Sophie Tabakov: la memoria, il presente
A Oriente – Occidente, festival internazionale di danza, arriva la coreografa francese di origini bulgare, Sophie Tabakov con uno spettacolo centrato sulla memoria. Lo fa attraverso la rielaborazione dell’antico rituale balcanico del Nestinar, il camminare sui carboni ardenti. Abbiamo intervistato l’artista
A cura di: Davide Sighele e Letizia Gambini
Sophie Tabakov, coreografa visionaria francese di origini bulgare, partecipa al festival di danza Oriente Occidente – che si tiene nel mese di settembre a Rovereto – con uno spettacolo che parla della ricerca della propria memoria, a partire da quello che si è oggi, andando a ritroso. Questa ricerca e rielaborazione di un passato doloroso, relegato negli angoli più lontani della mente diviene per Sophie la riscoperta di un paese magico, dove le tradizioni balcaniche si fondono con i canti zigani ungheresi e con la sacralità orientale.
Due gli appuntamenti che vedranno come protagonista la danzatrice e coreografa nell’ambito della rassegna Oriente Occidente.
Si parte con Temps de Feu, uno spettacolo intenso, che indaga sulla profondità dell’essere e ripercorre a ritroso le tappe della scoperta di sé.
Attraverso la rielaborazione dell’antico rituale del Nestinar (un termine bulgaro che vuol dire letteralmente "l’uomo che attraversa il fuoco") e la sua fusione con la danza contemporanea, la Tabakov riesce a rendere con forza il combattuto percorso del ricordo di un passato difficile legato all’emigrazione forzata, all’esilio. Dopo il dolore del ricordo si ritrova sé stessi e la gioia della convivenza tra i popoli. E’ proprio questa speranza il principale messaggio dello spettacolo.
A conclusione verrà proposta una danza per la pace aperta a tutti. Una danza caratterizzata dal forte folklore balcanico, dove il pubblico sarà invitato a prendersi per mano, imparare alcuni semplici passi e danzare lasciandosi andare ai ritmi della musica. Alle 23 saranno i rintocchi della Campana dei Caduti di Rovereto a dare inizio a questo Horo (letteralmente "danza da eseguire tutti insieme") per la pace.
OB ha intervistato la ballerina e coreografa.
Uno spettacolo che va a ritroso, dal presente alla propria memoria. Una direzione percorsa come ballerina ma anche come essere umano …
Ho voluto fare uno spettacolo che parlava della ricerca che ciascuno può fare a partire da come è, per poi tornare indietro, nel proprio passato. Come danzatrice ho scelto di indagare dei passi di danza che mi riportassero a passi della tradizione bulgara, e più antichi ancora. Come essere umano ho cercato di ritornare a parte delle mie origini, quelle che mi legano alla Bulgaria, tornando indietro fino a che riuscivo.
La struttura dello spettacolo è rappresentato da una rielaborazione in chiave contemporanea di un rituale antico, quello del Nestinar, del camminare sui carboni ardenti …
Ho cercato di lavorare su quei passi, ho provato ad arrivare sino a là. Ma non solo. Nello spettacolo sono coinvolti anche altri ballerini, dei non-professionisti. Circonderanno la nostra danza come fossero un coro delle tragedie greche. Con loro ho lavorato molti mesi partendo da una mia richiesta: volevo si ricordassero di un movimento, di un gesto che faceva loro padre, loro nonna, qualcuno che li avesse preceduti nella famiglia. Uno sforzo di memoria individuale ed intimo. Su quel gesto, una volta individuato, abbiamo lavorato più mesi per trasformarlo in un movimento di danza. Ne è risultato un tessuto di movimenti antichi, di ricordi personali, e noi nel mezzo. Lo spettacolo parla di questo, del processo del ricordo, della memoria e di dove si può arrivare.
Si tratta di una memoria collettiva ma anche e soprattutto individuale. Lei è nata in Francia ma suo padre è bulgaro. Rispetto alle vostre origini avete memorie differenti?
