Pubblicato il: 31/07/2025

Srebrenica, il genocidio dimenticato

Per i trent’anni dal genocidio di Srebrenica, Chora Media ha realizzato un podcast in quattro episodi che ricostruisce la tragedia della guerra in Bosnia Erzegovina. Da oggi è disponibile un episodio extra, dal titolo "La donna della foto". Gli episodi sono disponibili gratuitamente su diverse piattaforme

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Cover del podcast Srebrenica - Chora News

Fonte: Chora News

L’11 luglio 1995, esattamente trent’anni fa, a Srebrenica, in Bosnia Erzegovina, venivano sterminati più di ottomila bosniaci musulmani con l’intento di una pulizia etnica che è stata poi ufficialmente riconosciuta come genocidio, l’ultimo avvenuto in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale. 

Quella di Srebrenica è una vicenda dimenticata, che occupa solo un paragrafo nei libri scolastici di storia. Eppure i fatti di quella estate di trenta anni fa ci dicono molto anche delle guerre in corso oggi nel mondo.

Nel podcast “Srebrenica – Il genocidio dimenticato” l’attrice Roberta Biagiarelli – che da oltre 20 anni porta in scena uno spettacolo teatrale dedicato a quel massacro – e il giornalista Paolo Rumiz, che ha coperto quel conflitto da inviato, ricostruiscono la storia della guerra in Bosnia Erzegovina e del suo tragico epilogo.

Alla scrittura del podcast ha collaborato anche Simone Malavolti, storico dei paesi jugoslavi e dei Balcani occidentali. La cura editoriale è di Francesca Milano.

“Srebrenica – Il genocidio dimenticato” è una serie podcast di Chora News, prodotta da Chora Media e sponsorizzata da COOP Lombardia di 4 episodi usciti a partire da venerdì 4 luglio, con l’aggiunta oggi della puntata extra "La donna della foto". I cinque episodi possono essere ascoltati gratuitamente su diverse piattaforme .

Roberta Biagiarelli, attrice e autrice teatrale, maker culturale, formatrice e attivista. È appassionata di Balcani con uno sguardo speciale rivolto al genocidio di Srebrenica. Indaga, ricerca, produce ed interpreta spettacoli teatrali su temi storici, sociali, di promozione alla cittadinanza europea e di genere: Srebrenica, Chernobyl, Falluja, Sarajevo. Per lo spiccato radicamento al presente il suo lavoro interseca collaborazioni con Università, Enti e Associazioni culturali in ambiti riguardanti progetti speciali di rigenerazione urbana attraverso l’arte e il coinvolgimento delle comunità.

Le sue opere di teatro storico spesso diventano progetti più estesi e si moltiplicano dal punto di vista espressivo diventando documentari, libri e azioni di solidarietà. Si dedica alla divulgazione della conoscenza della guerra balcanica attraverso viaggi  nella Memoria europea del Novecento e svolge corsi di formazione di educazione alla cittadinanza e alla multiculturalità.

Paolo Rumiz, triestino, è un esploratore di terre e identità marginali. Figlio di una delle frontiere più mobili d’Europa, deve ad essa – e al sogno di superarla – il registro della sua scrittura. Legge mappe e libri con la stessa avidità, e considera le scarpe importanti quanto il bloc notes ai fini della narrazione. Ha seguito il crollo della Cortina di ferro, il conflitto jugoslavo, la nascita dei populismi, l’inizio della guerra in Afghanistan e l’eclissi dell’Europa al tempo delle migrazioni. Su “La Repubblica” ha rilanciato con successo il “Feuilleton” a puntate, sotto forma di storie di viaggio.

Si è impegnato per il federalismo europeo e ha scritto più di trenta libri, molti dei quali tradotti all’estero. Tra i libri più noti: La leggenda dei monti naviganti (2007) L’Italia in seconda classe (2009), Trans Europa Express (2012), Come cavalli che dormono in piedi (2014), Il filo infinito (2019), Il veliero sul tetto (2020), Canto per Europa (2021), Una voce dal profondo (2023) e “Verranno di notte” (2024), tutti editi da Feltrinelli

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