Slovenia: tutti al mare

La politica slovena si prende una pausa estiva in attesa della battaglia che porterà il paese alle elezioni parlamentari dell’aprile 2026. Prima di chiudere i battenti, però, il parlamento di Lubiana è stato palcoscenico di nuovi scontri e strategie politiche

25/07/2025, Stefano Lusa - Capodistria

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Makarska, Croazia - © Shutterstock

Per la politica slovena è arrivato il momento di tirare il fiato prima del rush finale in vista delle elezioni del prossimo aprile. La partita come al solito sarà durissima, ma adesso sono arrivate le tanto agogniate vacanze ed il parlamento ha chiuso i battenti.

Come centinaia di migliaia di loro connazionali, molti deputati partiranno verso la costa croata, quella che gran parte degli sloveni hanno sempre considerato la loro riviera. Alla fine, lì si sono sempre sentiti a casa e forse anche per questo la musica croata fa sempre più da colonna sonora anche alla politica slovena.

Il leader del centrodestra, Janez Janša con i suoi adepti, ha partecipato al megalomaniaco concerto di Thompson. Tutti, dopo l’imponente spettacolo, non hanno mancato di nascondere il loro entusiasmo per quella che è letta come una sana espressione di amor patrio e di attaccamento alla nazione.

Probabilmente più di qualcuno di loro sarà tornato a casa chiedendosi perché quello che riesce in Croazia, non ha alcuna presa se proposto in salsa slovena. Il festival della musica patriottica, ideato dagli uomini del padre padrone del centrodestra, alla fine si è rivelato un patetico flop: le canzoni proposte non girano in radio, non servono a caricare i giocatori della nazionale prima delle partite importanti e non attirano masse oceaniche ai concerti.

Non è solo un complotto ordito dalla sinistra che controllerebbe media e cultura, la realtà è che Thompson, musicalmente parlando, è su un altro pianeta. Tra le stelle viaggia anche Severina, la ragazza di campagna, stella pop-folk, salita alla ribalta della cronaca, oltre che per la sua musica, anche per un video hot diffuso clandestinamente in rete, che non ha fatto altro che far crescere la sua popolarità in tutta l’ex Jugoslavia.

Nelle ultime settimane è diventata una vera e propria icona del centrosinistra sloveno: partiti, opinion leader e politici hanno fatto a gara per fotografarsi con lei e per postare le sue foto. È bastato che durante un concerto prendesse dalle prime file una bandiera palestinese e la sventolasse sul palco per suscitare l’entusiasmo generalizzato.

A Lubiana la causa palestinese è sentitissima e non mancano severissime critiche ad Israele per quanto sta accadendo a Gaza ed in Cisgiordania. Voci fuori dal coro, rispetto al resto dell’occidente si levano dalla Slovenia: giornali, intellettuali e uomini del centrosinistra vorrebbero che non si rimanesse più a guardare e che si facesse qualcosa.

La Lubiana ufficiale cerca di stare in bilico tra la piazza che la spinge e gli alleati che la frenano. Insieme a Spagna ed Irlanda, all’interno dell’Unione europea, è tra le voci più critiche nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dei suoi uomini.

Con Bruxelles che per l’ennesima volta non si è mossa, il governo sloveno ha comunque deciso di farsi sentire. La scorsa settimana ha così dichiarato “persone non grate” il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich e il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir. Le autorità slovene hanno motivato il provvedimento con le "dichiarazioni genocide" dei due, colpevoli di aver incitato all’estrema violenza nei confronti dei palestinesi.

“Nobili” ragioni di politica estera, ma forse anche giochi di politica interna. Il centrosinistra doveva far digerire a quella parte più dura e pura del suo elettorato l’ennesimo voltafaccia. Il paese era andato in fibrillazione dopo la luce verde al referendum sulle spese militari e l’annuncio di quello sulla permanenza nella NATO. Una maggioranza trasversale aveva, infatti, dato luce verde alla consultazione.

Partiti di sinistra al governo e opposizione di destra avevano messo in minoranza Movimento Libertà del premier. Robert Golob aveva reagito con rabbia, annunciando che, se si fosse votato per le spese militari, allora ci sarebbe stato anche un referendum sulla permanenza nell’Alleanza Atlantica.

I sondaggi dicono che gli sloveni non sarebbero per nulla intenzionati ad abbandonare la NATO, ma la percezione di molti è esattamente l’opposto. Le consultazioni popolari, poi, come insegna la Brexit, non sono mai prive di rischi e Lubiana, che fuori dalla NATO sarebbe senza difese, ha preferito non correre rischi.

Così non sono mancate frenetiche consultazioni tra i partiti ed alla fine, più grazie all’opposizione di centro destra che alla sua riottosa maggioranza, la Camera è tornata sui suoi passi e con una manovra parlamentare alla slovena ha cancellato il referendum che aveva appena votato.

È evidente, comunque, che la maggioranza ha fretta di chiudere una serie di cose. Prima delle vacanze ha proposto di introdurre il voto di preferenza per la scelta dei parlamentari e di liberalizzare la cannabis. A volerlo gli stessi cittadini che avevano detto sì nel corso di una serie di referendum, promossi a ridosso delle elezioni europee.

Per dimostrare che la coalizione è unita e che le cose le fa seriamente, prima della chiusura dei lavori parlamentari è stata anche approvata la norma che regola il fine vita. Anche su questo argomento aveva ottenuto parere favorevole in un referendum.

Il suicidio assistito sarà consentito solo in casi ben specifici, con malati gravemente sofferenti e tutte le possibilità di cure esaurite. Il centrodestra ed i movimenti pro-vita sono comunque intenzionati a dar battaglia ed annunciano che useranno tutti i mezzi a disposizione.

Per la politica slovena l’autunno sarà caldo, l’inverno bollente e la primavera si preannuncia infuocata. I cittadini dopo quasi quattro anni di governo Golob saranno chiamati a tirare le somme.

Come al solito non si voterà su di lui e sui suoi risultati, ma ancora una volta lo scontro sarà tra janšisti e antijanšisti, quest’ultimi devono decidere se puntare ancora su Robert Golob o se rottamarlo per cercare un altro volto nuovo, come hanno fatto da 25 anni a questa parte.