SLAPP in Bulgaria, processo record contro Mediapool

Una richiesta di risarcimento record contro la testata online bulgara Mediapool, “colpevole” di aver portato all’attenzione del pubblico i problemi del settore assicurativo. Un processo riporta la questione SLAPP al centro del dibattito in Bulgaria, tra timori e solidarietà professionale

21/03/2023, Francesco Martino - Sofia

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"No alle SLAPP contro media e giornalisti!" - AEJ-Bulgaria

Un milione di leva (circa 500mila euro): è questo il risarcimento record chiesto in tribunale dalla compagnia assicurativa bulgara “Lev Ins” nei confronti della testata online “Mediapool”. Secondo la “Lev Ins” un articolo pubblicato dal media nel settembre 2022 – un approfondimento sul rischio che la Bulgaria venga esclusa dal sistema della copertura assicurativa oltre confine (la cosiddetta “carta verde”) a causa dell’inadempienza di alcune compagnie bulgare, tra cui la stessa “Lev Ins”- avrebbe causato ingenti danni di immagine che devono ora essere risarciti.

Nell’articolo di Mediapool, si citano le minute di una riunione del consiglio dei ministri di Sofia, in cui il rischio di gravi sanzioni nei confronti della Bulgaria e dei cittadini bulgari che circolano con le proprie vetture al di fuori dei confini nazionali viene affrontato dalla ministra delle Finanze Rositsa Velkova.

Pur senza esplicitare le cause dirette del rischio, durante la riunione la Velkova ha ribadito gli annosi problemi della “Lev Ins” nei confronti dell’ufficio nazionale “carta verde”, e i mancati pagamenti della compagnia nei confronti del sistema. In pratica, la compagnia si rifiuterebbe di pagare i premi assicurativi per incidenti all’estero, giustificandosi con l’accusa di essere vittima di frodi, soprattutto in Italia.

“Quando abbiamo cercato il management della ‘Lev Ins’ per avere il loro punto di vista, ci hanno detto che avremmo avuto risposte, sì, ma in tribunale”, è il commento per OBCT di Stoyana Georgieva, caporedattrice di Mediapool.

Per la Georgieva, l’esorbitante richiesta di risarcimento da parte di “Lev Ins” ha il solo scopo di intimidire i media e chiudere la bocca a chi informa i cittadini. “Abbiamo tutte le caratteristiche della SLAPP, un procedimento legale pretenzioso contro un un media che tenta di informare i cittadini su un tema di interesse pubblico citando una posizione chiara ed autorevole da parte delle istituzioni, in questo caso il governo.” A confermare la natura intimidatoria dell’iniziativa legale, secondo la Georgieva è l’ammontare della somma richiesta, assolutamente sproporzionata e sufficiente “a liquidare la nostra redazione”.

Quando la notizia della richiesta di risarcimento è divenuta pubblica, varie realtà del mondo giornalistico bulgaro hanno deciso di reagire e mostrare solidarietà ai colleghi di Mediapool. La sezione bulgara della Association of European Journalists (AEJ) ha dato subito vita ad una campagna per chiedere a “Lev Ins” di ritirare le proprie richieste legali e raccogliere i 40mila leva (circa 20mila euro) necessari a Mediapool per affrontare le spese legali.

“In soli tre giorni, gli obiettivi della campagna sono stati raggiunti”, dice ad OBCT Maria Cheresheva, nota giornalista investigativa e vice-presidente di AEJ-Bulgaria. “Per noi è una grande soddisfazione, soprattutto perché la difesa del diritto di stampa non è tra i più popolari nel nostro paese, visto il basso livello di fiducia nei confronti dei media”.

Per la Cheresheva, ancora più importante è il fatto che i fondi raccolti vengono soprattutto da molte donazioni provenienti da cittadini comuni, che questa volta “hanno mostrato di capire appieno che il loro contributo era necessario per difendere spazi di libertà” in un contesto, quello bulgaro, in cui i problemi nel settore media sono molti e persistenti. Oltre ad affrontare il caso Mediapool, il denaro raccolto sarà utilizzato da AEJ-Bulgaria per avviare un progetto di lungo periodo: la creazione di un fondo dedicato a sostenere media e giornalisti bulgari soggetti a SLAPP, “al momento la nostra priorità. Le accuse contro Mediapool, in un certo senso, hanno accelerato il processo, facendo da catalizzatore: un aspetto positivo in una situazione tutt’altro che tale”, conclude la Cheresheva.

Il mondo giornalistico bulgaro però continua ad essere diviso. “Questo processo è l’ennesima cartina tornasole: se tanti media ci hanno espresso solidarietà, a più di una settimana dalla notizia del processo contro di noi, nessuna delle tv nazionali ha parlato, o addirittura menzionato il caso”, racconta la Georgieva. “Dal mio punto di vista, un segnale molto negativo, che parla di colleghi sotto pressione, di censura e autocensura”.

E se la raccolta dei fondi per Mediapool ha avuto un successo insperato, la richiesta alla “Lev Ins” di desistere dal processo, almeno per il momento, è caduta nel vuoto. In un comunicato stampa dello scorso 8 marzo, la stessa compagnia assicuratrice dopo aver assicurato di aver sempre “difeso la libertà di stampa, e il giornalismo etico e obiettivo” insiste nel cercare la via legale per la risoluzione del caso, sostenendo che questa non ha alcuna intenzione di influenzare “la politica editoriale di questo o quel media”. Rispetto al risarcimento richiesto, la cifra sarebbe “del tutto adeguata ai danni potenziali che le notizie tendenziose [pubblicate da Mediapool] potrebbero arrecare al settore assicurativo in Bulgaria”.

Al momento, la legislazione bulgara non prevede per i magistrati la possibilità di bloccare richieste di risarcimento che possono essere descritte come SLAPP in fase istruttoria. “Un altro serio problema è la possibilità per i giudici di bloccare i conti dei media colpiti da SLAPP in attesa della sentenza”, sostiene la Georgieva. “Sappiamo che tale richiesta è stata fatta – e fortunatamente rigettata in prima istanza – da parte di ‘Lev Ins’ nei nostri confronti. Nulla toglie però che possa essere reiterata e, se accettata, ci metterebbe con le spalle al muro”.

“Oltre a essere pericolosa, questa possibilità è vessatoria, una specie di ‘presunzione di colpevolezza’”, aggiunge la Cheresheva. “Di fatto i media vengono puniti con il congelamento dei conti prima dell’accertamento dei fatti”.

La Commissione europea ha proposto una direttiva che mira a stabilire un minimo comune denominatore a livello di stati membri volto ad armonizzare le misure contro le SLAPP in materia di garanzie procedurali: l’attuale esecutivo ad interim bulgaro ha mostrato attenzione, incontrando vari soggetti interessati (tra cui AEJ-Bulgaria) e dando vita a gruppi di lavoro che dovrebbero trasformare le indicazioni in riforme legislative. “Le cose sembrano promettenti, ma bisogna tenere presenta l’alta volatilità politica che attanaglia il paese da anni. Le posizioni di oggi, potrebbero cambiare drasticamente dopo le nuove elezioni”, conclude la Cheresheva.

Domenica 2 aprile i cittadini bulgari sono chiamati alle urne per le ennesime consultazioni anticipate, le quinte in appena due anni.

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