Serbia: l’infinita inchiesta a carico di Bogoljub Karić

L’inchiesta nei confronti del magnate serbo Bogoljub Karić, avviata nel febbraio 2006, è stata contrassegnata dalla lentezza e dall’inefficacia delle istituzioni giudiziarie, finendo per essere archiviata nel dicembre 2016

19/09/2017, Milica Stojanović -

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Bogoljub Karić - Youtube

(Pubblicato originariamente da CINS l’11 giugno 2017)

Quando nel tardo pomeriggio del 27 dicembre 2016 la Procura per il crimine organizzato ha emesso un comunicato stampa in cui rendeva noto di aver archiviato l’inchiesta nei confronti di Bogoljub Karić, la notizia è subito rimbalzata su tutti i media. Quasi undici anni prima, Karić aveva suscitato altrettanta attenzione mediatica quando, dopo aver appreso dell’avvio di due indagini nei suoi confronti, scappò dalla Serbia per rifugiarsi in Russia.

La prima inchiesta nei confronti di Karić è stata avviata nel gennaio 2006 dall’allora Procura distrettuale di Belgrado (oggi Procura di Belgrado) per sospetta appropriazione indebita di denaro ai danni dell’azienda Mobtel. Le indagini in questo caso sono successivamente sfociate in una denuncia penale, ma la parte del processo riguardante Karić è stata archiviata nel gennaio 2016 per prescrizione del reato.

Il mandato di cattura contro Karić è stato emesso il 4 febbraio 2006, e due settimane più tardi la procura distrettuale di Belgrado ha aperto una seconda inchiesta a suo carico.

Nella richiesta di autorizzazione a procedere alle indagini, il procuratore ha affermato che Karić e altri sospettati avevano danneggiato l’azienda pubblica PTT Srbija (Poste e telecomunicazioni) incrementando fittiziamente il valore del capitale che l’azienda BK Trade di proprietà di Karić avrebbe dovuto investire in Mobtel. BK Trade e PTT Srbija avevano fondato Mobtel nel 1994 allo scopo di introdurre la telefonia mobile in Serbia.

Il Centro per il giornalismo investigativo della Serbia (CINS) rivela dettagli di questa indagine, portando alla luce le ragioni per cui è durata più di dieci anni, senza che venisse mossa alcuna accusa contro Karić.

Tra queste ragioni spicca il fatto che per sette anni neanche un documento redatto in lingua straniera, utile alle indagini, è stato tradotto, mentre servivano mesi, se non anni, affinché i tentativi della procura di reperire documentazione dessero frutti. Nel periodo compreso tra il 2007 e il 2015 non si è tenuta nessuna udienza.

Nel comunicato emesso lo scorso dicembre, la procura ha precisato che il motivo principale per cui è stata archiviata l’inchiesta risiede nel fatto che una nuova perizia, effettuata nel 2015, ha dimostrato che BK Trade non aveva realizzato alcun profitto illecito. Lo stesso documento oggetto della suddetta perizia era già stato analizzato nel 2011.

Interpellato da una giornalista di CINS in merito all’inchiesta sul caso Mobtel, Bogoljub Karić ha dichiarato: “Questo caso è stato politicizzato allo scopo di impedire che nessuno di noi [sospettati] finisse in tribunale. Se fossimo arrivati in tribunale, iniziando a difenderci e provando la nostra innocenza, e quest’ultima cosa sarebbe sicuramente successa (…) lo stato avrebbe subito danni enormi. E mentre si susseguivano i governi, il tempo passava, e adesso cosa si può fare? Nient’altro che archiviare il procedimento, che cadrà comunque in prescrizione a maggio (2017)”.

L’avvocato Miroslav Đorđević, uno dei difensori di Karić, sostiene che l’inchiesta avrebbe dovuto essere chiusa già nel 2006 perché “neanche allora sussistevano presupposti per l’avvio e l’esercizio dell’azione penale”.

Alla domanda dei giornalisti di CINS sul perché l’inchiesta sia durata così tanto, dalla procura hanno risposto che l’attività investigativa non ha limiti temporali, e che in questo caso si è trattato di un procedimento a carico di più persone: “Era necessario reperire numerose prove, indispensabili per giungere a una decisione, in diversi paesi, e a tale scopo il tribunale e la procura hanno dovuto più volte rivolgersi alle autorità estere competenti, e questo ha rallentato in misura significativa l’avanzare del procedimento”.

Il caso di Karić non è l’unico ad aver avuto tale sorte: CINS ha più volte scritto sul protrarsi per anni di inchieste e processi per i reati di corruzione e crimine organizzato. Alla fine del 2016 nei tribunali serbi c’erano 533 procedimenti pendenti da più di dieci anni.

