Skopje, Bruxelles e il caso El Masri

Con il caso di Khaled El Masri, cittadino tedesco arrestato in Macedonia due anni fa e trattenuto illegalmente dalla CIA prima di essere deportato in Afghanistan, Skopje rischia di compromettere la sua posizione di fronte a Bruxelles e il conseguente processo di integrazione

20/04/2006, Risto Karajkov -

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Khaled El Masri

Esiste un detto che afferma che se provate ad ignorare un problema per un tempo sufficientemente lungo, esso cesserà di esistere. È una ovvietà metafisica. E’ un approccio spesso presente nella cultura politica dei Balcani. Lo è di sicuro in Macedonia.

Questa è l’esatta strategia che il governo macedone ha osservato nel caso di Khaled El Masri, l’uomo che ha posto la Macedonia al centro dello scandalo delle "prigioni segrete della CIA", e che potrebbe diventare un serio ostacolo alle prospettive di integrazione internazionale del Paese.

El Masri cittadino tedesco di origine libanese era stato arrestato dall’intelligence macedone il giorno di capodanno del 2004; ipoteticamente (come dichiarato dallo stesso El Masri) preso in consegna dalla CIA che lo aveva tenuto illegalmente in un luogo segreto per tre settimane in Macedonia interrogandolo; e in seguito trasportato in Afghanistan con un volo della CIA per poi essere rilasciato perché vittima di uno scambio di persona.

Dopo che la storia è diventata di dominio pubblico – riportata per la prima volta sui media USA – si è scatenato l’inferno sulla Macedonia che si è trovata a rispondere alle richieste europee di svelare tutte le informazioni rilevanti sul caso. Alle autorità macedoni è stato chiesto ripetutamente di consegnare dei rapporti sulla vicenda e le informazioni in proprio possesso, cosa che hanno fatto. Le istituzioni europee hanno dichiarato ripetutamente che però avevano bisogno di maggiori informazioni e il governo macedone ha ribattutto sostenendo di aver dato tutto quanto poteva. L’Europa comunque non è ancora convinta.

La scorsa settimana il primo ministro Vlado Buckovski è andato a Strasburgo, per parlare davanti all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (CoE). Prima di partire però si è presentato davanti ai media macedoni per affermare che non esisteva più alcun caso "El Masri". Ai suoi occhi, il caso è stato chiuso.

"Sono stato invitato alla sessione primaverile dell’Assemblea parlamentare per parlare della Macedonia e della regione. El Masri è una questione che è giunta al termine: il rapporto esiste; non ho altro da aggiungere come primo ministro", ha dichiarato Buckovski poco prima della sua partenza per Strasburgo.

La replica è giunta solo il giorno successivo con le parole del Presidente dell’Assemblea parlamentare del CoE, Rene Van Der Linden. Parlando alla stampa Linden ha inviato un forte messaggio al primo ministro Buckovski.

"Naturalmente abbiamo parlato di El Masri. Se la Macedonia vuole diventare un membro dell’UE, la più vicina famiglia europea, deve rivelare tutte le informazioni al Consiglio d’Europa per la preparazione del rapporto finale", ha detto Van Der Linden. Sia il CoE che il Parlamento dell’UE stanno procedendo con i rapporti sulle prigioni segrete della CIA in Europa.

I media hanno interpretato le dichiarazioni di Van Der Linden come un serio avviso al paese. Buckovski ha preferito sminuire la rilevanza di quanto è stato detto commentando che la domanda di Vand Der Linden su El Masri, durante la sessione dell’Assemblea parlamentare, era di importanza marginale e che egli ha persino dovuto ricordare, grazie ad uno suo membro dello staff, di portarla all’attenzione.

I media macedoni hanno riportato pure che Buckovski sostiene la tesi che sia sbagliato che il caso El Masri minacci le prospettive di integrazione della Macedonia e persino che Van Der Linden non è molto informato su questa questione.

"È mia impressione che ci sia più interesse in El Masri in alcuni dei nostri media che non nel Consiglio d’Europa", ha dichiarato Buckovski, esprimendo evidentemente una certa animosità rispetto all’interesse dei media per questo caso.

La posizione delle istituzioni europee può essere riassunta in questo modo: la Macedonia non è onesta e non sta fornendo tutte le informazioni sul caso. Agli occhi di Bruxelles, secondo il punto di vista di alcuni diplomatici, sembra che la Macedonia sia più vicina agli USA che all’UE.

"È chiaro a chiunque che la Macedonia non ha potuto dire ‘no’ agli USA e ai suoi agenti quando probabilmente hanno chiesto un favore alle autorità macedoni nella lotta contro il t[]ismo. Si tratta di una circostanza attenuante per la Macedonia. Ma non gioca a suo favore il comportamento che induce a pensare che Skopje riponga più fiducia in Washington che in Bruxelles. Potete anche pensarlo, ma non provate a dirlo in faccia all’Europa", ha scritto un diplomatico dell’UE rimasto anonimo in un commento uscito lo scorso marzo sulla stampa macedone.

Un comitato di indagine del Parlamento europeo arriverà alla fine di aprile a Skopje per esaminare ulteriormente il caso.

"Questo comitato si aspetterà che tutte le istituzioni rilevanti presentino tutte le informazioni in loro possesso", ha dichiarato recentemente Ervan Fuere, ambasciatore dell’UE in Macedonia.

Il comitato parlerà col ministro dell’Interno, Ljubomir Mihajlovski e con l’ex ministro degli Esteri, Slobodan Casule.

Mihajlovski di recente era stato erroneamente citato dalla stampa, che gli aveva attribuito il rifiuto di parlare al comitato, fatto che aveva suscitato un’ulteriore piccola bufera a Bruxelles.

Replicando prontamente a quanto (erroneamente) riportato dai media, secondo i quali il ministro macedone non desiderava cooperare, Giovanni Fava, presidente del comitato, aveva detto che la cooperazione con il comitato è sia un dovere morale che politico per tutti gli interessati. Più tardi l’incomprensione è stata corretta, ma erano evidenti i segnali che Bruxelles iniziava a spazientirsi su questa vicenda.

Nel frattempo Mihajlovski ha testimoniato davanti al Consiglio d’Europa, alla fine di marzo.

Secondo il Presidente del Parlamento europeo, Josep Borell, le possibili conseguenze del caso El Masri nei confronti della Macedonia non possono essere discusse prima del termine delle indagini. Il comitato dovrebbe terminare il proprio rapporto a giugno.

Il segretario generale del CoE, Terry Davis, ha fatto riferimento alla questione El Masri durante la visita di Buckovski, anche se con una nota positiva – per ringraziare il primo ministro macedone per la cooperazione mostrata fornendo una ulteriore risposta la scorsa settimana.

"È una risposta dettagliata e la stiamo analizzando. L’analisi non è stata completata e questo è il motivo per cui non posso riferire di ogni punto su cui abbiamo discusso con il primo ministro. Ma ho espresso il mio rispetto per aver ricevuto la risposta in tempo e in modo dettagliato", ha dichiarato Davis alla stampa.

Il mese scorso il caso di Khaled El Masri era diventato in modo evidente un ulteriore elemento di condizionalità per la Macedonia, il governo macedone era il solo a non essere disposto ad ammetterlo. L’Europa non cede nella sua insistenza e la Macedonia sta sentendo tutta la pressione della frustrazione europea per non aver ricevuto risposte adeguate.

Ci saranno delle conseguenze? Evidentemente si, si sono già fatte sentire.

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