Serbia: la fascia di Ronaldo

La fascia da capitano gettata polemicamente a terra dopo la partita tra Serbia e Portogallo da Cristiano Ronaldo è stata acquistata attraverso un’asta umanitaria. Servirà per le costose cure del piccolo Gavrilo Đurđević, affetto da una grave malattia. Nel paese ci si interroga se queste cure debbano dipendere solo da donazioni private

10/05/2021, Nicola Dotto - Belgrado

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Cristiano Ronaldo (© kivnl/Shutterstock)

Ronaldova traka” (La fascia di Ronaldo); potrebbe essere il titolo del prossimo romanzo ben in vista su tutti gli scaffali delle librerie serbe… e magari chissà qualcuno ha già pensato di scriverlo. Gli elementi per una storia avvincente ci sono tutti: un protagonista involontario (e che protagonista) che dà il là alla storia, Ronaldo-CR7 il calciatore più famoso al mondo, un “eroe” schivo di nome Đorđe, di professione vigile del fuoco, e Gavrilo, un neonato di sette mesi affetto da una rara sindrome genetica.

La trama, a grandi linee, sarebbe questa: CR7 arriva a Belgrado il 27 marzo con la sua nazionale per giocare una partita valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2022 in Qatar. Sul risultato di parità di 2:2, a pochi secondi dalla fine spinge di piattone in porta il gol vittoria, ma il pallone oltrepassa di pochi centimetri la linea della porta prima di essere ricacciato fuori da un difensore serbo; la rete non viene convalidata dall’arbitro olandese Makkelie, il quale non ha nemmeno la possibilità di rivedere l’azione alla tecnologia Var, non presente nell’obsoleto stadio “Marakana” della capitale. Dopo le inutili proteste e il fischio finale, il capitano portoghese infuriato getta la fascia da capitano a terra in segno di stizza e se ne va sconsolato negli spogliatoi. Il “nostro” Đorđe che è di servizio quella sera a bordo campo raccoglie il prezioso pezzo di stoffa e senza pensarci due volte, invece di tenerlo per sé come cimelio da far vedere agli amici, lo mette su internet dando il via a un’asta umanitaria per devolvere il ricavato alle costosissime cure necessarie a salvare la vita al povero Gavrilo, un neonato affetto da atrofia muscolare spinale. Risultato, in soli tre giorni a forza di rilanci il pezzo se lo aggiudica la società di gioco “Mozzart” per una cifra pari a 7.500.000 dinari (quasi 65.000 euro); una goccia nell’oceano dei 2,5 milioni di euro necessari per le cure, ma un volano eccezionale che avvia una nuova gara di solidarietà per salvare il piccolo sfortunato. Fin qui la fredda cronaca di questa storia così bella e inusuale del mondo pallonaro, a cui manca il gran finale che speriamo sia tutto da raccontare.

“Non credo che Đorđe si renda conto di quello che ha fatto per noi e di quanto significhi il suo gesto”, confessa quasi in lacrime Nevena Đurđević, la madre di Gavrilo. I Đurđević vivono con gli altri due figli, di 5 e 2 anni, in un piccolo paese della Serbia centrale. Della malattia del loro ultimogenito si sono accorti quasi subito, mentre giocavano con lui e il neonato non riusciva a muovere la testa e alzare le braccia: “Gli è stata diagnosticata una malattia neuromuscolare rara, che si manifesta con la perdita delle funzioni vitali di base, come la deglutizione, la digestione, la respirazione. I bambini come lui senza una terapia adeguata vivono fino ai 2 anni, e poi muoiono per soffocamento. L’unica speranza è una terapia genica costosissima di nuova generazione che costa 2,5 milioni di euro”, rivela Nevena. Affinché Gavrilo possa almeno sperare in una possibilità di cura, i Đurđević avviano quindi nei mesi scorsi numerose iniziative e fanno tanti appelli alla solidarietà nei media del Paese.

