Slovenia-Croazia: fine del bisticcio
Martedì 2 aprile il parlamento sloveno ha ratificato l’accordo di associazione all’Ue per la Croazia. Era lo scoglio più duro da superare per Zagabria in vista dell’ingresso del prossimo primo luglio. L’analisi del nostro corrispondente
Il lungo bisticcio tra Lubiana e Zagabria non impedirà alla Croazia di entrare nell’Unione europea. Il parlamento sloveno ha ratificato all’unanimità l’accordo di associazione del nuovo membro. Ad assistere all’evento c’erano anche il premier croato Zoran Milanović ed il ministro degli Esteri croato Vesna Pusić. Così, dopo tante baruffe, la giornata è stata all’insegna dell’esaltazione dell’amicizia tra i due popoli.
L’ultimo ostacolo era stato superato a marzo, quando i due governi avevano trovato un’intesa sulla questione dei risparmiatori della filiale di Zagabria della banca di Lubiana. La diatriba aveva fatto slittare il processo di ratifica dell’accordo di associazione e senza un’intesa sarebbe stato difficile trovare in parlamento i 2/3 dei voti necessari per approvare il documento. A quel punto l’adesione della Croazia all’Unione europea, prevista per il prossimo primo luglio, avrebbe rischiato di saltare, con gravi conseguenze sia per Lubiana sia per Zagabria.
Lo scoglio più duro
La Slovenia era lo scoglio più duro da superare sulla strada dell’adesione all’Unione di Zagabria. Lubiana, dopo qualche tentennamento, aveva stabilito di condizionare la trattativa d’adesione con la soluzione dei problemi bilaterali aperti. Formalmente, a provocare il blocco, era stata la presentazione croata a livello comunitario di una serie di documenti che, a detta slovena, avrebbero rischiato di pregiudicare la soluzione del contenzioso confinario.
Lubiana e Zagabria stanno infatti litigando sin dalla proclamazione dell’indipendenza sulla precisa definizione della frontiera. Bisogna accordarsi su alcuni chilometri di tracciato sulla terra ferma e rimane da definire il confine marittimo. Lubiana, accampando ragioni storiche, vuole, con forza, uno sbocco diretto al mare aperto, ma una simile soluzione sin ora è apparsa, quasi sempre, inaccettabile per Zagabria.
L’aver portato il contenzioso sul piano multilaterale non sembra comunque aver giovato all’immagine della Slovenia a livello comunitario. Sino a quel momento Lubiana aveva fatto di tutto per apparire un tranquillo ed ordinato paese centroeuropeo, ma la vertenza l’ha fatta immediatamente ripiombare nel calderone delle consuete baruffe confinarie di stampo balcanico.
Bruxelles e lo Zio Sam
Ad ogni modo la diplomazia europea ed anche quella statunitense hanno dovuto muoversi per far trovare un’intesa ai due cocciuti paesi. A Bruxelles le richieste di Lubiana hanno trovato tutt’altro che l’aperto sostegno ed hanno destato un malcelato fastidio. Quello che non si vorrebbe, ma che difficilmente si potrà evitare anche in futuro, è che i paesi membri possano condizionare l’eventuale allargamento dell’Unione con una serie di problemi bilaterali. Simili scenari non sono affatto nuovi e sono di difficilissima soluzione, come dimostra la feroce diatriba tra Grecia e Macedonia sul nome del paese. Per non parlare di quello che potrebbe accadere tra Croazia e Serbia.
Veti e condizionamenti, a causa delle ferite del passato, avevano segnato, negli anni Novanta, anche il cammino sloveno verso l’Unione europea. Era quello il tempo dei blocchi italiani imposti alla trattativa d’adesione a causa della questione dei beni abbandonati dagli esuli che lasciarono i territori ceduti all’allora Jugoslavia. Roma avrebbe voluto in questo modo riaprire la trattativa su quelle proprietà, ma Lubiana non volle cedere di un solo millimetro, convinta che non si potevano rinegoziare gli accordi già raggiunti all’epoca della Jugoslavia socialista. .
La stampa e la classe politica slovena non risparmiarono severe critiche all’indirizzo dell’atteggiamento di Roma. Il coro unanime era che le questioni bilaterali non potevano condizionare l’andamento della trattativa multilaterale. Alla fine Roma dovette accontentarsi di una generica apertura del mercato immobiliare sloveno, per tutti i cittadini dell’Unione europea, mentre Lubiana, ossessionata dalle sue paure nei confronti degli stranieri, dovette accantonare i suoi sogni di ottenere deroghe, come invece era accaduto per la Danimarca.
Ricordi della Transalpina
Slovenia ed Italia festeggiarono alla grande l’Ingresso di Lubiana nell’Unione europea sulla piazza della Transalpina, tra Gorizia e Nova Gorica. Fu uno spettacolo che toccò il cuore di molti e soprattutto quello dei cittadini di quelle due città divise da una rete: la vecchia Gorizia rimasta all’Italia e Nova Gorica, fatta erigere nell’immediato dopoguerra dalle autorità jugoslave per dare alla regione passata sotto la sua amministrazione un nuovo capoluogo. Era il simbolo di un vecchio conflitto, ma quella festa e quella “riunificazione” non potevano far cancellare la convinzione di molti sloveni di essere entrati nell’Unione europea non grazie all’Italia, ma nonostante l’Italia.
Il passato tra Slovenia e Croazia è sicuramente meno pesante. I due popoli hanno condiviso le stesse sorti all’epoca dell’Austria – Ungheria, della Jugoslavia monarchica e poi di quella socialista. Una storia, la loro, fatta di collaborazione e di aspirazioni comuni, come quelle degli sloveni e dei croati inglobati, dopo la Prima guerra mondiale, nel Regno d’Italia, che dovettero fare i conti con la politica fascista.
Una stagione quella dei loro conflitti, che sembra iniziata solo vent’anni fa. Contenziosi spesso sfruttati ad arte dai politici dei due paesi, che proprio grazie ai litigi confinari ed ai nazionalismi che riescono a scatenare tali questioni sono riusciti a distogliere l’attenzione da questioni di politica interna.
Niente ancora risolto
Sta di fatto che, oggi, nessuno dei problemi aperti tra i due paesi è ancora stato risolto. Lubiana e Zagabria hanno, però, stabilito come redimere il contenzioso confinario ed anche quello dei risparmiatori croati della filiale zagabrese della banca di Lubiana. Al confine ci penserà una commissione d’arbitrato, mentre la vicenda dei risparmiatori dovrebbe venire risolta sotto l’egida della Banca dei regolamenti internazionali con sede a Basilea.
Il prossimo primo luglio la Croazia entrerà, così, a far parte dell’Unione europea. Alla grande festa in programma a Zagabria è già annunciata la presenza di alti esponenti politici sloveni. Primo fra tutti il presidente della repubblica Borut Pahor, ma, dopo tutto questo rumore, la sensazione dei croati sarà più quella di essere entrati nell’Unione nonostante la Slovenia più che grazie a Lubiana.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa.