Srebrenica, la memoria e il dolore
Una donna, Hanija M., sopravvissuta alla strage di Srebrenica, ci accompagna al Centro di Identificazione delle Persone Scomparse di Tuzla e a Potocari, presso il Memoriale e i luoghi dove dieci anni fa sono avvenuti i massacri. Le sue parole e i suoi ricordi, tra rabbia e emozione
Al Centro di Identificazione delle Persone Scomparse (ICMP)
Tutto il mondo è contro di noi. Questa è la prova evidente, questi sacchi, con i resti degli scomparsi. Mostrano quello che ci hanno fatto dal 1995, da quando abbiamo abbandonato Srebrenica. Nessuno ci crede, a partire da quegli infami politici che mentono, hanno commesso un genocidio e lo hanno nascosto. Io sono una madre, una moglie e una sorella. Mi sono rimasti solo una sorella da parte di mia madre e due figli. Non mi arrenderò mai, mostrerò a tutti, ai miei nipoti, che diranno ai loro figli e ai loro nipoti, cosa fa la gente in Bosnia in ogni guerra. Quale nazione può sgozzare e uccidere in questo modo?
Al Memoriale di Potocari
Qui c’era il grano quando siamo stati ammazzati… Questo campo era pieno di gente, centinaia di persone, uccise qui, a Potocari. Qui in questo luogo sono stati presi. Erano tutti senza testa, nel mezzo del grano, non se ne sono andati finché non li hanno sgozzati tutti…
Là c’era la fabbrica dove stazionavano gli internazionali. Siamo andati da loro. Non avevamo altra strada… Molte donne, bambini, molti maschi che non si erano sporcati le mani di sangue nella guerra, che non erano militari… comuni civili, si sono consegnati lì, però gli uomini sono stati separati e sono stati uccisi qui, in questo prato. Vicino alla fabbrica, vicino al fiume, li hanno uccisi ovunque. Hanno lasciato le donne e i bambini, ecco vedete cosa è successo…
Io ho lottato coi soldati Olandesi, ndr, ho pregato i soldati semplici, io non li incolpo come soldati, colpevoli sono i loro comandanti, colpevoli sono quelli cui hanno richiesto il bombardamento, di colpire le forze serbe. Uno mi ha detto cinque volte attraverso la radio che nessuno sarebbe venuto a bombardare le forze serbe e che erano insieme a noi, nella stessa situazione.
Io vengo regolarmente qui in visita. Ero qui quando le orde di Mladic uccidevano. Mi costa venire qui, ma lo farò finché potrò camminare. E dimostrerò la verità e la giustizia finché le gambe mi permetteranno di camminare.
Una piccola parte di persone è sepolta qui, ecco vedete… Ce ne sono ancora molti da seppellire, ce ne sono ancora molti da trovare e molti da identificare… Per fare questo servono ancora molti altri soldi e molto tempo. Noi siamo alla fine delle forze, madri che cercano i propri figli per poterli seppellire. A me mancano due fratelli, un figlio, mio marito. Nessuno me li ha ancora trovati, né mi hanno ancora chiamato per dirmi che li hanno trovati. Non sono sepolti qui, con tutti gli altri. Il mio unico desiderio, dopo tutto ciò che è successo, è di trovare i miei scomparsi per poterli almeno seppellire, per sapere dove posso andare a trovarli, su che tomba. Questo, come vedete, è ciò che hanno fatto Mladic, Karadzic, Milosevic, e molti altri che ancora oggi passeggiano per la Bosnia, che non sono ancora stati arrestati. Potete vedere qual è la situazione in Bosnia. L’anima mi si placherà quando li vedrò almeno in galera, ma ecco, a qualcuno serve che siano in libertà. Devono andare all’Aia quelli che hanno difeso la Bosnia? Anche durante la guerra, tutti dicevano che se non ci fosse stato Alija (Izetbegovic, ndr) non ci sarebbe stata nemmeno la Bosnia. Perché allora oggi non si riconoscono i generali di Alija, che hanno difeso con lui la Bosnia? Perché ci sono loro all’Aia e non ci sono Karadzic e Mladic, quelli che hanno commesso queste cose, che vedete qui? Questo spazio è stato difficile da ottenere. E’ passato molto tempo per cercarlo, ma la terrà è nostra. Lo abbiamo avuto per seppellirli, non ce lo hanno dato per viverci. C’è ancora lavoro da fare, ma io credo, se Dio vuole, che con le brave persone riusciremo a terminare il nostro progetto.
