Sofia: divisi sul Kossovo

Oggi verranno aperti ufficialmente a Vienna i negoziati tra Belgrado e Pristina. Se ne dibatte in modo acceso anche in una Bulgaria che teme che l’instabilità del Kossovo si propaghi sino alla confinante Macedonia.

14/10/2003, Redazione -

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Il Kossovo

"Voglio recarmi in Bulgaria per affari ma la vostra polizia di frontiera non mi lascia passare con con il mio documento d’identità emesso dall’UNMIK", si lamentava con me un albanese del Kossovo quest’estate. Gli albanesi del Kossovo possono entrare in Bulgaria esclusivamente con il passaporto emesso dalle autorità serbe e Sofia non fa alcuna eccezione, neppure per politici di spicco invitati a conferenze internazionali. "Gli albanesi hanno i loro passaporti della Serbia. E’ un loro problema se si rifiutano di utilizzarli", è il commento sbrigativo di Barry Fletcher, portavoce dell’UNMIK. "Gli albanesi del Kossovo devono utilizzare i loro passaporti serbi. Sofia non si può permettere di fare eccezioni perché questo rischierebbe di compromettere le relazioni con Belgrado", ha chiarito a Osservatorio sui Balcani una fonte del Ministero degli esteri bulgaro.
"Il Ministero degli esteri si chiede se lasciare entrare gli albanesi del Kossovo con passaporti temporanei", titola il quotidiano Sega lo scorso 8 ottobre. Sullo stesso quotidiano viene citato Lubomir Todorov, portavoce del Ministero degli esteri, secondo il quale "non è stata ancora presa una decisione sul riconoscimento dei documenti UNMIK e quindi, per il momento, non resta altro che utilizzare quelli emessi dalle autorità serbe".

Intanto sempre dal Ministero degli esteri bulgaro arriva la notizia che presto, entro la fine del 2003, verrà aperto un ufficio diplomatico anche a Pristina. La decisione era stata presa già nel 2000 in seguito ad un consulto con l’UNMIK. Belgrado ha dato il proprio avvallo nel 2001. E Lubomir Todorov ha elencato i motivi che hanno spinto Sofia a decidere di aprire una propria rappresentanza. "Innanzitutto per avere un contatto diretto con i cittadini bulgari che prestano servizio all’interno nella polizia internazionale, della KFOR e dell’UNMIK; in secondo luogo raccogliere informazioni di prima mano sul crimine organizzato e su gruppi criminali dediti a t[]ismo". Sino ad ora sono 25 i Paesi che hanno aperto a Pristina proprie rappresentanze diplomatiche, seppur di status a volte anche molto differenti fra loro. Tra queste gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, la Germania, la Svizzera, la Russia, l’Albania ecc.
"L’implementazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1244 è per noi una priorità. Per noi è fondamentale il ritorno degli sfollati non-albanesi, la sicurezza per tutti, la creazione di una società multietnica e democratica, la lotta al crimine organizzato. La Bulgaria spera che un dialogo costruttivo tra Pristina e Belgrado cominci al più presto. A partire dalla discussione di questioni pratiche. Poi, ma solo in seguito al raggiungimento di determinati standard, si può arrivare alle negoziazioni sullo status finale", ha chiarito Todorov all’Osservatorio in merito al dialogo Pristina-Belgrado.
Ma se la posizione ufficiale del Ministero degli esteri bulgaro riflette più o meno la posizione UE non è così per quanto riguarda i politici bulgari. Ancora quando in Serbia erano gli anni bui di Milosevic, Solomon Passy, allora presidente del "Club Atlantico" organizzazione che si batteva per l’entrata della Bulgaria nella NATO, in un articolo pubblicato sul quotidiano "24 Chassa" prevedeva l’indipendenza del Kossovo. Secondo Passy la disgregazione della Jugoslavia avrebbe portato all’indiopendenza di Kossovo, Sangiaccato, Vojvodina e Montenegro. Ma come Ministro degli esteri, incarico che ricopre attualmente, Solomon Passy è molto più cauto ad esprimere proprie opinioni e sul Kossovo non si pronuncia.
Nel 2000 l’allora Primo ministro Ivan Kostov aveva provocato le dure critiche della sinistra parlamentare bulgara quando aveva accettato d’incontrare, a Sofia, Hashim Thaci, ex leader dell’UCK ed ora alla guida del secondo partito del Kossovo, il PDK. In seguito all’incontro Assen Agov, parlamentare del’UDF, forza politica che si colloca alla destra dell’attuale governo di Simeone di Sassonia, aveva predetto l’indipendenza del Kossovo. La stessa posizione è stata presa, nel settembre del 2003 dalla stessa leader dell’UDF, Nadezhda Mihailova, che in una lezione tenuta all’Università di Sofia, riportata poi dal quotidiano Troud, ha affermato che "alla provincia yugoslava del Kossovo dev’essere garantita l’indipendenza". A queste affermazioni avevano ribattuto sdegnati i rappresentanti del Partito socialista bulgaro.
più si avvicnano i colloqui tra Pristina e Belgrado più la spaccatura tra i politici della Bulgaria sull’indipendenza o meno del Kossovo sembra profonda. Il primo di ottobre il quotidiano Sega riporta della polemica nata tra partito socialista e UDF in seguito ad una presa di posizione di Nadezhda Mihailova presso il Consiglio d’Europa in merito all’ ".. urgente necessità di dibattere a Strasburgo della situazione del Kossovo". E riporta inoltre il contrasto tra un parlamentare albanese, Kazim Tepshi ed il Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Peter Schieder, accusato dal primo di non aver inviatato al dibattito sul Kossovo alcun rappresentante di quest’ultimo. "Il Kossovo non è un membro del Consiglio né un osservatore, né un ospite speciale, e secondo le nostre regole il Kossovo non è neppure un Paese", la risposta di Schieder secondo quanto riportato dal quotidiano Sega. La richiesta di un dibattito presso il Consiglio d’Europa sulla situazione del rispetto dei diritti umani in Kossovo è arrivata anche da Evgeny Kirilov, parlamentare del partito socialista bulgaro. "La situazione continua a deteriorarsi ma alcuni politici chiudono gli occhi e continuano a parlare di indipendenza", ha affermato quest’ultimo ricordando come vi siano esempi di questa tipologia di politici anche in Bulgaria..
Come mai tutto quest’interesse della Bulgaria per il Kossovo? Vi sono delle buone ragioni in particolare collegate alla situazione nella vicina Macedonia. Vi sono forti legami, storici ed emotivi, tra Bulgaria e Macedonia e la stabilità politica di quest’ultima dipende in modo stretto dal Kossovo. "La situazione è preoccupante. Il nostro Paese è vicino al Kossovo e ci rendiamo conto che delle metastasi potrebbero arrivare al nostro Paese attraverso la Macedonia. Attualmente penso che l’idea dell’indipendenza del Kossovo sia per noi controproducente. In un mio intervento a Strasburgo ho espresso chiaramente che le posizioni espresse in tal senso dalla destra bulgara sono molto rischiose", ha spiegato all’Osservatorio sui Balcani Evgeny Kirilov.
La posizione ufficiale di Sofia è che la Bulgaria deve sostenere gli sforzi della comunità internazionale nell’avviare i negoziati. Dello status finale secondo Sofia si dovrà parlare solo in seguito. Ma informalmente più di un politico in Bulgaria, tra i quali Nadezhda Mihailova, ritiene che non vi possa essere pace in Macedonia se non con un Kossovo indipendente, e che questa questione debba essere affrontata sin da subito. Altri invece ritengono che non ci si debba smuovere dalla mera implementazione della Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite.

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