Slovenia: persi e ritrovati

Lubiana è stata il luogo dove è nato, in ex Jugoslavia, il movimento a difesa dei diritti di gay e lesbiche. Da vent’anni ospita un Festival cinematografico dedicato all’omosessualità. Un Festival che ha rischiato, più volte, di cadere vittima della nuova aria conservatrice che pervade la società slovena dopo l’indipendenza del 1991.
Articolo di Brian J. Pozun tratto da TOL, traduzione a cura dell’Osservatorio sui Balcani.

03/01/2005, Redazione -

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La locandina

Il più antico festival del film lesbo e gay in Europa non si tiene a Parigi, Berlino, Londra o Amsterdam. Si tiene invece nella ex-Jugoslavia, nella capitale della Slovenia, Lubiana. Il Festival del film lesbo e gay (FLGF) quest’anno compie vent’anni e si è tenuto a cavallo tra novembre e dicembre. Sono stati proiettati quasi 20 film presso il cinema Kinodvor ed un programma ridotto di sei film presso il cinema Metropol, a Celje, città nell’est della Slovenia.

I film proiettati non si concentravano solo sulle recenti opere del cinema lesbo e gay ma davano spazio anche alla storia. Tra i dieci ve ne erano infatti due che appartengono ai primi film realizzati che parlano di omosessualità: Mikael, film muto del 1924 (Carl Theodore Dreyer, Denmark/Germany) e Maedchen in Uniform del 1931 (Ragazze in uniforme; Leontine Sagan, Germany).

Inoltre il festival ha proposto documentari su temi vari tra i quali la storia di un’attivista per i diritti delle lesbiche ai primi del ‘900, l’adozione di bambini da parte di coppie gay negli Stati Uniti, atti feticisti e legati al sesso estremo. Il programma è stato poi terminato con la proiezione di tre ore della serie televisiva inglese Tipping the Velvet (Geoffrey Sax, 2002).

Nonostante un programma ricco e ben distribuito su più giorni è stata l’apertura a registrare il maggior successo sia di pubblico che di attenzione della stampa. La prima sera è stato proiettato il documentario Staro i novo (Il vecchio ed il nuovo, sulla scena underground a Lubiana negli anni ’80 e Decki (Ragazzi, Stanko Jost, 1976, Slovenia), il primo film in Slovenia ed in Jugoslavia dove fosse presente un amore omosessuale. Quest’ultimo ha creato grande interesse e forti controversie.

Il film è basato su un libro del 1938 scritto da France Novsak, il primo romanzo erotico-omosessuale della letteratura slovena. Dopo essere stato proiettato nel 1977 non era mai più stato programmato.

La qualità artistica e tecnica del film è scarsa. Girato in dieci giorni con una cinepresa Super-8 e risorse scarse messe tutte da Jost Decki rappresenta 65 minuti di cinematografia primitiva. Anche se tutti gli attori erano professionisti (ma lavoravano gratis) il loro recitare è rigido e poco convincente. Ciononostante il significato del film – ed il racconto di come è stato realizzato e cosa è avvenuto dopo che è stato completato – ha reso Decki più di un film, un vero e proprio caso.

Alle origini di Decki

Stanko Jos non era un regista professionista anche se era riuscito ad entrare nel prestigioso corso di regia dell’Accademia del teatro, della radio, della televisione e del film di Lubiana. Difficoltà finanziarie lo obbligarono a rinunciare allo studio in Accademia e ad accettare un posto da tecnico del suono presso il Teatro del popolo sloveno di Celje (SLG), dove ha lavorato per numerosi anni.

Jost non ha però mai perso il suo interesse per la regia. Grazie al supporto di attori e tecnici del SLG è riuscito a girare 20 documentari e 10 film, dei quali Decki era il sesto.

Nel 1971 Jost scrisse una sceneggiatura ispirandosi dal romanzo di Novsak ma le autorità di Celje gli vietarono di girare il film. Il regime comunista in Jugoslavia era al proprio culmine e la storia di un amore omosessuale andava a scontrarsi con l’ideologia governativa, con l’establishment medico e le norme sociali del tempo.

