Slovenia, la nuova vecchia politica

Nei prossimi giorni si costituirà il nuovo parlamento sloveno. Robert Golob, vincitore delle elezioni, procede spedito coi colloqui per la formazione del nuovo esecutivo che potrebbe partire già ad inizio giugno. Tuttavia per Golob l’aver vinto le elezioni potrebbe essere stato molto più semplice che governare

11/05/2022, Stefano Lusa - Capodistria

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Robert Golob - BARBARA JAKŠE JERŠIČ/Wikimedia

L’obiettivo adesso è quello di fare presto per togliere il prima possibile le redini del governo dalle mani di Janez Janša. Quello che è certo è che il premier ed i suoi uomini continueranno a governare fino all’ultimo giorno, tanto che ora ci sarebbe in ballo la nomina di 15 ambasciatori e un importante contratto per l’acquisto di una serie di blindati per l’esercito. I vincitori delle elezioni hanno chiesto di attendere, ma il centrodestra potrebbe non farlo. La cortesia istituzionale, nei momenti di transizione, non è una delle caratteristiche della politica slovena.

La seduta costitutiva del parlamento è in programma venerdì, mentre in questi giorni sono in corso serrati colloqui per la formazione del nuovo governo, che potrebbe insediarsi in tempi record ed entrare in carica nei primi giorni di giugno. Robert Golob, il vincitore delle elezioni, con il suo Movimento Libertà, sta procedendo spedito verso un’alleanza di centrosinistra con i post-comunisti di Tanja Fajon e con la sinistra radicale di Luka Mesec. Socialdemocratici e Sinistra sono usciti dal voto fortemente ridimensionati, Golob per governare non avrebbe nemmeno bisogno di allearsi con tutte e due le formazioni politiche, ma ad entrambe è disposto a concedere importanti ministeri. Così farà, probabilmente, anche con il Partito di Alenka Bratušek e la Lista di Marjan Šarec. Le compagini dei due ex premier, che non sono nemmeno riuscite a superare la soglia di sbarramento per entrare in parlamento, ora stanno per essere cooptate nel movimento di GolobLe scelte di Golob sembra siano dovute sia al trovare uomini validi da mettere nel governo e delle varie strutture statali e parastatali, sia al creare un grande polo liberale in grado di presentarsi compatto alle elezioni amministrative del prossimo autunno.

Sta di fatto che per Golob l’aver vinto le elezioni potrebbe essere stato molto più semplice che governare. La sinistra è sempre stata in grado di allearsi efficacemente contro Janez Janša e quelle che crede essere le sue tendenze autoritarie, ma ha anche dimostrato che è bravissima a dividersi in fretta per futili motivi. È accaduto negli ultimi mandati ogni volta che è andata al governo. Ora bisognerà vedere se l’ennesimo volto nuovo, catapultato sulla scena politica slovena, sarà in grado di tenere a bada i suoi alleati ed anche di trovare un collante con i molti deputati del suo partito, che si apprestano ad affrontare la loro prima esperienza politica importante.

In ogni modo, Golob ha annunciato che il governo intende immediatamente cassare tutta una serie di provvedimenti considerati “dannosi” presi negli ultimi tempi dal governo uscente. Tra questi ha in programma anche una radicale riforma per la “depoliticizzazione” della RTV (Radio e Televisione) di Slovenia che, per il centrosinistra, è stata presa d’assalto negli ultimi due anni da Janša e dai suoi uomini. Nel centrodestra ovviamente sono di tutt’altra opinione e ritengono che non si sia fatto altro che bilanciare una informazione che sarebbe stata “smaccatamente di parte”. In ogni modo nel 2022 la Slovenia è precipitata di 18 posizioni nell’indice stilato da Reporter senza frontiere sulla libertà dei media. Ora è al 54mo posto.

Nel paese non manca di montare la polemica per il taglio di un conduttore da una nota trasmissione della prima rete nazionale. Il popolare Marcel Štefančič aveva puntato il dito su una serie di avvicendamenti all’interno della struttura dirigente e delle redazioni della RTV, dove sarebbero stati messi uomini più o meno legati a doppio filo al centrodestra. Per il conduttore di Studio City l’intento non sarebbe stato altro che quello di addomesticare la politica editoriale del servizio pubblico. La trasmissione, bloccata durante il periodo preelettorale, è ripartita lunedì senza Štefančič, proponendo una retrospettiva dedicata alle sue primissime puntate della fine degli anni Ottanta. Štefančič, invece, è andato in onda sui social proponendo, da un teatro lubianese, quella che sarebbe stata la sua puntata del programma. Suo ospite naturalmente il premier in pectore Robert Golob, i suoi consueti opinionisti e il filosofo Slavoj Žižek.

L’ennesimo episodio di un conflitto senza quartiere che continua ad essere combattuto tra destra e sinistra. Il paese sembra essere prigioniero di uno scontro di cui non è mai riuscito a liberarsi nella sua storia recente. Sta di fatto che molti nel centrosinistra, non soltanto tra i politici, ma anche tra le persone comuni, si sono sentiti oggettivamente minacciati dal governo di centrodestra e dall’avvento dei suoi uomini nei vari apparati dello stato. Ora vivono il ritorno della loro opzione politica al comando come una vera e propria liberazione. Sentimenti assolutamente opposti nel centrodestra, che dopo aver avuto la sensazione di poter respirare liberi per due anni adesso si sentono effettivamente intimoriti dal ritorno del centrosinistra. Un clima da guerra civile permanente, alimentato dalla stessa classe politica incapace di riportare alla normalità un paese dopo le brutture della Seconda guerra mondiale e del regime comunista. Quello che proprio non si riesce a superare, né a destra né a sinistra, è un modo di concepire la politica che segue la massima “chi non è con noi è contro di noi”, una mentalità bolscevica e rivoluzionaria in cui il paese continua a crogiolarsi e che i suoi politici non sembrano capaci di abbandonare.

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