Sofia, l’ultima ambulanza

Un documentario premiato a Cannes racconta alcune ore passate su un’ambulanza a Sofia. Una delle sole 13 che debbono far fronte alle esigenze della capitale della Bulgaria. Non riuscendoci

06/07/2012, Paolo Modesti -

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Un'immagine tratta dal documentario "Sofia's Last Ambulance"

(Quest’articolo è stato originariamente pubblicato su www.bulgaria-italia.com)

Il documentario "Sofia’s Last Ambulance" ha vinto il premio "France 4 Visionary Award" della settimana internazionale della critica del festival di Cannes. L’importante riconoscimento va all’opera del giovane regista bulgaro Ilian Metev (1981), che ha diretto una coproduzione bulgaro-tedesco-croata.

"Il film racconta di un’equipe a bordo di una ambulanza del pronto soccorso in servizio nella capitale bulgara, Sofia. Il problema maggiore è che per l’intera città ci sono pochi mezzi, appena 13. Per questo il loro lavoro è complicato, ci sono molti ritardi negli interventi e non c’è abbastanza personale". Così il regista descrive il soggetto del film in una video-intervista pubblicata sul sito di "Le Monde".

"C’è voluto del tempo per ottenere l’autorizzazione del ministero della Sanità, e anche per creare un rapporto con i protagonisti, perché sono persone reali e dovevamo conquistare la loro fiducia. Ci sono tanti drammi umani, e abbiamo dovuto essere molto sensibili. Per questo ci sono stati momenti in cui abbiamo capito che era giusto sospendere le riprese. Questo ha allungato i tempi e abbiamo girato in un arco di tempo di due anni".

Krassi Yordanov, medico d’urgenza, è un eroe improbabile: fumatore incallito, salva vite con turni di 48 ore non-stop. È pronto per il turno di notte, e le borse che porta con sé contengono strumenti che ha acquistato con il proprio salario, perché lo Stato non fornisce fondi sufficienti per pagarli. Nelle prossime 12 ore il suo team, composto dall’infermiera Mila e dall’autista Plamen, sarà inviato in lungo e in largo per la città, giungendo tra mille peripezie dove c’è bisogno ma purtroppo arrivando spesso in ritardo sulle necessità, cercando sempre di fare il possibile con il poco a disposizione. Lottando contro le assurdità di un sistema sanitario fatiscente e guadagnando il minimo per sopravvivere, i tre, nonostante tutto, cercano ancora di salvare vite umane.

Il quotidiano francese "Liberation" commentando il film ha lodato proprio l’umanità dei sanitari bulgari che pur lavorando in condizioni molto difficili riescono a comportarsi con tanta gentilezza.

"Per sopravvivere a questo lavoro – continua Ilian Metev – bisogna avere il senso dell’umorismo, perché il lavoro è talmente deprimente, che se non c’è umorismo si rischia di impazzire. Durante il montaggio abbiamo dovuto trovare il giusto equilibro, per non far apparire il film né troppo pesante né troppo leggero, ma autentico."

Vladan Petkovic su cineuropa.org si sofferma sullo lo stile cinematografico: "Metev sceglie un approccio osservativo: non ci sono interviste né voce fuori campo, e per tutta la durata del film lo spettatore è nell’ambulanza con lo staff medico o negli appartamenti e nelle case dove si reca per visitare i pazienti. Non si vedono mai volti, ad eccezione di quelli nell’ambulanza. Si ascoltano le parole dei pazienti e delle loro famiglie, e a volte si vede la gamba o la nuca di un paziente sulla barella quando l’infermiera si piega verso di lui, ma la macchina da presa non lascia mai i tre protagonisti."

Il regista Ilian Metev

Dopo 20 anni di capitalismo, il numero di ambulanze a Sofia è sceso da 140 a 13. Il sistema è prossimo al collasso in una città in cui le poche ambulanze faticano a servire una popolazione in rapida crescita. Il sistema sanitario è stato uno dei principali bersagli delle politiche economiche di stampo liberista che sostanzialmente tutti i governi hanno applicato degli ultimi due decenni.

Nonostante la bassa tassazione (flat-tax al 10%), i tagli draconiani alla spesa pubblica permettono alla Bulgaria di vantare un rapporto debito pubblico/PIL complessivo di appena il 16% e di presentarsi alla comunità finanziaria come uno scolaro modello. Basso costo del lavoro, licenziamenti facili ed appunto tasse poco più che simboliche, sono gli argomenti con i quali si cerca di accattivarsi la classe imprenditoriale locale ed internazionale. Ma a che prezzo? Servizi pubblici di bassa qualità (educazione, sanità, previdenza), dai quali in determinati casi sono addirittura escluse fasce significative della popolazione. Il direttore del servizio sanitario nazionale Plamen Tsekov afferma che 1,2 milioni di cittadini (su una popolazione di 7,4 milioni) non sono assicurati. Perfino i disoccupati devono pagare 16,80 leva (8,40 euro) al mese di servizio sanitario, ed in caso di infrazione sono previste sanzioni comprese tra 500 e 1000 leva.

Gli stanziamenti pubblici coprono appena il 55% della spesa sanitaria complessiva (è il 77% in Italia), pari al 6,4% del PIL rispetto al 9,5% dello stivale, dove la spesa pro-capite pubblica, a parità di potere d’acquisto, risulta cinque volte maggiore. (dati Organizzazione Mondiale della Sanità , 2009)

I bassi salari e la scarsità di mezzi, demoralizzano i medici e gli infermieri del servizio pubblico. Le "mance" sono prassi diffusa e prosperano le strutture sanitarie private. Il ministro Desislava Atanasova all’inaugurazione di un nuovo ospedale privato dichiara estasiata "Quello che ho visto è impressionante! Tutte le apparecchiature sono nuove e ciò garantisce non solo il comfort dei pazienti ma favorisce e facilita anche il lavoro dei medici". Ospedale, che per la cronaca è amministrato da un ex vice-ministro dello stesso dicastero…

"Può il film cambiare le cose?" viene chiesto al regista Ilian Metev. "Lo spero davvero, bisogna attendere le reazioni in Bulgaria. Al momento c’è stata una certa attenzione dei media, ed è stato detto che ci sarà un aumento del salario dei dipendenti sanitari del 20%, ma per ora c’è stato un palleggiamento tra le autorità su chi deve prendere la decisione. Non è sicuro che qualcosa cambierà, ma io sono ottimista e spero che le cose cambino."

Ci piacerebbe poter condividere l’ottimismo di Metev, ma realisticamente, a meno di un cambiamento radicale, temiamo che per il momento ci si debba accontentare della parole compassionevoli che l’infermiera Mila rivolge ad una piccola paziente per tranquillizzarla…

Няма… ще мине…. (Non è nulla … passerà…)

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