Jost però non demorse e cinque anni dopo riuscì ad ottenere un’autorizzazione per avviare le riprese. Ma non era finita. In una lunga intervista rilasciata al quotidiano Delo e pubblicata poco prima che il film Decki aprisse la rassegna cinematografica Jost ha affermato che presto si accorse che il regime lo controllava: "Poco prima che cominciassero le riprese, una domenica sera, rientravo a Celje dopo essere stato a casa dei miei genitori. Ho aperto la porta del mio appartamento e sono entrato. Ho subito sentito fumo di sigaretta anche se nessuno aveva mai fumato in quell’appartamento. Mi si è gelato il sangue. Ho aperto tutti gli armadi ed i cassetti ma sembrava che nessuno avesse toccato nulla. E’ stato allora che ho avuto la certezza di essere sorvegliato", ha affermato Jost.

Ha però perseverato ed ha continuato a lavorare al film ma un altro shock è stato causato da una visita che la polizia ha fatto sul set. Jost si aspettò subito il peggio ma emerse che la polizia doveva portare solo un avviso. "E’ stato allora che mi sono reso conto che qualcuno mi proteggeva. Dopo di allora ho potuto lavorare in pace, senza alcuna preoccupazione", ha raccontato Jost a Delo.

Più tardi Jost scoprì chi fu il suo angelo custode. Nonostante rifiuti ancora di rivelarne il nome ha raccontato che era un funzionario del Ministero degli Interni. Jost ha affermato a Delo: "Chiaramente un settore del potere di allora mi protesse ed evitò che ne uscissi distrutto".

Gli attori sul set, tutti professionisti del Teatro di Celje, crearono tutta un’altra serie di difficoltà, dato che nessuno di loro era gay. "Alcuni erano addirittura contrari al film" ha raccontato Jost al settimanale Mladina. Ciononostante il film è stato terminato e la serata della prima proiezione si tenne presso il Kinoklub di Celje. C’era molta attesa ed erano presenti anche molti funzionari di alto livello, tra i quali anche il suo protettore.

Alla prima a Lubiana, tenutasi presso il Club del Parlamento, erano presenti anche molte star del cinema Sloveno. Un vero e proprio shock per Jost dato che nessuno dei suoi film precedenti aveva riscosso molta attenzione.

Jost ricorda come alla prima i registi "vennero tutti con le loro mogli, e dopo la proiezioni hanno messo le loro giacche e se ne sono andati". Difesero Jost nelle polemiche che seguirono la proiezione ma non a sufficienza tant’è che il film non venne più programmato e lo stesso Jost afferma che, in trent’anni, non lo h mai più rivisto.

Jost, ora un pensionato sessantenne, ha raccontato a Delo che stava per bruciare tutte le sue pellicole non avendo né più spazio in casa per archiviarle e neppure un proiettore. Poi ha scoperto che le pellicole in Super-8 potevano essere riversate sul DVD ed ha colto subito l’occasione.

Ciononostante Jost non era desideroso si assistere al ritorno trionfale del suo film nelle sale cinematografiche tant’è che ha declinato l’invito ad essere presente alla proiezione.

Prendendo velocità

Il FLGF, come festival dei film lesbo e gay più antico in Europa e tutt’ora uno dei pochi nell’est Europa e nei Balcani, è concepito anche per dare vigore ai film gay e lesbo della regione, in particolare nella ex Jugosalvia ed in Slovenia. Ma sino ad ora c’era ben poco a cui dar vigore.

Sin dalla nascita del FLGF i film proiettati venivano dal nord America o dall’Europa occidentale perché non ne veniva girato nessuno né in Slovenia, né in Jugoslavia e neppure nell’est Europa. Nessun film jugoslavo era stato proiettato sino al 1995 quando è stato presentato Dupe od mramora (Buco del culo di marmo, 1995) del regista serbo Zelimir Zilnik. Sono trascorsi poi altri tre anni prima che vi fosse un film sloveno: Cisto srecen, kakrsen sem (Felice proprio come sono, Klaus Miller, 1998, Slovenia/Paesi Bassi).

