Serbia: OGM e politica

Un articolo di NIN sugli OGM e la politica locale. Un’interrogazione sulle possibilità che le multinazionali degli organismi geneticamente modificati possono entrare in Europa attraverso i paesi dell’est

23/04/2004, Redazione -

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Concludiamo la nostra mini rassegna sullo stato degli alimenti e sulla presenza di OGM nei Balcani con questo articolo del settimanale belgradese NIN. Il quale affronta il tema degli organismi geneticamente modificati in relazione alle manovre più o meno visibili degli attori della politica locale. Il titolo è nostro.

Scrive Gorislav Papić, pubblicato sul settimanale belgradese NIN, l’11 marzo 2004

Traduzione di Luka Zanoni

Benché sembra che la costituzione non si spalmi sul pane Koštunica presiedendo il programma del nuovo governo ha avuto modo di parlare di ciò di cui si vive. Ossia, ha annunciato che "il nuovo governo impedirà in modo normativo e rigoroso l’introduzione nella produzione e nella messa in commercio di coltivazioni e prodotti alimentari geneticamente modificati".

Alcune parole del premier sulla contrarietà al cibo con aggiunta di organismi geneticamente modificati hanno fatto da bel contorno al discorso generale sulla ricostruzione dello stato serbo e sulla restituzione dell’orgoglio serbo. Ma, tanto la gente quanto la ministra non sono proprio sicuri che ciò sia solo decisione del governo.

Božidar Ćurčić, docente presso la facoltà di Biologia e uomo che in qualità di esperto di scienza e di sviluppo nel primo governo federale post Milošević, contrario al cibo OGM, considera l’aver assegnato Ivana Dulić-Marković alla funzione di ministro dell’agricoltura una contradictio in adjecto. Lui sostiene che la nuova ministra dell’agricoltura sia una lobbista della Monstanto, il maggior produttore mondiale di alimenti geneticamente modificati e che dalla sua funzione di direttrice dell’Istituto federale per le risorse genetiche vegetali e animali si è impegnata in modo massiccio per l’introduzione degli alimenti OGM promovendo l’ingresso della Monsanto. Prima di ciò la signora Dulić-Marković, come afferma il professor Ćurčić, intenzionalmente o per trascuratezza ha rallentato il nostro ingresso in varie organizzazioni internazionali, ha protetto le aziende straniere sul conto dei locali e si è battuta contro un significativo progetto nazionale quale è la banca dei geni. "Insieme con i suoi team di esperti, che hanno un’età media di 22-23 anni, e gente assolutamente incompetente con la quale ha collaborato, come Saša Vitošević e Aleksandra Makaj, ha recato un’inestimabile danno al nostro paese e se il Ministero dell’agricoltura continuerà così, ci avviciniamo ad una triste fine. In particolare quando è in questione l’ambito delle modificazioni genetiche". Božidar Ćurčić nota che nella suddetta presentazione del governo, casualmente o intenzionalmente, non è stato detto che sarà impedita l’importazione di alimenti OGM perché, secondo la sua opinione, si tratta proprio dell’import più pericoloso ed è ciò che più di tutto bisogna bloccare.

Queste affermazioni acquisiscono serietà quando sappiamo che i paesi dell’unione europea e in particolare la Germania e la Francia sono grandi antagonisti degli alimenti OGM che vengono offerti da numerose compagnie quasi esclusivamente degli USA, tra le quali la più conosciuta è la "Monsanto". Nei paesi dell’UE si cerca di ridurre a zero la necessità di questi alimenti e, come da poco ha scritto il londinese "Guardian", esiste un grande timore che la "Monsanto", la "Pioneer" e compagnie simili utilizzino i paesi dell’ex blocco dell’est come cavalli di troia per introdurre i propri prodotti nell’Unione europea. Nel testo del quotidiano londinese si afferma che il principale pericolo è rappresentato dalla Romania e dalla Bulgaria, ma si nomina anche la Serbia come paese attraverso il quale dalla Romania si contrabbandano sementi geneticamente modificate, perlopiù soia e mais. I trasferimenti illegali sono probabilmente anche il motivo per cui l’inverno dello scorso anno in Vojvodina sono apparsi appezzamenti di terreno sui quali è stata coltivata soia geneticamente modificata.

Nonostante siano stati scoperti circa 1.500 ettari seminati con soia modificata, il che è particolarmente pericoloso perché si riflette anche sulla vegetazione circostante, sui terreni, acque e indirettamente sulla salute umana, non sono state applicate le dovute sanzioni. E quando si tratta di queste questioni, le sanzioni sono piuttosto alte nell’ordine dei 400 mila dinari o un anno di reclusione. Per quanto riguarda l’importazione, negli ultimi tre anni Ivana Dulić-Marković ha firmato l’ingresso di almeno 200 mila tonnellate di sementi di soia geneticamente modificata. Però, in questo caso, proprio come anche nel caso di quelle controllate donazioni americane di 50 mila tonnellate di sementi di soia geneticamente modificata che ci è stata offerta dopo l’accordo Montgomery-Labus del 2001, si tratta di modificazioni registrate e come tali si importano in molti paesi europei. Questo dovrebbe significare che non è pericolosa, benché occorra ricordare che nessuno al mondo può garantire l’assoluta sicurezza dei consumatori riguardo il cibo geneticamente modificato, e con esso pure le sementi della soia. È interessante che i documenti relativi ai prodotti importati riportino il segno OGM plus, principalmente firmati da persone che hanno la tessera col segno G17 plus. Miroljub Labus, Saša Vitošević e Ivana Dulić-Marković.

