Serbia: voto anticipato il 24 aprile
Il premier e leader del partito di maggioranza Aleksandar Vučić dovrà fare i conti con l’opposizione filoeuropea e l’ultra destra per mantenere l’attuale maggioranza assoluta
In Serbia si terranno elezioni parlamentari anticipate il prossimo 24 aprile e il partito al governo, il Partito progressista serbo (SNS) del primo ministro Aleksandar Vučić, si aspetta di riconfermare il proprio dominio sulla scena politica locale. È possibile che dopo le elezioni si arrivi ad un nuovo governo di coalizione, ma la posizione dominante del partito del primo ministro non verrà comunque messa in discussione. Questo significa anche che non c’è da aspettarsi che la Serbia cambi politica per quanto riguarda la questione del Kosovo e dell’integrazione nell’Unione europea.
Vučić si sforza attentamente di soddisfare le richieste di Washington e Bruxelles, sapendo che la loro influenza sugli eventi nella regione è enorme e che, qualora questi lo ritenessero necessario, potrebbero sostenere con forza l’opposizione e mettere l’SNS in una situazione difficile. Tuttavia, l’Occidente non cambierà la propria posizione nei confronti di Vučić fintanto che questi mostrerà la capacità di saper controllare la situazione nel paese e di collaborare quando si tratta del Kosovo o di altre importanti questioni politiche.
Le forze politiche di orientamento liberale e filo-europeo in Serbia sempre più spesso però si interrogano circa la sincerità dell’approccio filo-europeo dell’attuale coalizione di governo. Nei fatti non si è mai verificato un definitivo rafforzamento delle relazioni con Bruxelles e Washington perché l’insieme dei sostenitori dell’attuale primo ministro non è mai stato realmente schierato né per l’integrazione nella NATO né per l’integrazione nell’Unione europea. E per questo è difficile emerga un particolare entusiasmo filo-europeo.
D’altro canto, sui principali media serbi, le posizioni filo-russe rimangono consistenti e su giornali influenti, come Politika o Večernje Novosti, sono sempre più evidenti i tentativi di riabilitazione dello "spirito degli anni novanta", e quindi della figura di Slobodan Milošević e della politica che questi ha condotto.
Vučić, da parte sua, non può permettersi di discostarsi dalle idee nazionaliste condivise dalla maggior parte dei suoi sostenitori, quindi in campagna elettorale cercherà di attenersi al principio "sia Europa che Russia", non sottovalutando i danni che potrebbero arrivare dalle accuse dell’opposizione filo-europea di mirare ad un ritorno allo "spirito degli anni novanta".
La coalizione di governo è in campagna elettorale già da mesi e si sforza di convincere l’opinione pubblica di essere in grado di risollevare l’economia, di consolidare la posizione internazionale della Serbia e che un’eventuale vittoria dell’opposizione condurrebbe al caos e a criminalità diffusa. Adesso che le elezioni anticipate sono state indette ufficialmente, queste tendenze si rafforzeranno e l’opposizione si troverà ancor di più sotto pressione e la manipolazione dei media controllati dall’alto sarà ancor più evidente.
Il governo può aspettarsi che una parte della comunità internazionale brontoli su queste questioni, ma conta sul fatto che l’UE e gli USA chiuderanno un occhio e le considereranno come piccoli e tollerabili "vizi di forma". Ovviamente solo nel caso l’approccio politico sul Kosovo e sull’integrazione europea non cambi e se non si verifica un ulteriore avvicinamento tra Belgrado e Mosca.
Alleanze
L’SNS mira a riconfermare la maggioranza assoluta in parlamento e per questo ha inasprito il suo approccio nei confronti dell’attuale partner di governo, il Partito socialista serbo (SPS), al fine di indebolirlo e di accaparrarsi parte dei suoi elettori. Vučić ha convinto il Partito dei pensionati uniti di Serbia (PUPS), che da anni è alleato con l’SPS, ad unirsi all’SNS. Questa mossa tutt’altro che amichevole non è stata accolta con entusiasmo dai socialisti, che hanno comunque reagito con tranquillità e riserbo.
L’SNS evidentemente è convinto che un eventuale raffreddamento dei rapporti con l’attuale partner di coalizione, l’SPS, non possa essere particolarmente pericoloso. L’SPS riuscirà sicuramente a superare lo sbarramento elettorale (5%), ma Vučić è convinto non sia nelle condizioni di entrare in coalizione di governo con nessun altro se non con l’SNS. In altre parole, i socialisti dovranno scegliere tra una coalizione con l’SNS alle condizioni che gli verranno offerte oppure restare all’opposizione.
Le cose potrebbero cambiare solo se l’SPS e qualche altra componente dell’attuale opposizione riuscissero ad ottenere un risultato sorprendente e fossero in grado di formare una coalizione di governo mettendo l’SNS all’opposizione. Si tratta però solo di una supposizione teorica.
Il messaggio pre elettorale del blocco di governo sarà una chiamata all’unità di tutti attorno al partito, che è assolutamente in armonia con il consolidato approccio populista che caratterizza Vučić. L’SNS si sta sforzando di inserire nella propria lista elettorale il maggior numero di personaggi dello sport, giornalisti, scrittori e altre personalità famose, in generale persone di destra che sono apertamente orientate su posizioni euroscettiche nonché schierate con la Russia, oppure che sono poco orientate all’integrazione europea.
L’SNS terrà con sé anche i partiti delle minoranze nazionali e altri partiti minori. Vučić ha stipulato un accordo di coalizione ad esempio con il Partito del rinnovamento serbo (SPO), il sui leader, Vuk Drašković, può contare su diverse decine di migliaia di elettori che non l’hanno mai abbandonato. Al primo ministro è necessario l’appoggio dell’SPO per attirare l’attenzione degli elettori schierati su posizioni filo-europee. Drašković ha infatti un orientamento spiccatamente filo-europeo e il suo partito negli anni novanta era il principale avversario del regime di Slobodan Milošević.
L’opposizione
L’opposizione si prepara alle elezioni anticipate senza un’idea né un progetto chiari. I partiti di orientamento filo-europeo possono lamentarsi del rafforzamento del potere autoritario, del soffocamento delle libertà democratiche e dei media, del mancato rispetto della legge e altri problemi, ma questo non gli frutterà molto. I diritti civili, i diritti umani, le libertà, la democrazia e il rispetto delle regole sono importanti per una parte relativamente piccola della popolazione istruita, mentre la stragrande maggioranza è più incline al populismo.
L’opposizione cercherà di mettere in primo piano gli indicatori che dimostrano i deboli risultati ottenuti in questi anni in campo economico e il continuo peggioramento degli standard di vita, ma è poco realistico che ciò sia in grado di contrastare l’acuta campagna elettorale del blocco di governo che rivendica ampie riforme, affermando che il paese si trova sulla strada giusta e che l’SNS è l’unica forza in grado di garantire stabilità politica e sviluppo economico.
L’opposizione serba di orientamento filo-europeo, come c’era da aspettarsi, si presenterà alle elezioni divisa in due raggruppamenti. Uno sarà composto dal Partito democratico (DS), che è stata la principale forza di governo fino all’arrivo al potere di Vučić e dell’SNS, e i suoi alleati, e l’altro sarà formato dal Partito socialdemocratico (SDS) dell’ex presidente della Repubblica nonché ex leader del DS, Boris Tadić. Due blocchi che mirano a ottenere qualche seggio in più in parlamento, anche se gli analisti ritengono che già mantenere lo stesso numero di posti sarà un buon risultato.
Il potenziale del raggruppamento del DS è sicuramente più marcato. Oltre al DS, che può contare sul sostegno dei suoi elettori tradizionali, nella coalizione vi sono anche diversi partiti che hanno influenza a livello locale e che possono portare un numero rilevante di voti. Ciononostante anche il raggruppamento guidato da Tadić dovrebbe riuscire a superare lo sbarramento.
L’opposizione nazionalista di destra è rimasta anch’essa divisa in due raggruppamenti, uno guidato dagli ultra nazionalisti del Partito radicale serbo (SRS), e l’altro dal Partito democratico della Serbia (DSS) e dal movimento Dveri. Sono tutti espressamente contrari all’ingresso della Serbia sia nell’UE che nella NATO e vogliono una maggior collaborazione con la Russia. È del tutto verosimile che entrambi i raggruppamenti entrino in parlamento e che quindi in campagna elettorale l’SNS dovrà "colpire" violentemente allo stesso modo sia il blocco filo-europeo che quello dell’ultra destra.