Serbia: minacce di morte sulle verità del Kossovo

Prima del ’99 faceva la tassista. Poi la guerra ed il coraggio di scrivere per rompere l’omertà che regna sui crimini commessi dai suoi concittadini in Kossovo. Svetlana Djordjevic, ora, nella Serbia "democratica", rischia ogni giorno la vita. Un appello dell’Osservatorio per la protezione degli attivisti sui diritti umani.

12/11/2004, Redazione -

Serbia-minacce-di-morte-sulle-verita-del-Kossovo

L’Osservatorio per la protezione degli attivisti sui diritti umani lo scorso 28 settembre ha inviato una lettera al Presidente dell’Unione Serbia e Montenegro Svetozar Marovic ed al Primo ministro serbo Vojslav Kostunica. Obiettivo è chiedere a due tra le più alte cariche dell’Unione una presa di posizione e garanzie sulle sempre più difficili condizioni nelle quali si trova a vivere la giornalista Svetlana Djordjevic, autrice del libro "Testimonianze sul Kossovo" pubblicato dall’Humanitarin Law Center nel luglio 2003.

In quest’ultimo la Djordjevic descrive le violenze perpetrate dalla polizia in Kossovo tra il 1998 ed il 1999, sino all’intervento della NATO: sfratti, maltrattamenti, uccisioni a danno di civili albanesi. La giornalista ha riportato i nomi di ufficiali di polizia, comandanti e semplici cittadini che presero parte a violazioni di diritti umani nella Provincia.

Subito dopo la pubblicazione del libro l’autrice iniziò a ricevere telefonate anonime ed a trovare biglietti minacciosi attaccati sulla porta d’entrata del proprio appartamento a Vranje.

Lo scorso 27 giugno poi è stata vittima di un’aggressione. Un uomo che non è stato identificato è entrato nel suo appartamento, e le ha versato forzatamente in bocca del liquido da una bottiglia e poi le ha fatto un’iniezione nel braccio sinistro. Prima che la Djordjevic perdesse i sensi l’aggressore l’ha minacciata: "da oggi hai 15 giorni per andare sulla rete televisiva B92 e smentire tutto quanto hai detto e scritto. Stai attenta, non scherzo. Ritorneremo. Non devi dire nulla a nessuno".

Poi se ne andò lasciandole una rosa rossa in mano, un segno che suggerisce ai più che le minacce potrebbero arrivare dall’Unità operativa speciale, attualmente disciolta, i cui misfatti in Kossovo vengono evidenziati nel libro della Djordjevic. Quest’ultima fu poi trovata senza sensi dal marito e portata in ospedale. Sul caso la polizia ha iniziato ad investigare ma nulla ad oggi è stato reso noto.

Dopo quest’aggressione la giornalista, per proteggere la propria famiglia, è stata obbligata ad abbandonare il suo appartamento ed ha chiesto una scorta della polizia, che le è stata concessa. Ciononostante – ricorda l’Osservatorio per la protezione degli attivisti sui diritti umani – i poliziotti della scorta appartengono a quella stessa polizia le cui violenze lei denuncia nel proprio libro ed a Vranje la Djordjevic è considerata una traditrice da molti poliziotti.

La posizione della giornalista è poi ulteriormente peggiorata: lei e le persone che l’avevano ospitata sono state vittime di aggressione da parte della polizia. Per questo Svetlana Djordjevic, a fine agosto, ha deciso per un po’ di stare nascosta.

L’Osservatorio per la protezione degli attivisti sui diritti umani si dice molto preoccupato per le condizioni fisiche e psicologiche della giornalista nonché per la precarietà nella quale è obbligata a vivere. L’Osservatorio inoltre invita le più alte autorità della Serbia a porre fine alle aggressioni ed alle minacce di cui la giornalista è vittima e di condurre un’investigazione indipendente ed imparziale per scoprire chi sono i responsabili di questi ultimi in modo che arrivino effettivamente nella aule di un tribunale.

Vedi anche:
La verità sulla guerra
In Serbia come in Sudafrica: una Commissione per la Verità e la Riconciliazione

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta