Serbia: pensare in piccolo
Nonostante la retorica sulla loro importanza, le piccole e medie imprese non ottengono grandi favori dai governi dei Balcani. Decenni dopo l’abbandono delle vecchie politiche industriali le condizioni in cui operano cambiano molto lentamente. Un’intervista a Aleksandar Gračanac, coordinatore dell’Associazione degli imprenditori della Camera di commercio della Serbia
I governi parlano molto di Piccole e medie imprese (PMI) ma poi, quando si va a verificare le politiche e le misure adottate nel concreto, non si incontra un quadro chiaro di sostegno. Quale la situazione in Serbia?
Le piccole e medie imprese vengono viste come generatrici di ricchezza, di occupazione, di sviluppo locale. Il ruolo produttivo delle PMI è del resto la chiave per la crescita di ogni Paese. In Europa le PMI rappresentano il 99,8% di tutte le aziende ed occupano il 67,1% dei lavoratori del settore privato. Quest’anno la Banca europea per gli investimenti (BEI) finanzierà piccole e medie imprese per circa 30 miliardi di euro.
Anche in Serbia le PMI rappresentano oltre il 99% del totale delle aziende e forniscono i 2/3 dell’occupazione nel privato. Realizzano poi i 2/3 del fatturato dell’intera economia serba e producono circa il 60% del Prodotto interno lordo.
Anche se l’importanza delle PMI è conosciuta e riconosciuta questo settore dell’economia si trova però ad affrontare molti problemi, che non vengono risolti ma, al contrario, continuano ad accumularsi.
La Carta europea per le PMI (SBA) definisce 10 principi, che vengono spesso chiamati i “dieci comandamenti per la crescita delle PMI”. Trova terreno fertile in Serbia?
Il settore pubblico dovrebbe riconoscere il ruolo e l’importanza delle PMI quando crea l’ambiente normativo e di regole in cui queste si trovano ad operare, e dovrebbe partire dal rispettare un principio sancito proprio nella Carta europea delle piccole imprese (SBA): “Pensa innanzitutto in piccolo”. E’ un principio che migliora l’approccio generale della politica al mondo dell’impresa. La Serbia ha iniziato ad implementare quest’anno la SBA ma non è un processo semplice.
Perché?
Nello specifico del panorama economico serbo i debiti delle aziende pubbliche e i ritardi dei loro pagamenti spesso condizionano il lavoro di molte altre aziende, in particolare di quelle medie e piccole ed a volte portano alla bancarotta di aziende del tutto sane.
L’attuale ritardo nei pagamenti delle aziende statali è di 128 giorni e porta a un circolo vizioso di indebitamenti dove solo lo Stato ha meccanismi per raccogliere liquidità attraverso tasse, contributi sociali o altri provvedimenti.
L’introduzione di un sistema di registrazione delle fatture delle aziende presso la Banca centrale dovrebbe creare un meccanismo di supervisione e di controllo. Questo è il motivo per cui il Forum delle piccole e medie imprese ha proposto che il governo approvi con decreto d’urgenza l’introduzione dell’obbligo, per le aziende statali, del pagamento entro 60 giorni, mentre i riceventi il pagamento devono rispettare i 5-7 giorni per i pagamenti dovuti ai loro sub-contraenti. Inoltre rispetto ai debiti esistenti si dovrebbe prevedere che le aziende pubbliche li ripianino entro 30 giorni, e se questo non avviene che vengano sospese le risorse messe a loro disposizione. Questo decreto avrebbe un’importanza cruciale per la sostenibilità del settore delle PMI.
Degli arretrati statali infatti, il 40% sono debiti con il settore delle PMI. In Serbia circa 300.000 piccoli imprenditori sono coinvolti. Tra loro solo 1800 sono aziende di media grandezza, oltre il 95% sono microimprese (massimo 10 dipendenti). Un decreto del genere sarebbe, lo ribadisco, cruciale.
