Slovenia-Croazia: il contenzioso che imbarazza l’Europa
La Slovenia alza la tensione nella baia di Pirano e con un decreto ”annette” l’area di mare contesa con la Croazia. Sale il rischio di incidenti, anche tragici. E l’UE balbetta, bloccata dal principio di solidarietà con gli Stati membri
Dalla settimana scorsa i presupposti per un serio incidente di frontiera tra Slovenia e Croazia sono ulteriormente aumentati. Il governo di Lubiana ha infatti emesso un decreto, proposto in tandem dal ministero dell’Agricoltura e da quello degli Esteri, con cui la Slovenia sancisce la propria sovranità su tutta la baia di Pirano, fino alla costa croata, nonchè su una fascia di mare che arriva alla latitudine della località istro-croata di Orsera (Vrsar) e che coincide con la fascia ecologica che Lubiana ha dichiarato unilateralmente qualche mese fa.
Il governo sloveno spiega il decreto come risposta alla recente definizione, anch’essa unilaterale, della zona ittica croata che arriva fino alla metà della contesa baia di Pirano. Lubiana divide ora il mare che rivendica – ma dove la linea di confine non è stata ancora tracciata – in tre zone di pesca: quella A che comprende »le acque interne« cioè l’intera baia che bagna simmetricamente la costa slovena e croata dell’ Istria nord-occidentale, una zona B di acque territoriali che oltre alla fascia di mare di indubbia sovranità slovena che confina con le acque italiane si estende sul mare conteso fino all’inizio delle acque internazionali e una zona C, che lungo il mare aperto arriva a sud fino all’altezza di Orsera.
Il decreto emesso a sorpresa da Lubiana ha creato non poco imbarazzo anche tra chi, fin’ora, dai banchi dell’opposizione aveva sostenuto il diritto delle Slovenia a garantirsi un corridoio sovrano fino alle acque internazionali. L’influente esponente liberaldemocratico Marko Pavliha, docente di diritto marittimo, ha definito il decreto governativo un azzardo pericoloso e difficilmente sostenibile nel diritto internazionale. Un azzardo che rischia di provocare una serie di seri e forse anche tragici incidenti a cavallo del confine. La ragionevole valutazione è subito costata al deputato dissenziente il rimprovero del premier Janez Janša secondo cui è deprecabile che nell’ opposizione sia »così scarso il senso per gli interessi nazionali«.
Il governo Janša sta affrontando un rapidissimo calo di popolarità, scesa in dicembre al 39 % dei consensi contro un 44% di opinione pubblica critica. Il nazionalismo suscitato dal contenzioso di frontiera con la Croazia dovrebbe – secondo i calcoli del primo ministro – rimescolare le carte e ricompattare attorno alla sua leadership la maggioranza della nazione. Un calcolo rischioso. La tensione nella baia di Pirano infatti aumenta di giorno in giorno. Solo pochi giorni fa ignoti avevano tranciato i cavi dei galleggianti di un allevamento di molluschi croato sul versante meridionale della baia di Pirano che la parte slovena contesta da anni. I sospetti dei croati erano caduti di riflesso sui pescatori sloveni e il premier croato Sanader, per evitare pericolose ritorsioni violente da parte dei pescatori di Umago e di Salvore, si è premurato a indennizzare la cooperativa danneggiata ed ha richiesto al governo sloveno di collaborare con la polizia croata per fare luce sull’incresciosa azione, portata a termine con premeditazione e minuzia tecnica da esperti subaquei.
Al giallo dei mitili affondati e alla richiesta del governo croato Lubiana ha risposto con la controversa annessione formale di tutta la baia di Pirano.Un’annessione in realtà virtuale, come lo è la dichiarazione di una propria fascia epicontinentale e della zona ecologica in quanto la Slovenia non controlla il mare che considera proprio e non ha capacità effettive di farlo. Dente per dente, dicono a Lubiana imboccando la pericolosa e irresponsabile strada della provocazione diplomatica per migliorare presuntamente la propria posizione negoziale. Ma le provocazioni stanno già da tempo peggiorando il clima a ridosso del confine in Istria. E’ già da anni ormai che i pescatori sloveni non si avventurano oltre la metà della baia di Pirano, quando lo hanno fatto sono stati fermati e respinti dalla motovedetta o dai pescatori croati di fronte all’impotenza della propria polizia. Gli ormai pochi pescatori piranesi rimangono scettici anche dopo il nuovo decreto governativo. Applaudono ma non si fidano delle carte mentre i competenti ministri che li incitano a oltrepassare i limiti mediani si atteggiano da Ponzio Pilato. Noi abbiamo fatto il nostro dovere – spiega il ministro degli Esteri Dimitrij Rupel – ora tocca ai ministeri qualificati per la sicurezza del nostro territorio. Vale a dire il ministero degli Interni e quello della Difesa, che ha già in cantiere una seconda motovedetta da varare in tempi brevi. La reazione diplomatica di Zagabria è stata immediata e decisa; Sanader ha parlato di inammissibile annessione che non ha alcuna valenza giuridica, protestando con una nota cui ha allegato una lista di convenzioni internazionali violate dal decreto di Lubiana, informando dell’accaduto la Commissione europea e rinnovando la richiesta formale di un arbitrato internazionale sul contenzioso di mare. Ma la diplomazia slovena per la seconda volta risponde picche all’ipotesi di una soluzione arbitrata da un tribunale internazionale qualificato. Semmai- insiste Lubiana – l’ arbitrato dovrà ridefinire tutto il confine, anche quello di terra, già stabilito dalla commissione Badinter al momento della dissoluzione dell’ex Jugoslavia, dal Prekmurje all’ Istria.
Ma è nel recente incontro con gli ambasciatori sloveni a Brdo che Dimitrij Rupel ha svelato la sua formula »vincente« nel contenzioso con la Croazia. La Slovenia nel 2008 gestirà per sei mesi la presidenza di turno dell’UE, sei mesi da dedicare in particolare all’assistenza dei »Balcani occidentali« nel loro avvicinamento all’Unione. Per »Balcani occidentali«, più che il Montenegro, l’ Albania o la Macedonia, Lubiana intende la Croazia. Per »assistenza« Rupel intende il condizionamento bilaterale e non ne fa più mistero. »Zagabria sappia che una delle 25 chiavi per entrare nell’UE la teniamo in mano noi« ha avvertito con disinvolta arroganza a più riprese.
Secondo il capo diplomazia sloveno il confine di mare con la Croazia non è più un affare sloveno, bensì europeo. L’arbitrato secondo lui non serve, è molto più efficace agire in nome dell’ UE ed evocare gli ostacoli cui Zagabria potrebbe andare incontro se non cedesse sul contenzioso. In fondo l’ha detto anche Javier Solana; è la Croazia che deve risolvere le sue questioni di frontiera prima di entrare nell’UE. Alla Slovenia non serve farlo, visto che vi fa già parte. Lubiana con Solana alle spalle si sente forte. Bruxelles imbarazzato tace, è il principio della solidarietà con gli stati membri, anche quando sbagliano. E del timido annuncio di mediazione fatto sottovoce dallo stesso Solana non si sa più nulla. Fino al 2008 la baia di Pirano resterà aperta ad ogni sorte di incidenti.