Slovenia: cercasi medici di base

In Slovenia il sistema sanitario, in passato fiore all’occhiello del paese, sembra sul crinale di una crisi irreversibile che rischia di portare allo smantellamento del pubblico a favore del privato

17/01/2023, Stefano Lusa -

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Ospedale di Jesenice, Slovenia - © Nik Bertoncelj/Shutterstock

A Lubiana in questa stagione di notte fa freddo, ma fortunatamente quest’anno il clima è clemente. I vecchietti si erano bardati di tutto punto. Alcuni si erano portati addirittura sedie da campeggio e coperte. Tutti in fila, alcuni già dalla sera prima, davanti a una delle ASL cittadine. Si era sparsa la voce che erano arrivati due nuovi medici e che si sarebbero fatti carico dei pazienti rimasti senza dottore. Nel paese perdere il medico di base è diventata una vera e propria iattura. Senza di lui si fa fatica anche a farsi prescrivere le più semplici medicine. Non resta quindi che andare ad intasare i pronto soccorso, che invece di occuparsi dei casi gravi e urgenti si trovano a dover assistere pazienti che hanno semplicemente bisogno di un antibiotico o della tachipirina.

In Slovenia sono 130.000 le persone senza medico di base. Una sciagurata riforma fatta al tempo del governo di centrosinistra di Marjan Šarec ha ridotto il numero dei pazienti di cui ogni medico deve farsi carico. All’epoca la categoria protestava perché non ce la faceva più con la marea di scartoffie che il farraginoso sistema pubblico imponeva loro. La soluzione è stata quella di diminuire i pazienti e non la burocrazia. La rassicurazione comunque era stata che nessuno sarebbe mai rimasto senza medico di base, mai promessa si è rivelata più falsa.

La sanità in Slovenia è stata da sempre un fiore all’occhiello del paese. Il sistema già al tempo della Jugoslavia funzionava meglio che da altre parti e non a caso il Policlinico universitario di Lubiana era considerato il miglior centro ospedaliero della federazione, tanto che persino il maresciallo Tito, il padre padrone del paese, venne proprio qui a combattere la sua ultima “grande battaglia”. Quella che inesorabilmente perse.

I medici, in Slovenia, nel tempo sono diventati una potente corporazione, che ha soprattutto battuto i piedi per avere stipendi più alti. Ogni esecutivo si è trovato, così, alle prese con rimbrotti, proteste e minacce di sciopero del loro agguerrito sindacato. Tutti hanno ceduto. Intanto il grande sogno sembra quello di smantellare il sistema pubblico e di passare ad una sanità sempre più in mano ai privati per poter far soldi a palate.

Ma andiamo con ordine. Il sistema sanitario nazionale offre teoricamente l’assistenza gratuita di base a tutti i cittadini. I contributi per farlo funzionare vengono detratti dagli stipendi e pagati con le imposte sul reddito. Ogni cittadino può evitare il ticket stipulando una assicurazione aggiuntiva pari a 35 euro. Proprio quest’ultimo contributo è stato al centro di notevoli polemiche, visto che i soldi vanno ad arricchire le assicurazioni private e non servono a far funzionare direttamente il sistema sanitario. Questa è stata anche una delle ragioni del crollo del governo di centrosinistra di Marjan Šarec e dell’avvento dell’ultimo governo di Janez Janša. La Sinistra radicale, infatti, aveva tolto il suo appoggio esterno all’esecutivo di fronte alla volontà di lasciare invariato il contributo. I medici in Slovenia sono stati inquadrati nel sistema retributivo del pubblico impiego. Una precisa griglia regola gli stipendi del personale sanitario, degli insegnanti, dei giornalisti del servizio pubblico, dei dipendenti ministeriali, e di tutta la classe politica per arrivare sino alla retribuzione del capo dello stato. Il meccanismo, che evita eccessive ineguaglianze, prevede però tutta una serie di aggiunte ed integrazioni a seconda della complessità del lavoro e delle mansioni aggiuntive. Uno dei crucci della classe politica sino a questo momento è stato quello di non compromettere il sistema che mantiene in equilibro le paghe di svariate categorie professionali. In ogni modo quelli che sono riusciti ad estorcere di più in tutti questi anni sono stati proprio i medici. A suffragio di ciò basti dire che tra i 50 redditi più alti pagati nella pubblica amministrazione ben 48 sono stati corrisposti ai medici, i quali guadagnano di più del presidente della repubblica, di ministri e deputati.

Molti per arrotondare ulteriormente hanno anche avuto l’autorizzazione a lavorare oltre che nel sistema pubblico anche nelle cliniche private; altri si sono licenziati ed adesso, diventati imprenditori, con le loro aziende o semplicemente come liberi professionisti offrono i loro servizi al sistema pubblico, anche nelle stesse Usl da cui se ne erano andati. Alla fine, il sistema sembra essere sull’orlo del tracollo: mancano i medici di base e le liste d’attesa per i controlli specialistici si fanno sempre più lunghe. Per ovviare ai problemi basta avere i soldi. Stanno proliferando, infatti, assicurazioni private che offrono pacchetti che garantiscono visite e cure in pochi giorni e spesso pagando la prestazione con regolare fattura si può farsi visitare dallo specialista praticamente immediatamente.

Il governo, guidato dall’ennesimo volto nuovo del centrosinistra sloveno, ancora una volta sta dimostrando di non sapere bene che pesci pigliare. Il premier Robert Golob per far fronte alla mancanza di medici di base ha promesso lauti compensi a coloro che andranno a lavorare negli ambulatori che si occuperanno di questi pazienti rimasti senza assistenza, mentre ha annunciato l’ennesimo pacchetto di aumenti salariali per i medici e non solo. Il salario minimo è stato aumentato di 100 euro, mentre ai magistrati, scontenti delle loro paghe, è bastato invitare il premier ad un loro incontro per farsi promettere, tra lo stupore generale, 600 euro di aumento mensile per tutta la categoria, aumenti anche per maestri d’asilo che hanno solo minacciato di scendere in piazza. Adesso sono già venuti a batter cassa anche i militari e probabilmente nelle prossime settimane e nei prossimi mesi si assisterà ad un vero e proprio assalto alla diligenza. Dove andrà a trovare i soldi resta un mistero, se dovesse ascoltare i suoi alleati della Sinistra radicale non sarebbe escluso un aumento delle tasse che vada a colpire capitali e proprietà immobiliari.

Quello che sembra chiaro comunque è che per il centrosinistra è più facile battere Janša ed il centrodestra alle elezioni che governare ed elaborare un chiaro progetto per il futuro. Golob, però, rispetto ai suoi predecessori ha una marcia in più. È riuscito ad attorniarsi da una pletora di adoratori e ha capito come usare il populismo per creare consenso. In sintesi, tutto quello che serve ad un leader di successo nell’Europa dell’Est.

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