Miroslav Malešević, direttore dell’Istituto per l’orticoltura e agricoltura di Novi Sad spiega questo col fatto che i donatori, non avendo fiducia nelle istituzioni statali, hanno insistito affinché il programma di realizzazione delle donazioni passasse attraverso le organizzazioni non governative. "Perché nel 2001 quando ci furono le maggiori donazioni nell’ambito dell’agricoltura l’ong più organizzata fu il G17 plus e il maggior numero di programmi fu realizzato proprio attraverso di loro". Malešević conferma pure che una determinata quantità di denaro è rimasta a questa, a quel tempo ancora, organizzazione non governativa alla quale lui stesso era vicino.

Mentre Ivana Dulić-Marković a colloquio con NIN nega tutte le accuse. Con un’espressione della faccia del tipo"perché, di nuovo su questo", elenca: "Non sono stata stipendiata dalla ‘Monsanto’. Non sono stata lobbista della ‘Monsanto’. Non ho alcuna relazione con loro". Afferma poi che se avesse relazioni con loro non si vergognerebbe e non lo nasconderebbe perché si tratta di una delle più grandi compagnie multinazionali del mondo per la quale non tutti possono lavorare. "Ma, io mi sono impegnata su un’altra strada, e sotto l’aspetto professionale e in particolare quello finanziario me la passo molto peggio" afferma la ministra. Ciò che ha detto Koštunica durante la presentazione del nuovo governo rimarrà, se sarà la strategia del governo.

"Benché consideri che con i divieti non si risolva nulla, se rimane ad un livello solo dichiarativo. Se facciamo qualcosa di regolato, introduciamo un sistema di controlli, assicuriamo sufficienti quantità di un determinato cibo, allora si tratta già di un’altra cosa. Ma se ci limitiamo a proibire qualcosa, allora non abbiamo fatto nulla". La ministra riconosce di non avere una strategia per lo sviluppo dello stato in ambito agricolo, considera una grande mancanza il fatto che negli ultimi tre anni non sia stata chiaramente definita e promette che nei prossimi mesi ci lavorerà sopra. Dice di essere consapevole che la Serbia ha la capacità di produrre abbastanza sementi di soia, ma a questo si doveva pensare 15 anni fa e porlo come priorità e non consentire che il fondo per il mangime del bestiame diminuisse di anno in anno e poi attaccare qualcuno perché accetta le donazioni straniere.

"Se non avessimo preso quelle 50 mila tonnellate di soia, comunque le avremmo dovute comprare. Perché non c’era mangime per il bestiame". La signora Dulić-Marković rifiuta le affermazioni secondo le quali avrebbe favorito aziende straniere e dichiara che in qualità di ministro difenderà i prodotti locali.

L’esportazione di alimenti sani la intende come una delle possibilità per questo paese in Europa e afferma di essere aperta a qualsiasi consiglio e iniziativa come per esempio quella di Emir Kusturica relativa alla fondazione di un’associazione per la difesa dei pomodori. L’unica cosa che la innervosisce parecchio – afferma – è il non poter lavorare in pace.

La dottoressa Mirijana Milošević, direttrice del laboratorio nazionale per i semi di Novi Sad, crede che la ministra vada lasciata lavorare, che in pratica dimostri di che cosa si occupa. Che abbia o meno relazioni con la "Monsanto", non è una domanda che le si addice, afferma la dottoressa. Però, ci ha confermato di essere stata qualche anno fa con la ministra in America e che in quell’occasione fecero visita alla famosa "Monsanto". Il professor Ćurčić sostiene di essere stato personalmente invitato alla promozione di tale azienda, organizzata dalla Ivana Dulić-Marković senza accordo del governo e senza che fosse ministra, e che suddetta dama, dopo che le fu chiesto a nome di chi stesse facendo tutto ciò, abbia lasciato la presentazione in lacrime. Ma lei questo non se lo ricorda.

Se un semplice cittadino non deve sapere, chi fa lobby per chi, è invece dovere dello stato informare che tipo di cibo acquista. Tutti gli interlocutori di NIN concordano sulla necessità urgente di contrassegnare i prodotti che contengono organismi geneticamente modificati. Mirijana Milošević dice che è giunto il tempo che i consumatori alzino la voce e che lo richiedano. La Milošević afferma di lavorare proprio in quella direzione promovendo il progetto "Novi Sad – città senza cibo OGM". Ivana Dulić-Marković concorda che contrassegnare gli alimenti OGM sia qualcosa di necessario, ma aggiunge che le cose vanno guardate seriamente.

"Tutti vorremmo che ciò accadesse immediatamente, ma la realtà è che sarà possibile nell’arco di almeno cinque anni. Fra l’altro, questa regola non è ancora entrata in vigore nemmeno nei paesi dell’Unione europea", afferma Ivana Dulić-Marković (va notato che l’articolo ha oltre un mese e che la scorsa settimana è entrato in vigore nei paesi UE l’obbligo del contrassegno sui prodotti OGM. Ndt.). Il professor Ćurčić è convinto che lo si possa fare e che lo si debba fare molto prima.

Ma se ancora per cinque anni non sapremo cosa mangiamo, che il premier sappia almeno quale ministro fa lobby per chi. Ossia, cosa "c’è dietro ognuno dei suoi ministri". Un’eventuale ignoranza del premier potrebbe costarci cara.

Sugli OGM nei Balcani vedi anche:
OGM in Bosnia Erzegovina
Alimenti in Montenegro: il profitto è più importante della salute
Scandalo OGM in Croazia

Ancora OGM in Albania
Albania: aiuti geneticamente modificati

Croazia: Organismi Geneticamente Modificati? No grazie
La Serbia e la soia transgenica

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