Serbia, Vučić all’assalto di RTV
Migliaia di cittadini hanno protestato a Novi Sad per la rimozione di alcuni quadri direttivi della Radio televisione Vojvodina, uno degli ultimi media che resisteva al controllo governativo
Dal momento in cui con le elezioni del 24 aprile scorso è cambiata maggioranza in Vojvodina, è risultato evidente che sarebbero cambiati anche i caporedattori della Radio televisione Vojvodina (RTV). E’ prassi usuale in Serbia, si è sempre fatto, in particolare nei due media di servizio pubblico e nei media dove lo stato aveva una quota di proprietà. Tuttavia le modalità con cui i vincitori del Partito progressista serbo del premier Aleksandar Vučić, in una notte, hanno cambiato i quadri di RTV, ha portato a proteste di oltre 100 impiegati della tv, a forme di sostegno da parte dei colleghi di tutta la regione e alla protesta di alcune migliaia di cittadini di Novi Sad. Questi ultimi, lunedì 23 maggio, riunitisi davanti al palazzo della televisione, hanno sottoscritto la richiesta dei giornalisti della televisione di rimuovere immediatamente il neonominato consiglio di amministrazione e la nuova direzione.
A differenza della Radio televisione della Serbia (RTS), con sede a Belgrado e controllata dal governo sia finanziariamente che politicamente, la RTV di Novi Sad, capitale della Vojvodina, ha resistito a tale influenza grazie al fatto che il governo di questa provincia della Serbia, sin dalla dalla caduta del regime di Slobodan Milošević nell’ottobre del 2000, è sempre stato nelle mani della coalizione guidata dal Partito democratico, dopo le ultime amministrative all’opposizione.
I fatti
Dieci giorni dopo le elezioni, il 4 maggio, il direttore editoriale della RTV, Slobodan Arežina, era stato sostituito da un consiglio di amministrazione ad-interim della tv, nominato pochi giorni prima delle elezioni, il 19 aprile, su decisione dell’Organo regolatore dei media elettronici (REM), il quale è sotto diretta influenza del governo di Belgrado.
Già in quell’occasione si era insinuato il sospetto che il premier stesse preparando il terreno per assumere il controllo dell’ennesimo media serbo.
Dinamica già chiara però a chi lavorava alla RTV: all’inizio di aprile il direttore generale Srđan Mihajlović aveva sanzionato la giornalista Svetlana Božić Krainčanić con una riduzione dello stipendio, perché ad una conferenza stampa aveva rivolto al premier una domanda formulata da un’organizzazione non governativa che quel giorno protestava davanti alla sede del governo. La giornalista aveva chiesto a Vučić quello che in pochi suoi colleghi in Serbia avrebbero osato chiedere: cosa pensasse del progetto della “grande Serbia” che sosteneva durante le guerre degli anni Novanta quando era segretario generale del Partito radicale serbo di Vojislav Šešelj e se oggi ha preso le distanze da quella linea politica.
Dopo la rimozione di Slobodan Arežina sono seguite, da un giorno all’altro, le rimozioni di giornalisti e redattori dei programmi informativi. Alla fine il bilancio è che 18 persone di rilievo della RTV non faranno più quello che hanno fatto fino al mese scorso. Alcuni di loro hanno detto di essere stati contattati telefonicamente per essere informati che dal giorno dopo non avrebbero più condotto o redatto le trasmissioni. Per la nuova amministrazione queste persone hanno lavorato “in modo non professionale, non equilibrato, di parte” e di conseguenza gli indici di ascolto della televisione sarebbero scesi.
Una tv di successo
Tuttavia i fatti indicano ben altro. Negli ultimi anni erano stati proprio i redattori e i direttori licenziati oggi, insieme ad una squadra di giovani giornalisti, a trasformare con successo un servizio pubblico di provincia in una tv molto seguita. Secondo Arežina negli ultimi quattro anni gli ascolti sono cresciuti addirittura del 45% rispetto ai dati del 2010. A ciò ha contribuito anche il fatto che la maggior parte dei media negli ultimi quattro anni, da quando c’è al governo Aleksandar Vučić, sono diventati al servizio del premier e del suo partito.
Una situazione evidenziata anche da un’inchiesta del portale BIRN, secondo la quale durante la campagna elettorale nelle televisioni più guardate (RTS, Pink e B92), per due settimane sono andate in onda prevalentemente le dichiarazioni di Vučić. È stato calcolato che soltanto nei notiziari sono state trasmesse 121 dichiarazioni del premier per una durata complessiva di 67 minuti. Al secondo posto, il leader del Partito socialista della Serbia e ministro degli Esteri Ivica Dačić che ha avuto in tutto 7,3 minuti, con sole 19 dichiarazioni.
Ma non si tratta solo della campagna elettorale, negli ultimi quattro anni nei media più seguiti e più letti dominano il governo serbo e il premier, ogni tono “dissonante” è valutato da Vučić come un attacco contro lo stato e ogni individuo che lo critica prima o poi viene demonizzato dai media filogovernativi.
RTV è riuscita invece a mantenere programmi dove si dibatte, dove si confrontano opinioni diverse, ma anche trasmissioni con reportage dove si parla apertamente dei problemi non solo della Vojvodina ma dell’intero paese, con interviste, cioè tutte quelle pratiche giornalistiche che sono sparite dalla televisioni con frequenza nazionale. Ciò che non sono riusciti a fare, come ha dichiarato il direttore Slobodan Arežina che appunto è stato sostituito, è di intervistare il premier. Anche quando veniva a Novi Sad ignorava l’invito di rispondere alle domande dei giornalisti del servizio pubblico della Vojvodina. In questo non sono da soli, il premier Vučić ha introdotto nei media la prassi di andare negli studi televisivi dove ci sono i giornalisti scelti da lui e di rispondere alle domande che nella maggior parte dei casi sono state preparate prima.
Legalità
“Mi sembra che per la prima volta le cose vengano fatte secondo la legge”, ha risposto brevemente il premier alla domanda sulle rimozioni in seno a RTV. Ma nemmeno questo è vero. La nuova amministrazione che ha sostituito i giornalisti non è stata scelta con un concorso pubblico come richiesto dalla legge, “gode dello status di facente funzione, che è una soluzione di transizione e non aveva alcun diritto di fare ciò che ha fatto”, si legge nel comunicato di oltre un centinaio di impiegati della RTV che si sono ribellati alle sostituzioni.
Nonostante il sostegno delle associazioni giornalistiche serbe e internazionali, della solidarietà dei cittadini durante le proteste e di parte dell’opinione pubblica, i giornalisti in rivolta della RTV non credono in un successo delle loro azioni. Aleksandar Vučić con la recente schiacciante vittoria elettorale ha ottenuto dai cittadini un altro mandato per formare il nuovo governo, e gode del sostegno dei funzionari internazionali per la sua politica pro-europea, benché con le sue decisioni e le sue azioni violi sovente i diritti europei di libertà di espressione e di informazione.
La programmazione della RTV è già stata adattata a misura del governo e gli autori delle trasmissioni che sono rimaste in programma aspettano solo il momento in cui i nuovi redattori, che prima dirigevano le stesse trasmissioni, trovino un altro lavoro. Oppure finiranno sulla strada come i numerosi colleghi che non hanno accettato di sottomettere la propria professione agli interessi di un partito e del suo grande leader.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto