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Serbia: sulla strada della scienza

Srđan Verbić, ministro serbo della Scienza, dell’Educazione e dello Sviluppo tecnologico ha le idee chiare: nuove leggi sull’istruzione e progetti europei per dare ossigeno alla ricerca scientifica e aumentare il suo ruolo sociale in funzione dello sviluppo del paese. Un’intervista

02/01/2015, Nataša Stuper -

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Srđan Verbić

Sono più di 12.500 gli scienziati in Serbia, un paese che oggi conta più di 7 milioni di abitanti e che nel 2013 ha avviato ufficialmente il processo di adesione all’Ue. Nonostante il forte interesse per la scienza, la sua crescita è stata a lungo inibita dall’assenza di fondi per la ricerca; è stato questo uno dei motivi che ha spinto, nel luglio scorso, oltre 3.000 scienziati a protestare in piazza con lo slogan Salviamo la Scienza (Spasimo Nauku).

Ed è proprio con la volontà di salvare la scienza che nel maggio scorso il giovane scienziato Srđan Verbić ha assunto la guida del ministero della Scienza, dell’Educazione e dello Sviluppo tecnologico . Laureato in Fisica teorica all’Università di Belgrado, Verbić ha lavorato per anni nel settore dell’educazione ed è noto per il suo impegno nella promozione della scienza in Serbia e per essersi impegnato per più di 20 anni nella formazione scientifica delle nuove generazioni.

Quali sono i suoi progetti e indirizzi programmatici per lo sviluppo scientifico della Serbia?

Lo sviluppo della scienza non è possibile senza migliorare l’istruzione superiore, che è la porta d’ingresso verso il progresso scientifico. Ecco perché uno degli obiettivi più urgenti che abbiamo stabilito accettando l’incarico nel maggio di quest’anno è stato quello di modificare la Legge sull’istruzione superiore. Le novità introdotte consentiranno di migliorare la qualità non solo dell’istruzione scolastica, ma anche di quella universitaria e post universitaria.

Per quanto riguarda la ricerca scientifica, ci stiamo impegnando per fornire agli scienziati i mezzi per lavorare e superare le ristrettezze finanziarie. Stiamo lavorando per modificare la normativa di che regola la ricerca scientifica, e ciò richiederà il comune impegno di ricercatori e di noi funzionari del ministero.

Per quel che riguarda i sostegni finanziari riteniamo che una delle soluzioni possibili possa essere il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di scienziati e progetti serbi nel programma europeo Horizon2020. E il ministero ha fatto propria immediatamente questa volontà promuovendo il programma e offrendo assistenza ai soggetti intenzionati a candidare i propri progetti e a valorizzarne i risultati, applicando rigorosamente i criteri di legge. I primi risvolti concreti sono gli investimenti nelle infrastrutture e nelle attrezzature di ricerca di base che sono stati possibili grazie a un contratto con la Banca europea per gli investimenti (BEI) per un importo di 400 milioni di euro, che sicuramente contribuirà ad aumentare la qualità del lavoro scientifico.

Con Horizon2020 siete a riusciti ad attirare circa 4,5 milioni di € di finanziamenti erogati per la modernizzazione della ricerca, il rafforzamento delle risorse umane e la collaborazione con altri centri scientifici europei. Qual è il segreto del successo e che cosa ci si aspetta con il nuovo programma?

Ci sono molte ragioni per le quali gli scienziati serbi hanno ottenuto un successo significativo. Ne citerò solo alcuni. A differenza di molti settori della vita e del lavoro in Serbia, i ricercatori serbi, nonostante le guerre e i terribili periodi di isolamento negli anni Novanta, sono riusciti a mantenere legami con i loro colleghi in altre parti del mondo. Questo è stato estremamente importante per essere considerati all’interno dei programmi europei di ricerca e innovazione, perché non c’è stato bisogno di costruire rapporti dall’inizio.