Otto anni senza alcuna udienza

Nel 2005 il Consiglio per la lotta alla corruzione ha consegnato al governo serbo un rapporto in cui si precisava che “l’azienda Mobtel fu fondata su gravi violazioni di legge, operando in condizioni privilegiate grazie agli stretti legami con il regime”. Il caso Mobtel è stato successivamente incluso tra quelle 24 privatizzazioni controverse il cui riesame è stato chiesto dall’Unione europea.

Dopo che Karić aveva lasciato la Serbia, all’inizio del 2006, lo stato è diventato azionista di maggioranza di Mobtel, cambiando il nome della compagnia, in seguito venduta alla norvegese Telenor.

Oltre che per l’aumento fittizio del valore dell’apparecchiatura destinata alla compagnia Mobtel, i membri della famiglia Karić sono stato indagati dalla procura distrettuale di Belgrado per sospetto trasferimento di profitti maturati dalla Mobtel sui propri conti privati, conseguendo un illecito guadagno pari allora a 757,7 milioni di dinari.

Nel febbraio 2006 la procura ha avviato un’indagine anche nei confronti di due dipendenti di Mobtel e due di BK Trade, la quale è stata successivamente estesa a tre fratelli e una sorella di Karić. Questi ultimi, in un primo momento, sono stati indagati per sospetto abuso d’ufficio, ma nel marzo 2014 l’imputazione è stata modificata in abuso dell’incarico di responsabile.

Nel giugno 2006 il fascicolo è passato per competenza alla neoistituita Procura speciale, oggi la Procura per il crimine organizzato.

Nel periodo compreso tra marzo 2006 e marzo 2007 sono state ascoltate 17 persone, dopodiché non vi è stata alcuna udienza fino ad aprile 2015. Nel dicembre 2014 la procura ha invitato la difesa ad addurre le proprie prove, decidendo però di respingerle nel febbraio 2015, ma già il mese successivo, dopo il ricorso della difesa, le ha accolte l’Alta corte.

Da aprile a ottobre 2015 sono state ascoltate 24 persone, compresi gli ex ministri Velimir Ilić e Branislav Ivković, nonché l’ex premier serbo Nikola Šainović. La difesa, invece, ha rinunciato ad ascoltare 16 testimoni, tra cui Jorgovanka Tabaković, Boris Tadić e Zoran Živković.

Dal momento che una parte dell’indagine riguardava l’acquisto della controversa apparecchiatura dalla svedese Ericsson, nel febbraio 2013 la procura ha chiesto alle competenti autorità svedesi di poter interrogare Mats Arnamo, Peter Olsson e Joakim Cerwall. La controparte svedese ha risposto, dopo un anno e mezzo, che “il testimone Mats Arnamo non è un dipendente della Ericsson, e che in questa società lavorano più persone che si chiamano Peter Olsson, sicché non è possibile identificare chi tra di loro è testimone. Joakim Cerwell invece è stato ascoltato.

Nella risposta fornita ai giornalisti di CINS, l’Ufficio del procuratore ha precisato che non è stato possibile procedere all’ascolto di altri 20 testimoni perché “non erano reperibili agli indirizzi forniti dalla difesa”.

Persi nella traduzione

Il reperimento della documentazione utile a questa indagine nella maggior parte dei casi è durato mesi o persino anni. Così, ad esempio, nel maggio 2007 ai responsabili della Mobtel è stato ordinato di fornire la documentazione riguardante la partecipazione di BK Trade alla proprietà della Mobtel, nonché fatture e altri documenti relativi all’acquisto di apparecchiatura per telecomunicazioni. La documentazione è stata fornita solo tre anni più tardi.

Nel febbraio 2007, è stato emesso un’ordine di esibizione dei documenti a carico dell’istituto bancario Astra Banka, di proprietà di Karić. Una parte della documentazione richiesta è stata consegnata nel marzo 2008, e un’altra solo nel maggio 2010, con una nota in cui si precisava che alcuni dei documenti sono andati persi in un incendio avvenuto nei locali della banca cinque anni prima.

Neanche il reperimento dei documenti in possesso delle autorità russe e cipriote è stato più veloce.

Sul finire del 2006 è stata avanzata una prima rogatoria alle autorità russe per chiedere la consegna di documentazione relativa alle società Sistem Braća Karić BK Trade, AKA Banka e BK Trade. La controparte russa ha tuttavia chiesto un supplemento, il quale le è stato inviato nel settembre 2007. Nella risposta definitiva delle autorità russe, arrivata nel luglio 2008, si leggeva che BK Trade e AKA Banka “non sono registrate presso le autorità fiscali federali”.

Nel dicembre 2008, la Serbia ha inviato alla Russia una richiesta urgente di “procedere all’esecuzione della rogatoria nella sua interezza”, e due giorni più tardi da Mosca è arrivata la documentazione riguardante la struttura proprietaria di AKA Banka. Ulteriori documenti concernenti questa banca sono stati forniti tra luglio e agosto 2009.

Per quanto riguarda le società di proprietà di Karić registrate a Cipro, la procura di Belgrado ha precisato, in risposta alle domande di CINS, che alle autorità cipriote è stato chiesto in due occasioni di provvedere alla consegna della documentazione, nel novembre 2006 e nel luglio 2010, e che la risposta a tali richieste è arrivata nel maggio 2011.

Nell’aprile 2013, la procura ha disposto un supplemento di indagine, chiedendo, tra l’altro, che venissero tradotti “dalla lingua svedese la risposta fornita dalle autorità giudiziarie svedesi (…) il 10 novembre 2006”, e “dalla lingua inglese gli elementi di prova concernenti la struttura proprietaria della compagnia Jusiko LTD Kipar”, nonché altre 68 pagine di fatture relative all’apparecchiatura importata.

Nella sua risposta scritta alla domanda dei giornalisti di CINS sul perché questa documentazione non sia stata tradotta prima, la procura ha spiegato che: “Dall’avvio del procedimento, il tribunale non aveva provveduto alla traduzione di nessun documento redatto in lingua straniera, ed è per questo che, con un’ordinanza del 24 aprile 2013, la procura ha chiesto che venissero tradotti numerosi documenti, compresi quelli riguardanti la società Yucyco Ltd”.

A partire dal gennaio 2012, i procedimenti avviati dalla procura per il crimine organizzato rientrano nell’ambito della competenza dell’Alta corte di Belgrado, ovvero dei suoi giudici per le indagini preliminari. Dall’Alta corte affermano tuttavia di non essere in grado di rispondere alla domanda sull’annosa mancanza di traduzioni degli atti relativi al procedimento in questione in quanto il giudice che era incaricato del caso non lavora più presso questa corte.

Con la summenzionata ordinanza del 2013, la procura ha inoltre disposto che venissero reperiti i certificati del casellario giudiziale di Karić e di altri quattro sospettati perché, stando alle parole dell’allora sostituto procuratore incaricato del caso, “rappresentano gli elementi di prova che ogni atto di accusa dovrebbe contenere”.

La perizia bis

Nel comunicato stampa sull’archiviazione dell’inchiesta, emesso nel dicembre 2016, la procura ha fatto sapere che nel 2015 aveva respinto le richieste, avanzate dalla difesa, di assunzione di nuove prove e di espletamento di una nuova perizia, le quali tuttavia, dopo il ricorso della difesa, sono state accolte dalla corte. Sul finire del 2015, alla procura è stato chiesto di “provvedere all’esecuzione di una perizia suppletiva, di tipo economico-finanziario, che dovrebbe prendere in considerazione nuove circostanze legate a fatti citati nel Rapporto di Alfa Profit srl, con sede a Mosca, il quale, nel frattempo, è stato prodotto dalla difesa…”

Si tratta di un rapporto della società russa Alfa Profit sull’ammontare delle spese sostenute dall’azienda BK Trade di proprietà di Karić per l’acquisto di apparecchiature destinate alla Mobtel. Nonostante il fatto che questo documento fosse già stato oggetto di una perizia, eseguita nel 2011, quattro anni più tardi la procura ha disposto una nuova perizia, richiesta dalla difesa e approvata dall’Alta corte di Belgrado.

Entrambe le volte, la perizia è stata condotta dall’Istituto per le perizie di Belgrado allo scopo di stabilire l’esatto ammontare delle spese sostenute da BK Trade per l’acquisto dell’apparecchiatura destinata alla compagnia Mobtel.

Come affermato dalla procura nel summenzionato comunicato stampa, la seconda perizia ha stabilito che tutte le spese sostenute da BK Trade per l’acquisto e il trasporto della controversa apparecchiatura erano giustificate, “dal che si desume che non fu realizzato alcun guadagno illecito”.

Sollecitato dai giornalisti di CINS a esprimersi sulla questione, l’Ufficio del procuratore ha precisato che la prima perizia di questo documento non è stata ordinata dalla corte bensì condotta su iniziativa della difesa.

I legali di Bogoljub Karić, Miroslav Đorđević e Milorad Panjević, non hanno voluto rispondere alle domande dei giornalisti di CINS su perizie e altri dettagli concernenti il procedimento in questione, affermando di essere vincolati dal dovere di mantenere il segreto professionale.

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