Per me la Bulgaria è sempre stato un Paese magico, che conoscevo poco. Ricevevo alcuni piccoli doni dalla Bulgaria, che conservavo. Ho sempre avuto l’impressione che fosse il Paese della bellezza. Per mio padre è molto diverso. Ha dovuto abbandonare la Bulgaria e questo è un ricordo a lui molto difficile. Ha fin dall’inizio voluto diventare francese il più rapidamente possibile. Quando ho iniziato ad occuparmi di Bulgaria ho incontrato le sue resistenze anche se poi, pian piano mi dava informazioni. Ed intanto io ero anche partita per un viaggio in Bulgaria.
Una memoria che può essere anche ingombrante?
Certamente sì, ed infatti mi sono sforzata di cercare di sbarazzarmi della memoria di mio padre, della memoria che avevo attraverso di lui e di trovare nel mio presente le relazioni con il passato. Ritengo che un lavoro sulla memoria riconduca anche al presente.
Una volta che ha iniziato a conoscere più a fondo la Bulgaria quest’ultima è rimasto il Paese magico di quando era bambina?
In alcuni luoghi direi di si, anche se altri cambiano rapidamente, avvicinandosi a standard europei. In ogni caso mi piace molto l’atmosfera che vi trovo.
In questi anni ha avuto rapporti con la comunità bulgara che risiede in Francia?
Solo recentemente ho iniziato a frequentare alcune persone originarie dalla Bulgaria. Non è facile. Mi è spesso accaduto di incontrare persone che sembravano aver deciso di recidere le proprie radici. Quello della Bulgaria rimane per loro un ricordo traumatico anche perché molti sono stati costretti a fuggire.
Ha ancora parenti in Bulgaria?
Una zia, gli altri sono tutti morti. Mio padre e mio nonno sono scappati nel 1958. Erano di origine nobile, furono costretti. Mio nonno andò negli Stati Uniti, mio padre si fermò a Parigi. Nell’89, caduto il regime, sono entrambi rientrati. Mio nonno poi è morto lì, ed era questo che desiderava molto nei suoi ultimi anni. Mio padre invece non è riuscito a restare ed è ritornato in Francia.
Perché è ritornato in Francia?
Ha trovato molte resistenze e non è riuscito ad ambientarsi. In molti rientrando si sono sentiti in colpa del fatto che loro erano partiti mentre gli altri erano rimasti a soffrire. Ma chi se ne è andato è stato costretto a farlo ed inoltre le famiglie che avevano parenti all’estero hanno subito dure repressioni. Le loro sono spesso storie di vite interrotte e rovinate.
Temps de Feu
Lunedì 5 settembre
Rovereto Campana dei Caduti ore 21.30
prima nazionale
Cie Anou Skan
Direzione artistica, coreografia e scenografia Sophie Tabakov
Assistente Laurent Soubise
Assistente per la danza tradizionale dei Balcani Maïa Mihneva
Musica Martha Sébéstyen, Anita Christi, Kocani Orchestar, Béla Bartok, Borys Cholewka
Suono Régis Sagot
Luci Delphine Grandmontagne
Effetti pirotecnici Alex Tabakov
Danzatori Aïcha M’Barek, Lionel Rougerie, Laurent Soubise, Sophie Tabakov
La Foule danzatori non professionisti preparati con un laboratorio intensivo condotto da Sophie Tabakov
Spettacolo coprodotto da Cie Anou Skan, DRAC Rhône Alpes, Biennale de la Danse de Lyon e realizzato con il sostegno della città di Lyon
durata 60 minuti
HORO – Una danza per la pace
Lunedì 5 settembre
Rovereto Campana dei Caduti ore 23.00
prima nazionale
Coreografia Sophie Tabakov
Danzatori Aïcha M’Barek, Lionel Rougerie, Sophie Tabakov, Laurent Soubise
Musica Kocàni Orchestar Dervish’ Horo e musiche tradizionali bulgare per danza collettiva
durata 30 minuti