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Serbia: quale futuro per le ONG ?
Il sunto di una ricerca pubblicata sul settimanale Vreme. Un punto di vista dalla Serbia sul mondo delle ONG nel proprio Paese. L’articolo è tratto da Le Courier des Balkans.
Traduzione a cura dell’Osservatorio sui Balcani
Prima della caduta di Milosevic le ONG erano percepite come organizzazioni che si opponevano al regime, vere e proprie "nemiche dello Stato", "spione". Dopo il 5 ottobre del 2000 questa terminologia è sparita ma le relazioni delle ONG con le istituzioni statali non sono, nei fatti, cambiate di molto. Contrariamente agli altri Paesi dell’area la Serbia non ha ancor approvato una legislazione specifica in modo da mettere le ONG nelle condizioni di svolgere al meglio le proprie attività.
Le ONG non sono omogenee e la classificazione più facile per distinguerle riguarda i loro campi d’attività. In Serbia le più numerose operano in quello dell’assistenza umanitaria ed in quello sociale (273), seguite da chi si occupa di arte e cultura (233), di ambiente (199) e di difesa dei diritti dell’uomo (170). Le ONG costituite da esperti, quelle che si autodefiniscono "think tanks" sono invece le meno numerose (26).
Una categoria del tutto speciale è rappresentata dalle organizzazioni ‘pro-governative’. In questa categoria rientrano le ONG vicine a rappresentanti istituzionali che le sostengono. Secondo Dusan Janjic, presidente del Forum per i rapporti interetnici, queste ultime assomigliano molto a "sale d’attesa" per esponenti politici prima che questi ultimi ricevano un incarico governativo. Molte di queste ONG hanno instaurato rapporti proficui con i vari Ministeri, ma questa è un’eccezione rispetto alla maggior parte delle organizzazioni non governative.
Senza entrare nel merito dell’importanza delle loro richieste e della possibilità di realizzarle nel concreto, il mondo delle ONG serbe esige però alcune risposte. Innanzitutto l’adozione di una legge sulle ONG che rappresenta una delle pre-condizioni per avviare il cammino verso l’Europa. Una proposta di legge è stata depositata in Parlamento già tre anni fa ma non è stata mai adottata. Le motivazioni? Le lentezze dell’iter parlamentare ed il fatto che non figura sulla lista delle priorità governative. Le ONG sono attualmente registrate secondo la legge che regolamenta le organizzazioni sociali e le associazioni di cittadini. L’inesistenza di una legislazione specifica in materia ha fatto si che molte ONG, almeno in passato, non si siano registrate ed abbiano operato "illegalmente". Il Ministero degli interni durante l’era di Milosevic infatti non era molto indulgente quando si trattava di concedere il permesso ad avviare proprie attività alle varie associazioni. Ora la situazione è cambiata e tutte le ONG sono registrate e le loro attività formalmente riconosciute. La Serbia non ha neppure una legge che regolamenta il lavoro delle ONG internazionali, che operano su un’autorizzazione emessa dal Ministero degli esteri.
Le ONG in Serbia sono soggette a tassazione e questo complica ulteriormente il loro lavoro. Le organizzazioni con budget medio (dai 5.000 ai 50.000 euro) superano il minimo imponibile e le organizzazioni internazionali sono a volte spinte, a causa della tassazione, a lasciare il Paese. Sono i donatori internazionali a finanziare la maggior parte delle attività del terzo settore in Serbia. Le altre fonti di finanziamento sono rappresentate dall’autofinanziamento, dal settore privato e da fondi statali. Un sondaggio realizzato dall’ "NGO Policy Group", istituto di ricerca indipendente, dimostra che solo il 51,64% delle ONG concordano nel rendere pubblici i loro budget e le loro fonti di finanziamento. L’ultima finanziaria della Serbia ha destinato 1,11 miliardi di dinari per il 2003 alle ONG (da questa cifra sono escluse le ONG che si occupano di formazione universitaria alle quali sono destinati fondi del Ministero dell’educazione). Cifra assolutamente non sufficiente a garantire la sopravvivenza delle ONG esistenti.
L’Ungheria, nel 1996, ha adottato una legge che prevede la donazione di ogni contribuente dell’1% delle imposte a favore del settore non-governativo. In Croazia le ONG possono organizzare giochi d’azzardo per raccogliere fondi. Il Montenegro ha adottato una legge sulle organizzazioni non governative nel 1999. Quest’ultima regola il funzionamento delle ONG straniere e locali in modo semplice ed efficace. Lo stato è obbligato a favorire e sostenere lo sviluppo del settore civile, le ONG godono di esenzioni dalle tasse (sino a 4000 euro), il reddito che creano è esente da tassazione. Sono esonerate inoltre dall’IVA e dalle tasse sugli immobili. Le ONG serbe sono ancora lontane da tutto questo e la realizzazione dello stesso progetto è meno caro in Montenegro che non in Serbia. Piccole o grandi, più o meno efficaci, tutte le ONG hanno difficoltà a far conoscere all’opinione pubblica i loro successi ed i risultati ottenuti. Difficoltà non solo legate all’indifferenza dell’opinione pubblica ma anche all’incapacità delle ONG di ben valutare il lavoro svolto ed esprimerlo in dati divulgabili. Inoltre su alcune questioni si confrontano contemporaneamente istituzioni statali e molte ONG. In questi casi è difficile valutare l’apporto di ciascuno, e quello del settore civile risulta sempre il meno valorizzato.
Per Nenad Konstantinovic, di Otpor, le ONG hanno quattro funzioni peculiari che vanno anche a definire i loro rapporti con il governo. Si trovano spesso a sostenere la realizzazione di programmi governativi specifici destinati a determinati gruppi sociali; realizzare direttamente progetti in partenariato con istituzioni statali; prendere posizioni critiche nei confronti del governo stesso; esercitare un controllo sull’attività governativa e monitorare le attività delle varie istituzioni statali. Le ONG hanno anche richiesto una "sedia verde" in Parlamento per poter partecipare ai lavori ma questo sembra un passo troppo lungo per una società che sta andando ancora a lezione di democrazia.
Quasi tutte le ONG in Serbia lavorano su progetti. Ma i donatori internazionali si stanno ritirando ed i fondi raccolti localmente sono insufficienti a garantire la sopravvivenza del numero d’ONG esistenti attualmente. Sonja Liht, della Fondazione Open Society, ritiene che le ONG non debbano permettere che siano i donatori a dettare le priorità, e nemmeno devono accettare lavori su commissione. La Liht è convinta che i donatori non hanno presente i problemi chiave della società serba. "E’ compito delle ONG conoscere i bisogni della società".
Nonostante tutte le difficoltà il settore non-governativo sarà uno degli attori principali dello sviluppo sociale della Serbia. Le ONG aiutano a stabilire alcuni standard che poi le istituzioni fanno propri, sotto la pressione della comunità internazionale. Dati recenti dimostrano come il 58% degli attivisti membri di ONG sono laureati, il 5% ha un dottorato di ricerca. Nonostante tutte le difficoltà questo settore è riuscito quindi a riunire un gran numero di intellettuali.
Il settore non-governativo ha dimostrato, dopo la caduta di Milosevic, cosa può fare. E’ tempo di capire che questa fase non rappresenta la fine, ma l’inizio delle sue attività.
Sunto di una ricerca condotta da Tatjana Andrijasevic, Gordana Popovic, Ana Stankovic, Nada Veljkovic. Coordinatore di ricerca Aleksandar Ciric.
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