Il fatidico giorno, Đorđe Vukmirović, di professione vigile del fuoco, poco prima della partita tra Serbia e Portogallo si sta preparando per andare a prestare servizio allo stadio, quando intravede in TV proprio un messaggio che invita ad aiutare il piccolo Gavrilo e pensa tra sé e sé: “Se riesco a raccattare qualcosa oggi al campo, un pallone o una maglietta, sarà per lui. Ne parlerò subito con i ragazzi della compagnia”. Il destino poche ore dopo passa proprio nella sua porzione di campo sotto le sembianze dell’infuriato CR7 che getta polemicamente la fascia da capitano a due metri da lui mentre se ne torna negli spogliatoi. “Ci siamo guardati tra di noi colleghi e io l’ho raccolta”, confessa candidamente Đorđe, il quale non perde tempo e organizza un’asta online sul sito “Limundo”; dopo tre giorni il cimelio viene acquistato per circa 65.000 euro dalla società “Mozzart”, non nuova a iniziative a scopo benefico.

Nevena dice di aver parlato con Đorđe per la prima volta pochi giorni dopo il suo grande gesto di umanità, esaltato da tutti i media serbi: “Ho capito che era addirittura un po’ dispiaciuto del fatto che Ronaldo stesso non si fosse fatto vivo, chiedendo di comprarla lui la fascia”, rivela.

La gara di solidarietà per salvare il piccolo Gavrilo non è purtroppo l’unica che si corre in Serbia. La fondazione “Budi human” che raccoglie fondi per la cura di malattie gravi e terapie costose (il più delle volte all’estero) finora ha raccolto quasi 4,5 miliardi di dinari, oltre a fondi significativi in altre valute, attraverso più di 13 milioni di messaggi. “Nel 2020 abbiamo ricevuto più di 5 milioni di SMS, e sono stati raccolti circa 2 miliardi di dinari e più di 5 milioni di euro”, ha dichiarato uno dei responsabili. Negli ultimi anni in Serbia sempre più ingenti somme di denaro sono state raccolte per il trattamento di malattie rare che colpiscono soprattutto i bambini.

A parte la solidarietà, la questione è quanto la Serbia investa effettivamente nella cura di malattie rare e costose e come sia possibile che i bambini del paese vengano “curati” soprattutto attraverso donazioni con SMS.

L’attore Sergej Trifunović, fondatore di “Podrži život”, ha dichiarato che c’è un bisogno di questo tipo di cure sempre più urgente. “Se i bambini sono solo due o tre il denaro viene raccolto con urgenza. Attualmente ce ne sono 15 che hanno bisogno di aiuto. Non uno di più. Non è vero che lo Stato non ha i soldi per loro, ma i bambini così come l’aria pulita non sono una priorità del paese”.

Anche Zoran Kesić, autore del programma televisivo “24 minuta”, conferma che ci sono sempre più bambini che hanno accesso alla cure soprattutto grazie a donazioni attraverso SMS: “Mi vergogno che lo Stato non protegga questi bambini e che dobbiamo noi prenderci cura di loro; è molto importante sapere che dipende esclusivamente da noi cittadini se questi ragazzi arriveranno in tempo a ricevere le cure necessarie”.

Pungolato sull’argomento il Presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, ha affermato che anche in quasi tutti i paesi occidentali i soldi per curare gravi malattie vengono raccolti attraverso SMS, sottolineando di essere orgoglioso perché “negli ultimi anni in Serbia è stato fatto molto per i malati”, e soprattutto per i bambini affetti da atrofia muscolare spinale, la malattia da cui è colpito anche Gavrilo.

Il ministro della Salute, Zlatibor Lončar, ha dal canto suo aggiunto che in Serbia nel 2014 è stato istituito un Fondo per le cure all’estero per i pazienti che non possono ricevere la terapia nel paese, perché non esiste. Grazie ai fondi del Ministero della Salute, nel 2019 circa 640 bambini sono stati curati all’estero e il governo ha stanziato 11 milioni di euro a questo scopo.

Comunque sia, torniamo al finale del libro; se qualcuno lo scrivesse davvero sarebbe bello se fosse previsto un lieto fine; e magari che tutta la vicenda arrivasse fino all’orecchio del campione portoghese e che anche lui decidesse di fare una donazione…

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