Nella fabbrica di accumulatori doveva stazionava il contingente olandese dell’Unprofor (Nazioni Unite)
Qui in questa fabbrica, come potete vedere, nel 1995 dopo la caduta di Srebrenica erano arrivate le donne e bambini, li avevano sistemati qui gli Olandesi, per fare in modo che venissero trasferiti da qualche parte. Qui in questa fabbrica c’è stato il più grosso massacro, degli uomini che si erano consegnati all’Unprofor. Qui c’è stato un grande massacro, tutti gli altri sono saltati dalle finestre, e di nuovo sono stati uccisi, sono stati impiccati, in questa fabbrica, si sono trovati da soli col coltello alla gola, qui è successo di tutto. Questa è una fabbrica che appartiene al Memoriale che verrà costruito e dove verrà allestito anche un Museo.
Oggi la Bosnia Erzegovina è in tempo di pace… Verrà anche il tempo della riconciliazione?
Riconciliazione con chi? Come facciamo a riconciliarci con quelli che ci hanno ucciso i figli? Come faccio a riconciliarmi con quelli che mi hanno ucciso i fratelli? Che mi hanno ucciso la madre, che mi hanno lasciata sola? Non possiamo riconciliarci con loro, ma con il resto del popolo serbo che non ha partecipato ai crimini, che è innocente, possiamo e di fatto viviamo insieme con loro. Ecco, come potete vedere anche i nostri ritornano qui in Republika Srpska, benché ci abbiamo fatto tre genocidi: il primo genocidio è stato commesso quando ci hanno portato via dal nostro posto, dalle nostre case, perché mi hanno distrutto tutto ciò per cui ho lavorato tutta la vita, il secondo è genocidio è perché hanno ucciso così tante persone del popolo bosgnacco, e il terzo genocidio è stato commesso da chi ha dato la nostra terra alla Republika Srpska, quello è il più grande genocidio. E noi non abbiamo il diritto di tornare a casa nostra, perché nella vita non abbiamo il diritto di vivere, se ci comandano quelli che ci hanno ucciso.
Cosa pensate del lavoro fatto dalla comunità internazionale in questi anni?
Il tribunale dell’Aia, l’Alto rappresentante e gli stranieri che si trovano in Bosnia, che governano la situazione, hanno aiutato, una parte di loro può essere ringraziata, hanno fatto in modo che iniziasse il rientro, che si ricostruissero le case bruciate, ma non posso ringraziare l’altra parte di loro, quella che non cattura i criminali di guerra.
Cambierà qualcosa quando Karadzic e Mladic saranno in prigione?
Cambierà molto. Molta gente tornerà a casa propria. Perché ovunque è presente la paura di quelli che sappiamo essere nei boschi, in libertà. Ognuno teme per la propria vita a causa di questa gente.
Per me tutto questo è molto pesante, ma prego tutti, tutta la gente che è in grado di aiutarci a dimostrare la verità, perchè non succeda mai più al mondo una cosa come Srebrenica. Questo è il mio intento, il mio desiderio, e che lo sia per tutte le persone giuste e sincere. Che ci aiutino a contribuire alla pace, alla vita in comune. Noi possiamo dimenticare questo, e lo dobbiamo dimenticare, perché si deve vivere, i vivi devono vivere…