Serbia: Newton, l’attrazione dei corpi e la ricerca in pericolo

Una straordinaria scoperta di due fisici di Belgrado fa il giro del mondo. In patria, però, la comunità scientifica è in difficoltà per mancanza di fondi e cattiva gestione. Un approfondimento

02/05/2013, Federico Sicurella - Belgrado

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Nikola Tesla durante un suo esperimento

Nel mondo della scienza, dove certi problemi sono assai più semplici rispetto al mondo delle relazioni umane, quello che succede quando due corpi si attraggono è noto da tempo. Per l’esattezza dal 1687, l’anno in cui Newton, con la pubblicazione dell’opera Principia mathematica, rese nota la legge di gravitazione universale. Lo stesso trattato, però, cela anche un enigma che ha affascinato le menti dei fisici nel corso degli ultimi tre secoli. In una proposizione (la 66 del primo libro), Newton afferma che la legge di gravitazione è in grado di descrivere solamente l’interazione tra due corpi. Per il grande scienziato, e per generazioni di fisici dopo di lui, che cosa succede quando tre o più corpi interagiscono (come nel caso della Terra, del Sole e della Luna) è rimasto un mistero da svelare.

L’enigma, noto come “il problema dei tre corpi”, è uno dei più antichi nella storia della fisica, e resta di estrema importanza ancora oggi. Infatti, una migliore comprensione degli effetti della reciproca attrazione gravitazionale fra tre o più corpi celesti consentirebbe di definire con precisione le orbite che essi tracciano e quindi di capire meglio il funzionamento dei sistemi planetari. Dai tempi di Newton, sono state trovate tre cosiddette “famiglie” di soluzioni periodiche, ma esse sono parziali e approssimative, e non esauriscono tutti gli aspetti di questo complesso problema.

Poche settimane fa la situazione è cambiata radicalmente. Il numero di “famiglie” è salito a tredici, e ora la soluzione definitiva del “problema dei tre corpi” sembra più vicina che mai. Il merito di questo straordinario progresso è di due ricercatori dell’Istituto di fisica di Belgrado: Milovan Šuvakov, esperto di fisica delle particelle, e Veljko Dmitrašinović, che si occupa principalmente di radiazioni e di simulazione numerica. La notizia della scoperta è immediatamente circolata nelle principali comunità scientifiche del mondo. Dopo una presentazione ufficiale negli Stati Uniti, la ricerca è stata pubblicata dalla prestigiosa rivista di fisica Physical Review Letters, e ripresa di recente in un articolo di Science.

La revoca dell’accesso alle banche dati accademiche

In un capovolgimento assurdo quanto deprimente, i dettagli di questa ricerca, che ha già fatto il giro del mondo, potrebbero restare inaccessibili proprio alla stessa comunità scientifica serba. A inizio aprile, infatti, alcuni importanti editori scientifici, tra i quali Oxford University Press, hanno deciso di revocare agli istituti di ricerca serbi l’accesso alle principali banche dati accademiche, che raccolgono appunto articoli e saggi pubblicati dalle più importanti riviste scientifiche internazionali. Il motivo della decisione è il mancato pagamento dell’abbonamento per l’anno 2013 da parte del ministero dell’Educazione, della Scienza e dello Sviluppo tecnologico.

Milovan Šuvakov

Lo stato serbo (attraverso il succitato ministero) investe in questo importantissimo servizio dal 2001. La gestione è affidata al KoBSON, il Consorzio delle biblioteche serbe per l’approvvigionamento unificato. Questa piattaforma funziona come “nodo”, ovvero amministra tutte le sottoscrizioni alle banche dati accademiche, che poi vengono rese accessibili ai singoli istituti educativi e di ricerca. Secondo la Società per la promozione e la divulgazione scientifica (DPPN), il cui presidente è lo stesso Milovan Šuvakov (vedi sopra), la causa della cattiva gestione che ha portato al mancato pagamento dell’abbonamento potrebbe essere il vuoto di competenze creatosi con l’accorpamento, avvenuto nel marzo del 2011, del ministero della Scienza con il ministero dell’Educazione.

Quale che sia la ragione tecnica del disguido, la limitata possibilità di usufruire di importanti pubblicazioni accademiche creerà problemi a diverse categorie di utenti. I più colpiti saranno ovviamente gli stessi scienziati e i ricercatori, che correranno il rischio di restare all’oscuro dei progressi più recenti nella propria area di ricerca. Ma questa situazione avrà conseguenze di rilievo anche sullo sviluppo dell’industria tecnologica, e in particolare dei settori che operano nell’ambito del cosiddetto capitalismo cognitivo (ovvero le industrie della creatività), la cui prosperità dipende in larga misura dall’essere al passo coi tempi del progresso scientifico. Infine, a pagare lo scotto saranno anche gli studenti delle moltissime facoltà universitarie del paese che usufruiscono dei servizi del KoBSON.

Alla reazione della Società per la promozione e la divulgazione scientifica, che ha chiesto urgenti chiarimenti sul ruolo della scienza nelle strategie di sviluppo del governo serbo, si sono unite le voci di protesta di varie organizzazioni professionali e di alcuni politici, in particolare dal partito dei verdi (Zeleni Srbije).

Il problema dei finanziamenti alla ricerca

Un altro caso che illustra bene le conseguenze della cattiva gestione dei fondi pubblici destinati alla ricerca scientifica è quello del Centro di ricerca Petnica, situato presso la città di Valjevo. Nel corso degli anni, il centro ha realizzato programmi educativi a carattere scientifico per oltre 3000 studenti delle scuole medie e superiori. Quest’anno, tuttavia, il ministero dell’Educazione, della Scienza e dello Sviluppo scientifico non ha stanziato i fondi necessari per il programma destinato agli studenti di talento, nonostante gli accordi presi l’anno scorso. Il risultato è che il centro sarà probabilmente costretto a cancellare i tradizionali seminari di aprile e maggio, dopo che già in passato aveva dovuto ridurre le spese tagliando l’accesso alle banche dati accademiche e riducendo drasticamente l’acquisto di libri.

Secondo Milovan Šuvakov, il problema dei finanziamenti alla ricerca in Serbia è cronico e generalizzato. In una lunga intervista su Vreme lo scienziato protagonista della recente scoperta relativa al “problema dei tre corpi” afferma che gli investimenti sono al di sotto di tutti gli standard, e che se la situazione non cambierà, nel giro di qualche anno in Serbia non ci sarà nessun tipo di ricerca scientifica di cui varrà la pena discutere. D’altra parte, continua Šuvakov, il paese può contare su numerosi ottimi ricercatori, che lo stato dovrebbe imparare a valorizzare aumentando gli investimenti sulle “eccellenze” e favorendo il “ritorno dei cervelli”.

Alla domanda su come sia possibile risolvere la versione serba del problema dei tre corpi, ovvero dell’interazione tra mondo scientifico, fondi statali e autorità governative, Šuvakov espone la sua ricetta: aumentare il budget destinato alla ricerca scientifica, rispettare criteri meritocratici, e introdurre borse di ricerca per i giovani ricercatori desiderosi di lavorare in gruppo e per richiamare i talenti “fuggiti” all’estero.

Il futuro

Il rischio è che questa ricetta resti un esercizio di buone intenzioni. D’altra parte il governo serbo, pur avendo prodotto negli ultimi anni una serie di documenti strategici in cui si riconosce la fondamentale importanza dello sviluppo scientifico per il progresso della società nel suo insieme, continua a investire nella ricerca meno dello 0.9% del proprio prodotto interno lordo. Pur essendo in linea con gli altri paesi della regione balcanica (che oscillano tra lo 0.02% dell’Albania e l’1.86% della Slovenia), il dato è nettamente inferiore alla media dei paesi dell’Europa occidentale, che si attesta intorno al 2% (dati della Banca mondiale).

Come alcune delle istituzioni e organizzazioni afflitte dai problemi qui descritti hanno affermato, la ricerca scientifica e tecnologica, l’educazione e la divulgazione sono fattori cruciali per lo sviluppo industriale e commerciale del paese. E costituiscono strumenti indispensabili per affrontare gli effetti nefasti della crisi economica. Il governo serbo, tuttavia, non sembra agire in accordo con questa visione, nonostante i recenti successi indichino chiaramente il potenziale delle attività di ricerca condotte nel paese. A 70 anni dalla morte di Nikola Tesla, il geniale inventore adottato dai serbi come simbolo nazionale, restano attuali le sue parole: “Il progresso e lo sviluppo dell’individuo sono di immensa importanza per l’umanità, e dipendono sostanzialmente dall’invenzione”.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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