Serbia: lotta per il mercato televisivo
In Serbia il recente accordo tra la Telekom e la società Telenor rischia di alterare completamente il mercato dei media. Telekom – con soldi pubblici e accordi con altri gruppi – rischia di diventare il soggetto dominante sulla scena dei media serbi, penalizzando quelli critici nei confronti del regime
La battaglia per la conquista del mercato televisivo serbo prosegue senza sosta. Dopo che due emittenti televisive, TV Prva e TV O2 (ex B92), hanno cambiato proprietà in modo poco trasparente, suscitando feroci polemiche per il coinvolgimento della società di telecomunicazioni Telekom – di cui lo stato è proprietario di maggioranza – , è trapelato un documento in cui si afferma che l’obiettivo di un accordo che dovrebbe essere stipulato tra Telekom e la società Telenor è quello di “porre fine all’operato di United Media e di SBB in Serbia”.
La compagnia United Media – che insieme all’operatore via cavo SBB fa parte della società United Group – è proprietaria di due emittenti via cavo, N1 e NOVA S, nonché del portale nova.rs, e a breve dovrebbe acquistare anche il quotidiano Danas. Tutti i media sopracitati sono critici nei confronti dell’attuale governo serbo.
La leadership di Belgrado, dal canto suo, controlla pienamente tutte le emittenti commerciali a copertura nazionale ed esercita una forte influenza sul servizio pubblico, che comprende la Radio televisione della Serbia (RTS) e la Radio televisione della Vojvodina (RTV). A breve dovrebbe prendere il via anche la programmazione del canale Euronews Serbia, fondato e posseduto al 100% dalla società HD-WIN, di proprietà di Telekom.
Stando agli ultimi dati disponibili, United Group detiene il 46,1% del mercato delle telecomunicazioni serbo, mentre la quota detenuta dalla società Telekom è pari al 42,4%.
La Telekom – come affermano i suoi rappresentanti – non è contenta degli attuali rapporti di forza sul mercato serbo, motivo per cui ha deciso di stipulare un accordo con la società Telenor, di proprietà dell’uomo d’affari ceco Petr Kellner.
Una spiegazione preoccupante
Questo accordo – che, come si legge in un comunicato stampa diffuso dalla società Telekom, sarebbe completamente conforme alle prassi e agli standard europei – prevede che Telekom conceda alla società Telenor l’uso delle sue infrastrutture in fibra ottica, un’operazione che, come affermano i rappresentanti di Telekom, contribuirà notevolmente alla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni in Serbia. Oltre ad utilizzare le infrastrutture di proprietà della compagnia Telekom, Telenor avrà anche la possibilità di acquistare contenuti prodotti dalle emittenti controllate da Telekom, ma anche quelli prodotti e distribuiti da altre aziende, e potrà inoltre produrre autonomamente contenuti mediatici.
A giudicare dal comunicato stampa emesso dalla società Telekom, sembrerebbe che si tratti di un classico accordo tra due società di telecomunicazioni. A suscitare perplessità è invece la spiegazione che il direttore di Telekom Vladimir Lučić ha fornito al consiglio di amministrazione della società in merito all’annunciato accordo con Telenor.
“Questo [accordo] permette che SBB venga spinto fuori dal mercato, che Telekom Srbija si consolidi al primo posto per quanto riguarda la fornitura al dettaglio di servizi internet di rete fissa, ma anche che in futuro possa generare un cospicuo fatturato grazie alla fornitura di servizi all’ingrosso. Per quanto riguarda i nostri contenuti, cioè i nostri canali televisivi, dal momento che l’utilizzo delle nostre infrastrutture comporta anche la possibilità di utilizzare i nostri contenuti, [l’accordo] permetterà che i nostri contenuti prevalgano completamente su quelli dei canali controllati da United Media. Di conseguenza, il summenzionato accordo metterà fine all’operato di United Media e di SBB in Serbia”, si legge in un documento firmato da Lučić di cui l’emittente N1 è venuta in possesso, la cui veridicità ad oggi non è stata contestata.
Le affermazioni contenute nel documento in questione hanno suscitato una vera e propria bufera di malcontento nella società United Media, ma anche tra quella parte dell’opinione pubblica serba che ha un atteggiamento critico nei confronti della leadership al potere. United Media e i critici del governo vedono l’accordo tra Telekom e Telenor come un invito alla distruzione dei media che non sono controllati dall’élite al potere, ma anche come l’ennesimo attacco al pluralismo dell’informazione.
Reagendo alla pubblicazione del documento di cui sopra, l’Associazione indipendente dei giornalisti della Serbia (NUNS) ha affermato che l’annunciato accordo tra la compagnia Telekom Srbija e la società di telecomunicazioni Telenor, di proprietà del fondo di investimento PPF, potrebbe comprimere ulteriormente il pluralismo dell’informazione, contribuendo, al contempo, all’aumento del dominio egemonico dello stato nel settore dei media.
Pavol Szalai, responsabile dell’area Unione europea-Balcani di Reporter senza frontiere, ha dichiarato che “vi è il rischio che l’accordo tra Telekom e Telenor impedisca all’operatore via cavo SBB di raggiungere un pubblico più ampio”, aggiungendo che i media di proprietà di United Group (N1, NOVA S e NewsMax Adria) offrono ai cittadini informazioni che non si possono sentire sui media controllati dal governo.
Semplice concorrenza?
In attesa che la Commissione per la tutela della concorrenza si esprima su questo accordo, i vertici dello stato hanno definito l’intera vicenda come una “lotta concorrenziale”.
La premier serba Ana Brnabić ha dichiarato che “lo scontro” tra Telekom e Telenor da una parte e la compagnia SBB dall’altra “non ha assolutamente nulla a che vedere con la libertà dei media”, in quanto si tratterebbe di una lotta al mercato delle telecomunicazioni.
Alla domanda, rivoltagli dai giornalisti dell’emittente N1, se ritiene opportuno che un’azienda di proprietà dello stato dichiari che il suo obiettivo è quello di distruggere un’altra azienda, il presidente Aleksandar Vučić ha risposto affermando : “Solitamente non mi immischio, anche se sarebbe giusto che io mi preoccupassi degli interessi di Telekom, dato che lo stato ne detiene una quota di capitale, ma cerco di non immischiarmi, ho imparato la lezione. È chiaro che esiste un rapporto concorrenziale tra la vostra azienda e Telekom, ma per noi è importante garantire [le condizioni per] una lotta concorrenziale”. Vučić ha inoltre aggiunto che “ognuno combatte la propria battaglia sul mercato” e che “in un sistema concorrenziale ognuno deve lottare per se stesso”, invitando le parti contrapposte a risolvere lo scontro davanti al giudice.
È molto probabile che questo scontro finisca davanti a un tribunale serbo o internazionale, ma quello che è chiaro è che, nonostante l’adozione della nuova Strategia dei media e del relativo piano d’azione – in cui si afferma chiaramente che nel prossimo futuro dovrebbe essere portato a termine il processo di uscita dello stato dalla proprietà dei media – assistiamo a uno scenario diametralmente opposto.
La società per azioni Telekom, di proprietà dello stato, cioè dei cittadini serbi, ha funto da paravento per compiere diverse operazioni usando i soldi pubblici, dall’acquisto di Adria Media Group e il lancio del canale Euronews Serbia, fino all’accordo con Telenor, operazioni grazie alle quali Telekom – i cui media appoggiano senza riserve la politica dell’attuale governo – ha rafforzato la sua presenza sulla scena mediatica serba.
Così lo stato è tornato indirettamente, attraverso la società Telekom, nel settore dei media, assicurandosi la possibilità di esercitare un’influenza ancora più forte di quella esercitata all’epoca in cui deteneva formalmente la proprietà della maggior parte dei media nel paese.