Inoltre, a causa della situazione economica sfavorevole, il budget che la Serbia destina ogni anno alla scienza rimane uno dei più bassi in Europa e ammonta solo allo 0.34% del PIL. Gli scienziati sono quindi motivati a impegnarsi di più in progetti che sono finanziati in altri modi. Per non dire che la cooperazione con le realtà scientifiche di altri paesi offre nuove opportunità di lavoro e aumenta notevolmente la qualità della loro.

Da Horizon2020 ci aspettiamo molto, perché siamo in costante contatto con un gran numero di scienziati che hanno mostrato interesse per questo programma. Stiamo cercando continuamente di motivarli ancora di più e aiutarli a candidare i loro progetti.

L’anno scorso è stata organizzata la prima conferenza per la Promozione della Scienza nei Balcani. Che cosa è stato raggiunto con questo Congresso e qual è secondo lei il ruolo della scienza nel processo di adesione della Serbia all’UE?

SCIPROM, organizzata dal Centro per la Promozione della Scienza, sotto il patrocinio dell’UNESCO, è stata la prima conferenza regionale sulla promozione della scienza in Serbia. Ha visto riuniti molti esperti nel campo della promozione scientifica, in presenza di rappresentanti e scienziati di organizzazioni governative e non governative e di tantissimi appassionati. Lo scopo era quello di creare una rete in grado di rafforzare il rapporto tra scienza e società. È ben noto che la scienza, e la conoscenza in generale, e il loro interfacciarsi con la società sono estremamente importanti per lo sviluppo economico. Personalmente, ancor prima del mio incarico da ministro, sono stato molto attivo nella promozione della scienza, e ora osservo tutti gli eventi in questo settore con interesse e da una nuova angolazione.

Quali sono le aree scientifiche più sviluppate in Serbia e in quale campo si sono ottenuti i risultati migliori?

Siamo in grado di confrontarci con scienziati europei nel campo della fisica, della chimica e nel settore informatico. L’Università di Belgrado è l’unico istituto dei Balcani a posizionarsi nella lista delle migliori università del mondo secondo lo Shanghai Ranking. E questa lista è un riflesso del potenziale scientifico del paese. Considerando il successo di Horizon2020, così come la partecipazione dei nostri scienziati in alcuni progetti scientifici importanti e grandi come, per esempio, il CERN, direi che i ricercatori in Serbia, soprattutto considerando il modesto investimento, sono eccellenti.

Qual è il rapporto tra la ricerca universitaria e quella industriale, cioè tra i risultati scientifici e la loro applicazione effettiva?

Negli ultimi anni stiamo lavorando molto per creare uno stretto rapporto tra scienza ed economia, investendo nell’innovazione, creando incubatori tecnologici e scientifici, anche attraverso l’applicazione della conoscenza e della scienza nelle piccole e medie imprese. Purtroppo non posso dire che al conseguimento dei risultati scientifici segua sempre una loro concreta applicazione pratica, ma la soluzione di questo problema è una delle priorità dell’attuale governo.

Politica e scienza: quale è il loro rapporto? La politica affronta i temi bioetici, molto controversi a livello europeo, quali i diritti dei pazienti (ad esempio l’accanimento terapeutico, l’aborto, l’eutanasia, gli esperimenti sulle cellule staminali embrionali, OGM, ecc)? Qual è la posizione della Serbia e qual è la reazione dell’opinione pubblica su questi temi?

Ultimamente l’opinione pubblica sta dimostrando, seppur lentamente, un maggiore interesse per questi argomenti quali, ad esempio, l’eutanasia e la gestazione surrogata, che potrebbero essere regolati con una legge civile generale. Ed è proprio dagli scienziati che mi aspetto il maggior contributo, basato sulla realtà dei fatti e non sulle opinioni. Questo è uno dei ruoli principali della scienza e quindi la comunicazione degli scienziati con il pubblico è più che necessaria.

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