Quali gli altri problemi che frenano lo sviluppo delle PMI in Serbia?
Abbiamo già nominato la questione dell’insolvenza; poi ci sono problemi legati alla regolamentazione del mercato; l’eliminazione del mercato nero e infine la capacità di assicurare sostegno finanziario a quei progetti che abbiano carattere innovativo nel far crescere le PMI. Ma potremmo anche proseguire con con l’eliminazione dell’evasione dell’IVA, l’eliminazione delle frodi; una protezione legale che sia più puntuale; l’implementazione effettiva delle decisioni delle sentenze dei tribunali e l’eliminazione della pratica attuale che spesso porta alla non-condanna dei debitori con pesati conseguenze su quelle PMI e quegli imprenditori che operano onestamente.
Sembrano molte le questioni aperte, si è fatto qualcosa a proposito?
Negli ultimi dieci anni non è stata adottata neppure una legge che avesse un carattere sistemico per migliorare questo segmento specifico dell’economia. Tutto viene fatto attraverso decreti governativi, per superare le emergenze, ma senza che questo porti a miglioramenti sul lungo periodo.
Quale la situazione dell’accesso al credito?
Lo sviluppo e il finanziamento di progetti innovativi non è possibile alle condizioni poste dalle banche commerciali, sarebbe necessario istituire una “Banca per lo sviluppo”, solo quest’ultima potrebbe garantire la spinta necessaria.
E per quanto riguarda i tempi lunghi della burocrazia?
Rimane un problema enorme, nonostante alcuni miglioramenti recenti. E’ necessario adottare standard europei che prevedono proporzionalità a seconda della grandezza delle aziende e misure legislative ed amministrative più consone delle attuali per le piccole aziende. Servirebbe poi rivedere la coerenza tra le varie leggi in vigore, superare la tendenza di adottare i regolamenti attuativi di una legge solo a molti mesi dall’approvazione della stessa ed infine eliminare la cattiva pratica dell’approvare leggi senza confrontarsi con le parti economiche coinvolte.
Ma in Serbia le PMI riescono effettivamente a far sentire la propria voce? Come sono organizzate?
La Camera di commercio della Serbia si coordina con le PMI attraverso il Consiglio delle PMI e l’Associazione degli imprenditori. Vi è poi un’altra istituzione, il Forum delle PMI, che opera dal 2008. Il ruolo di quest’ultimo è stato riconosciuto sia a livello nazionale che europeo.
Al punto 58 del documento per l’implementazione delle raccomandazioni effettuate dalla Commissione europea nel report annuale 2010 sulla Serbia, al governo è richiesto di coinvolgere nel dialogo sulle riforme economiche proprio il Forum.
Dialogo che è stato effettivamente avviato?
E’ stata preparata una piattaforma per il confronto tra Camera di commercio e Forum delle PMI, divisa in 4 capitoli e 10 punti sui quali è stata avviata una discussione. Il 2 febbraio scorso inoltre una delegazione di dieci persone del Forum ha incontrato il primo ministro, i ministri competenti in materia e i leader di altre istituzioni chiave. Si è discusso di questioni quali insolvenza, finanza, questioni amministrative, spesa pubblica, economia grigia, politiche di tassazione, imprenditoria femminile, trasferimento di tecnologia e ruolo della comunità accademica. Vi è stata una risposta positiva del governo ed incontri di questo tipo continueranno.
Mi può indicare un elemento di forza delle PMI in Serbia sul quale puntare per il loro sviluppo?
Le aziende a guida familiare sono una grande occasione di sviluppo per la Serbia. Quando però iniziano ad ingrandirsi e ad assumere personale hanno bisogno di rispettare determinati parametri di governance aziendale. Ne hanno tanto più bisogno proprio perché vi sono coinvolti legami e dinamiche familiari. Proprio sulla questione della governance si lavora già con alcuni progetti, ma occorre continuare ad insistere.