Solo alla diciottesima edizione del FLGF, nel 2002, i film gay e lesbo girati nella ex Jugoslavia hanno cominciato ad arrivare. La serata iniziale ha messo in luce un nuovo trend grazie ad un ciclo di brevi documentari. Sotto il titolo "Pozdrav iz sestrih republik" (Saluti dalle Repubbliche sorelle), film provenienti dalla Slovenia, dalla Croazia e dall’Unione Serbia e Montenegro.

Non solo negli ultimi anni sono migliorate le condizioni dei film lesbo e gay in Slovenia e nell’intera ex Jugoslavia ma anche quelle dello stesso FLGF. Il significato che parte del Festival, la proiezione di sei film, avvenga anche a Celje non deve essere sottostimata. Secondo Brane Mozetic, uno degli organizzatori, le proiezioni a Celje sono molto importanti poiché "così la gente può vedere i film anche in altre parti della Slovenia". Ha poi aggiunto che gli organizzatori sperano di poter allargare quest’opportunità anche ad altri posti.

Una scomoda nuova casa

Il successo per il Festival rappresentato dalle proiezioni a Celje è stato purtroppo in parte mitigato dal cambio di sede a Lubiana. Il Festival si è sempre tenuto al cinema Kinoteka ma quest’ultimo è in fase di ristrutturazione e quindi le proiezioni sono state spostate al Kinodvor.

Il Kinodvor è il cinema più antico di Lubiana e per questo poteva essere particolarmente suggestivo che proprio lì si tenesse il più antico Festival di film lesbo e gay. Ma prima della recente ristrutturazione il Kinodvor era finito in rovina e proiettava film pornografici. Secondo Mozetic il pubblico non ha visto di buon occhio il cambiamento di sala.

"Vi è stato un po’ meno pubblico dell’anno scorso e sembra che la causa sia stata proprio il cambiamento di cinema" ha affermato "dato che solitamente il festival si tiene al Kinoteka la gente era oramai abituata e quindi è molti sono stati infastiditi dal cambiamento dell’ultimo minuto ed hanno deciso di non venire".

Mozetic ha inoltre aggiunto che è ancora presto per dire se sono soddisfatti o meno con l’edizione del festival di quest’anno ma ha anche ricordato che tutti si augurano che il festival il prossimo anno si possa tenere al Kinoteka "dato che il festival si sente più a casa là".

La prima edizione del FLGF è stata organizzata nel 1984, quale parte di un festival più ampio sull’omosessualità e la cultura. Il Festival è accreditato di aver dato vita al movimento a difesa dei diritti dei gay e delle lesbiche nella ex-Jugoslavia, movimento che aveva il proprio cuore proprio a Lubiana. Il movimento ha acquistato sempre più forza durante la seconda metà degli anni ’80 ed i primi anni ’90 ed a lavorato spalla a spalla con altri movimenti della cosiddetta "cultura alternativa".

In sinergia od autonomamente questi movimenti hanno contribuito alla caduta del regime comunista ed hanno partecipato all’indipendenza della Slovenia. Ma la ribellione delle cultura alternativa è passata di moda dopo il 1991 e la società ha preso una strada decisamente conservatrice. Il FLGF ha in più occasioni rischiato di rimanere vittima di questo conservatorismo ma gli organizzatori sono riusciti, proprio come ha fatto Jost con il suo Decki negli anni ’70, a perseverare.

Nella sua intervista con "Mladina" Jost parlava della sua determinazione nel portare a termine il film affermando: "Sono sempre andato avanti, perché quella è l’unica via". Con 20 anni di successi gli organizzatori del FLGF hanno dimostrato che Jost aveva ragione.

Vedi anche:

Dossier: Omosessualità a sud est

TOL

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