Skopje, la capitale più inquinata d’Europa
La capitale della Macedonia è stata dichiarata la più inquinata in Europa: un record negativo causato da cattive politiche e una cronica mancanza di visione a lungo termine
Oltre alle ben note sfide su corruzione, libertà di espressione, stato di diritto, responsabilità politica, tendenze autoritarie ecc., i paesi balcanici – indipendentemente dallo status UE – sono afflitti da un’altra questione poco affrontata. Skopje, Sofia, Pristina e Sarajevo sono infatti nella lista delle città più inquinate d’Europa.
Skopje, insieme alla vicina Tetovo, detiene il poco lusinghiero record. In un recente articolo pubblicato sul suo sito web, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha dichiarato Skopje "la capitale più inquinata d’Europa". Secondo i media locali, il 38% dei decessi a Tetovo e il 22% a livello statale sono il risultato diretto dell’inquinamento atmosferico.
Tuttavia, il problema è trascurato per la maggior parte dell’anno. Solo quando arriva l’inverno e un denso smog soffoca la città e i suoi abitanti, viene rispolverato da media e opposizione. Quindi, oggi la VMRO-DPMNE sta incolpando l’avversario SDSM per la cattiva qualità dell’aria, come se non avesse governato il paese per 10 anni fino al 2017.
Strumentalizzazione e cronico deficit di visione e soluzioni a lungo termine, insieme alla mancanza di responsabilità e proattività dei cittadini, hanno portato Skopje a diventare la "capitale più inquinata d’Europa".
Il bilancio delle vittime
La scarsa qualità dell’aria nella Repubblica di Macedonia è principalmente dovuta alle minuscole particelle di combustione chiamate PM10 (10 micrometri o meno di diametro) e PM2,5 (2,5 micrometri o meno di diametro). Queste possono facilmente penetrare in profondità nel corpo, causando non solo problemi respiratori, ma anche altri pericolosi problemi di salute. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno in Macedonia muoiono prematuramente 2.574 persone in diretta conseguenza dell’inquinamento atmosferico.
I dati di dicembre 2018 dell’iniziativa Breathe Life, una Coalizione per il clima e l’aria pulita guidata dall’OMS e dal programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, mostrano la gravità della situazione. La concentrazione delle particelle di PM2,5 a Skopje è 4,5 volte superiore al livello raccomandato di 10 microgrammi per metro cubo. Secondo la stessa fonte, la situazione è ancora peggiore a Tetovo, dove la concentrazione di particelle di PM2,5 è 8,1 volte superiore al livello raccomandato.
I media locali, citando uno studio dell’OMS, sottolineano anche che nel 2010 i paesi dei Balcani occidentali hanno perso, oltre a circa 36.000 su 23 milioni di cittadini, 55 miliardi di dollari come risultato diretto dell’inquinamento atmosferico.
Predisposizione naturale o negligenza umana?
Situate a valle e circondate da montagne, Skopje e Tetovo sono predestinate alla nebbia. La situazione è complicata dall’inversione di temperatura, un fenomeno naturale che fa sì che l’aria calda rimanga sopra l’aria fredda, intrappolando così in basso la nebbia. In circostanze normali, la temperatura dell’aria dovrebbe diminuire all’aumentare dell’altitudine, sostenendo la fluttuazione giornaliera dell’aria (l’aria calda sale e l’aria fredda si abbassa). Tuttavia, con l’inversione, l’aria fredda rimane sotto l’aria calda bloccando la fluttuazione, e la nebbia rimane intrappolata nelle valli per giorni, a volte per settimane.
Questa condizione ambientale non può essere modificata, ma l’aumento dell’inquinamento è il prodotto delle attività umane: rapida crescita del traffico, combustione incompleta dei rifiuti, industria, urbanizzazione rapida, scarsa cura dell’ambiente, ecc.
Pertanto, le politiche statali dovrebbero affrontare lo smog come unica variabile prodotta dall’uomo in questo scenario. Invece, negli ultimi anni, hanno peggiorato la situazione con scelte populiste.
Politiche populistiche e inquinamento
Le statistiche ambientali 2017 dell’Ufficio statistico di Stato mostrano che la principale fonte di inquinanti atmosferici (circa il 77%) sono i processi di combustione, seguiti dai trasporti (circa il 14%) e dai processi di produzione (circa il 6,5%). Consumi domestici e automobili sono quindi le principali fonti di inquinamento, seguiti dalle industrie.
Nelle sue recenti dichiarazioni pubbliche, il sindaco di Skopje Petre Shilegov ha sottolineato che circa 60mila famiglie usano legna e carbone di bassa qualità per il riscaldamento. Il precedente governo VMRO-DPMNE, in una frenesia populista, aveva permesso l’importazione di vecchie auto con standard ecologici obsoleti dall’UE. Di conseguenza, in meno di cinque anni, il numero di veicoli registrati è passato da 350mila a 475mila: la maggior parte a diesel, quindi con maggiore emissione di particelle rispetto alla benzina.
Altro fattore aggravante è la selvaggia urbanizzazione delle città. Invece di parchi verdi, nuovi edifici spuntano come funghi dopo la pioggia. Oltre al parco principale della città, a Skopje non c’è un solo spazio verde che non si sia ristretto negli ultimi 10-15 anni. La situazione è ancora peggiore a Tetovo e in altre città. Il disboscamento illegale è endemico attorno alle città e nelle zone montane limitrofe, peggiorando ulteriormente l’ecosistema.
Invece di affrontare il problema, i politici lo hanno sfruttato a fini elettorali. Durante l’era VMRO-DPMNE nel 2006-2017, l’SDSM ha costantemente attaccato il governo per le sue sconsiderate politiche ecologiche, promettendo un approccio più rispettoso dell’ambiente. Ora, al potere sia a livello locale che nazionale, continua però a portare avanti politiche incoerenti e di breve respiro.
Skopje ha bisogno di un’azione radicale
Con notevole ironia involontaria, il sindaco Petre Shilegov ha annunciato che Skopje, insieme ad altre nove città di sette paesi in Europa, è ufficialmente in lizza per il titolo di Capitale Europea dell’Ambiente 2021, aggiungendo che l’UE ha riconosciuto i risultati e gli sforzi della Macedonia per migliorare l’ambiente e la qualità della vita.
Kiril Sotirovski, rettore della facoltà di Silvicoltura a Skopje, ha dichiarato ai media locali di essere estremamente sorpreso dalla candidatura, sottolineando che Skopje ha mostrato progressi misurabili in uno solo dei 12 criteri, l’efficienza energetica. "Per tutti gli altri 11 criteri, la situazione è tragica", ha affermato Sotirovski.
L’iniziativa Breathe Life evidenzia sei aree da affrontare al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico: trasporti, gestione dei rifiuti, inquinamento domestico, approvvigionamento energetico, industria, cibo e agricoltura. Finora, nessun cambiamento importante è stato annunciato in nessuna di queste aree. Un recente rapporto delle Nazioni Unite dalla conferenza ministeriale regionale a Belgrado incoraggia i paesi a non attendere l’adesione all’UE, ma a stanziare più risorse per affrontare l’inquinamento nel futuro prossimo o a medio termine.
Invece di modificare le dinamiche di consumo attraverso l’efficienza energetica degli edifici e il minore utilizzo del riscaldamento, migliori standard tecnici per i veicoli e limiti al loro uso nelle aree urbane, e miglioramento dei trasporti pubblici, Skopje sta affrontando l’inquinamento atmosferico urbano candidandosi a Capitale verde europea 2021.