Slovenia, uomini che picchiano le donne
Il deputato sloveno Jani Prednik, capogruppo dei Socialdemocratici al parlamento di Lubiana, è accusato di violenze da parte dell’ex compagna. È solo l’ultimo caso di un capitolo, quello della violenza sulle donne, che continua purtroppo ad essere di grande attualità anche in Slovenia

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Scarpette rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne© MikeDotta/Shutterstock
Le avrebbe tirato sberle, avrebbe detto che le avrebbe fatto lo scalpo, le avrebbe sventolato davanti coltelli da cucina ed avrebbe minacciato che l’avrebbe uccisa. Lei se ne era andata a gennaio e adesso ha deciso di sporgere denuncia nei confronti di un uomo potente con l’aspetto da bravo ragazzo.
Lui è Jani Prednik, capogruppo dei Socialdemocratici alla Camera di Stato, il parlamento sloveno. Adesso gli inquirenti sono al lavoro e se il caso finirà nelle mani dei giudici il trentottenne di Slovenj Gradec rischia tre anni di carcere. Intanto, però, si chiude probabilmente qui la sua carriera politica.
Per ora lui ammette qualcosa, nega altro e non ricorda altro ancora. “Il nostro era un rapporto tossico, intenso e violento”, dice, e si rammarica, comunque, di quello che ha fatto. Le cronache, raccontano che Prednik avrebbe avuto guai sei anni fa anche con un’altra amica. In quel caso è stato lui a denunciarla per molestie, stalking e uso improprio di dati personali. Le due donne sono adesso rappresentate dallo stesso avvocato.
Prednik alla fine ha fatto quello che doveva fare ed ha subito rassegnato le dimissioni dal parlamento, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Era uno dei leader dei Socialdemocratici. Un astro nascente del partito arrivato sulla scena nel 2013, quando giovanissimo era diventato consulente del ministro per l’Agricoltura Dejan Židan, che di lì a poco avrebbe anche assunto la guida degli ex comunisti.
Il giovanotto aveva grandi ambizioni e dal 2018 stava tentando di prendere in mano le redini dei Socialdemocratici. In tre congressi di fila è sempre stato sconfitto, ma a lui è stata affidata comunque la guida del gruppo parlamentare.
Il suo caso ha fatto riaccendere i riflettori sulla questione delle violenze domestiche. I Socialdemocratici ed anche gli altri partner della coalizione di centrosinistra hanno subito tirato un sospiro di sollievo, per la decisione di Prednik di lasciare la Camera di Stato. Tutti hanno ribadito che la violenza sulle donne è inammissibile ed hanno fatto capire che è ancora più intollerabile per il centrosinistra sloveno.
La ministra degli Esteri Tanja Fajon, nonché ex presidente dei Socialdemocratici, alcuni anni fa aveva annunciato una politica estera femminista, volta a promuovere l’eguaglianza di genere e a valorizzare le donne in tutto il mondo. Gli ha fatto eco la Presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, che a margine dell’ultima assemblea generale della Nazioni Unite ha prima detto che era arrivato il tempo di eleggere una segretaria donna; poi ha puntato il dito sulla deficitaria parità di genere ai vertici dell’Onu e ancor più sul fatto che all’ultima assemblea generale tra i leader erano presenti solo 16 donne.
In Slovenia, ovviamente, le donne sono orgogliose della parità di genere raggiunta, oramai, da tempo immemore, ma una cosa sono i diritti sulla carta ed un’altra la loro applicazione pratica.
In molti campi sono le donne stesse a sapere di non avere le stesse opportunità degli uomini. Accade soprattutto in politica, dove essere donna, intelligente e per giunta carina può essere un handicap incredibile.
Era accaduto alla brillante ministra dell’Interno Katarina Kresal, quella che pose le basi legali per chiudere il capitolo dei cancellati. Fu il bersaglio privilegiato del centrodestra ed alla fine decise di lasciare e di tornare al suo ben remunerato lavoro di avvocato.
Del resto, commenti sessisti, critiche di vario genere sull’aspetto e sul modo di vestire delle politiche del centrosinistra non sono mancate negli anni da parte di esponenti anche di primo piano del centrodestra.
L’eccentrica presidente della camera Urška Klakočar Zupančič, così, ha fatto diventare le sue scarpe rosse tacco dodici, un simbolo contro gli stereotipi ed un simbolo di libertà individuale. A furia di portarle ha finito per consumarle ed ora sono addirittura esposte in un museo dedicato alle calzature della Slovenia centrale.
Il caso Prednik ha comunque aperto ancora una volta la riflessione sugli uomini che picchiano le donne. Ultimamente se ne era parlato anche grazie ad un libro di Sara Volčič, volto noto della TV commerciale slovena, dedicato ai peggiori criminali del paese.
Nel volume ha raccontato di essere stata presa di mira dal ragazzo di cui si era innamorata all’inizio della sua carriera. Un modo eloquente per dire: può succedere a tutte, non è colpa vostra, non dovete vergognarvi di raccontarlo e non dovete aver paura di denunciare.
Quello di cui ci si rende conto sempre più è che continua a pesare il retaggio di una società che è stata ed in parte è ancora patriarcale. Molti continuano a credere che in fondo è meglio non immischiarsi in faccende che accadono dietro le quattro mura di casa, magari di eleganti villette familiari circondate da siepi ben curate.
Gli esperti, infatti, da tempo dicono che le violenze sulle donne non dipendono dalla condizione economica, dal livello culturale o dall’orientamento politico della coppia e nemmeno dall’immagine che i partner danno di sé al di fuori di casa. In due terzi dei casi a picchiare le compagne non sono violenti ubriaconi, ma quelli che sembrano semplicemente dei bravi ragazzi. Non accade solo in Slovenia.
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