democratico), Nedžad Branković, ex Primo ministro della Federazione di Bosnia Erzegovina, e altri. Le sentenze però sono state per la maggior parte di assoluzione perchè la procura non ha potuto dimostrare i reati di cui gli imputati erano accusati.

Secondo la sezione bosniaca di Transparency International, la Bosnia Erzegovina sta addirittura facendo dei passi indietro nella lotta alla corruzione rispetto agli altri Paesi dei Balcani.

Ivana Korajlić, portavoce dell’organizzazione, ha dichiarato a Osservatorio Balcani e Caucaso che Transparency, nelle sue indagini, è giunta a risultati sconvolgenti per quanto riguarda i processi per corruzione in Bosnia Erzegovina.

“Il numero di processi condotti dai tribunali e avviati dalle procure è molto basso; inoltre si tratta principalmente di procedimenti relativi alla cosiddetta piccola corruzione amministrativa, mentre i grossi casi sono assenti. Di fatto le procure e i tribunali sono sottoposti a pressioni politiche, perchè sono organi finanziati dallo stato, e quindi la politica e i singoli politici hanno un’influenza diretta sul loro lavoro.“

Secondo la Korajlić, nell’area dei Balcani si registrano comunque dei miglioramenti; in Serbia e in Croazia si processano anche politici di alto livello, e questo trend si nota particolarmente nell’ultimo periodo. Tutto questo, però, non accade in Bosnia Erzegovina.

Tutto ciò influisce pesantemente sulla percezione della corruzione: “I cittadini vedono che i politici vengono indagati, e a volte finiscono sotto processo, ma anche che nessuno di loro finisce mai in carcere“, conclude amaramente la Korajlić.

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