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Slovenia, l’apripista dell’allargamento?

Era già accaduto nel 2008. Quell’anno la Slovenia durante il suo mandato alla presidenza dell’Ue, era riuscita a negoziare un compromesso sulla liberalizzazioni dei visti per i Balcani occidentali.

Una veduta del lago di Bled, Slovenia (© Zdenek Matyas Photography/Shutterstock)

Dopo anni di attesa e frustrazione i cittadini di questi paesi – tranne quelli del Kosovo che ancora aspettano – dal 2010 poterono viaggiare liberamente nell’Unione europea.

Da giugno la Slovenia, per sei mesi, sarà di nuovo alla guida dell’Unione. ESI, centro studi con sede a Berlino, si chiede se anche in questo caso Lubiana sarà in grado di accelerare il processo di allargamento.

“Nel 2017 la Slovenia ha sostenuto un progetto davvero visionario, la Comunità dei trasporti tra Ue e Balcani occidentali – scrive Gerald Knaus, direttore di ESI – una struttura che potrebbe facilmente trasformarsi in un’area più ampia di collaborazione economica”.

Obiettivo quello di portare questi paesi a far parte del mercato unico europeo ancor prima di poter accedere come stati membri. Perché, sottolinea ESI, gli obiettivi intermedi sono fondamentali per mantenere un adeguato ritmo di riforme.

“Nel 1999, anno in cui l’Unione europea ha deciso negoziati di adesione con l’Estonia, il reddito pro capite del paese era al 40% rispetto a quello medio Ue, nel 2018 era salito all’82%. Quello della Romania era al 26%, nel 2018 era salito al 66%”, riporta Knaus, argomentando che anche paesi come Macedonia, Serbia e gli altri dei Balcani occidentali possono seguire la stessa strada virtuosa.

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Brevi

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