Srebrenica: il no della Russia

La Russia si oppone alla risoluzione su Srebrenica presentata alle Nazioni Unite, mentre il Parlamento Europeo adotta una mozione di condanna del genocidio. Le reazioni

09/07/2015, Andrea Oskari Rossini - Sarajevo

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United Nations Headquarters (Foto United Nations Photo, Flickr )

La risoluzione su Srebrenica, proposta ieri in sede di Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dalla Gran Bretagna, non è stata adottata per il veto opposto dalla Russia.

Oltre alla Gran Bretagna, hanno votato a favore della risoluzione Francia, Stati Uniti e sette membri non permanenti del Consiglio (Cile, Ciad, Giordania, Lituania, Malesia, Nuova Zelanda e Spagna). Cina, Nigeria, Venezuela e Angola si sono astenuti.

Il rappresentante britannico, ambasciatore Wilson, ha dichiarato che la principale divergenza sul testo della risoluzione era quella relativa alla definizione dei crimini commessi a Srebrenica come “genocidio” ma che quel termine, adottato da diverse istanze internazionali, non poteva essere ritrattato.

L’ambasciatore russo, Vitaly Churkin, ha invece definito la risoluzione come un tentativo “conflittuale e politicamente motivato” di attribuire ad una sola parte le responsabilità per le atrocità commesse durante i conflitti degli anni ’90.

L’ambasciatore francese, Francois Delattre, dopo il voto, ha esortato i membri permanenti del Consiglio a rinunciare al diritto di veto nel caso di dibattiti su genocidi e crimini di guerra. Secondo l’ambasciatore Delattre, nessun paese dovrebbe avere il diritto di bloccare la condanna di crimini da parte delle Nazioni Unite.

Il ministro degli Esteri della Gran Bretagna, Peter Hammond, si è detto “deluso” per la mancata adozione del testo, sostenendo che l’obiettivo della Risoluzione era quello di onorare le vittime del genocidio di Srebrenica e le vittime di ogni parte cadute durante il conflitto, chiedere giustizia, esortare alla riconciliazione e fare in modo che l’Onu traesse una lezione da quei tragici eventi.

Sarajevo

La notizia del respingimento della risoluzione è stata accolta con disagio da una parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni bosniache. Il voto negativo del Consiglio di Sicurezza avviene infatti a pochi giorni dalla commemorazione del ventennale di Srebrenica, in un clima delicato e di grande commozione per l’anniversario.

Questa mattina, da Sarajevo, è partito il convoglio con i resti di 136 vittime del genocidio, identificate nel corso dell’anno scorso, che saranno sepolte sabato nel Memoriale di Potočari.

Munira Subašić, rappresentante dell’associazione “Madri delle enclave di Srebrenica e Žepa”, ha parlato del voto di New York come di una “vergogna”.

Il sindaco di Srebrenica, Ćamil Duraković, ha parlato di una “sconfitta della giustizia internazionale”, e in particolare del Tribunale dell’Aja, ad opera degli stessi paesi che l’avevano creato. “Sono certo che i russi non hanno pensato neppure un secondo alle vittime né al genocidio, si sono semplicemente accordati con la Serbia. La Russia è tuttavia rimasta sola in questa decisione, il che mostra l’isolamento di alcuni paesi che non riconoscono le decisioni dei tribunali”, ha sostenuto Duraković.

John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per Europa e Asia Centrale ha dichiarato invece che “il massacro di oltre 8.000 uomini e ragazzi a Srebrenica nel luglio ’95 ha mostrato la tragica mancanza di responsabilità delle Nazioni Unite nella guerra bosniaca. Venti anni dopo, l’incapacità del Consiglio di Sicurezza di riconoscere quelle uccisioni come un genocidio rappresenta un’offesa nei confronti della memoria delle vittime.”

Belgrado

Il Primo ministro serbo, Aleksandar Vučić, aveva già anticipato, in una conferenza stampa straordinaria svoltasi martedì a Belgrado, che la risoluzione “non sarebbe stata adottata”, dicendo che aveva ricevuto garanzie in tal senso. Dopo il voto, Vučić ha dichiarato di non considerarlo come una “vittoria” dato che non ci sono vincitori quando si tratta di Srebrenica, ma solo vittime che richiedono il nostro rispetto.

Il Primo ministro serbo ha poi confermato di aver preso la decisione di rappresentare la Serbia a Srebrenica l’11 luglio, perché “pensiamo che noi serbi, nazione che ha molto sofferto, abbiamo l’obbligo di rispettare le vittime degli altri popoli. Solo in questo modo rispetteranno le nostre.”

Il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, dichiarando di non voler mostrare né di sentire “alcun trionfalismo”, ha ringraziato la Russia per aver dato prova di comprendere la situazione nella regione e per non aver permesso l’adozione di una risoluzione che avrebbe aumentato le divisioni in Bosnia Erzegovina.

L’europarlamentare della Croazia Tonino Picula, membro della delegazione per i rapporti con Bosnia Erzegovina e Kosovo, ha dichiarato che “le vittime di Srebrenica venti anni fa sono state uccise dalle armi, [e che] oggi si cerca di ucciderle nuovamente con il cinismo e il silenzio della politica”. Oggi pomeriggio il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che condanna il genocidio avvenuto a Srebrenica nel 1995, definendolo il “maggior crimine di guerra avvenuto in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale.”

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