Serbia, la difficile scelta del presidente Vučić

La Serbia non può stare su due sedie, o sta con la Russia o sta con l’Occidente. E’ la posizione espressa da Hoyt Brian Yee, alto funzionario del Dipartimento di Stato USA, in una sua recente visita a Belgrado

27/10/2017, Dragan Janjić - Belgrado

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(foto wikimedia )

Le dichiarazioni del funzionario americano Hoyt Brian Yee che la Serbia “non può stare seduta su due sedie” sono state interpretate come un segnale di inasprimento della posizione di Washington nei confronti di Belgrado: un invito esplicito alla Serbia a scegliere con chi stare tra Russia e Occidente. Gli analisti di Belgrado affermano che le dichiarazioni di Yee evidenziano che sono passati i “tempi d’oro” della politica estera serba in cui la Serbia poteva mantenere ambiguità sullo stare con la Russia o con la NATO, e che ormai è giunto il tempo in cui Belgrado deve decidere.

Il governo serbo ha reagito nervosamente alle dichiarazioni del funzionario americano. Subito dopo l’incontro di Yee con il presidente Aleksandar Vučić i media sotto il controllo del governo hanno diffuso in via ufficiosa che i colloqui sono stati difficili e franchi, con la nota che dai comunicati ufficiali che verranno diffusi si capirà meglio cosa ha affermato Yee e cosa ha ribadito Vučić, ma solo se “la parte americana vorrà comunicarlo”. Da questa formulazione del tutto insolita per la diplomazia è emerso quanto la parte serba fosse particolarmente insoddisfatta dal contenuto del colloquio.

Il comunicato ufficiale della parte serba, seguito alcune ore dopo l’incontro, aveva un tono più pacato e molti dettagli sui temi del colloquio. Nel comunicato è stato detto che il funzionario americano si è congratulato per le riforme economiche e per il consolidamento fiscale ed ha dimostrato ottimismo per ulteriori progressi della regione nel prossimo futuro, tuttavia ha espresso anche "preoccupazione per la percezione che la Serbia stia con una gamba verso l’Unione europea mentre l’altra tira verso l’alleanza con la Russia".

Nel comunicato è emerso anche che il funzionario americano ha "espresso preoccupazione anche per l’influenza russa sull’intera regione". Yee, si afferma nel comunicato, si è sì congratulato per l’avanzamento della Serbia verso il raggiungimento del suo obiettivo strategico, ovvero l’ingresso nell’UE, ma ha anche detto che a questo riguardo sarà decisivo un ulteriore avanzamento nell’ambito dello stato di diritto e della libertà dei media, così come la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo. Il comunicato ufficiale si chiude poi ribadendo l’insoddisfazione per quanto affermato da Yee.

Nervosismo

"Yee ha affermato che un paese che vuole entrate nell’UE deve dedicarsi all’UE al 100% e dimostrarlo con i fatti. Anche l’UE ha una sua politica estera unitaria e nell’UE ci si aspetta che quella politica unitaria venga messa in atto”, ha aggiunto l’ambasciatore americano a Belgrado Kyle Scott, commentando le reazioni da parte serba alle posizioni espresse dal funzionario americano.

Quindi Washington vuole che la Serbia, uno dei paesi più importanti della regione, dichiari da che parte sta. In passato il contributo della Serbia alla stabilità regionale era la cosa più importante, e a volte l’unico criterio considerato. Ora sembra che le cose stiano pian piano cambiando e quindi vengono a galla anche altre questioni. Per come stanno le cose adesso, sarà sempre più difficile per il governo serbo stare in equilibrio su una “via di mezzo”, con orientamento equivalente verso la Russia e verso Occidente.

Che la stabilità regionale stia cessando di essere l’unico criterio lo dice anche il fatto che, proprio nel giorno in cui era in visita Yee a Belgrado, i giudici serbi dei comuni del Kosovo a maggioranza serba hanno fatto giuramento davanti al presidente kosovaro Hashim Thaçi. Con ciò è stata formalmente portata a termine l’integrazione di tutto il sistema giudiziario kosovaro nella cornice delle istituzioni kosovare, cosa che per altro è in linea con l’Accordo di Bruxelles sulla normalizzazione delle relazioni tra i due paesi.

Il governo di Belgrado si aspettava grandi apprezzamenti per questa mossa, ritenendo che Washington e Bruxelles ne fossero soddisfatte e quindi non avrebbero posto eccessiva attenzione alle questioni che riguardano lo stato di diritto, i diritti umani e le relazioni con Mosca. Non è stato così e questo ha parecchio preoccupato il governo serbo.

Il fattore russo

Il gabinetto di Vučić ha comunicato che il presidente della Serbia annuncerà il contenuto dei colloqui con Yee "nei prossimi giorni", il che significa che ha bisogno di tempo per studiare bene la situazione e preparare il terreno per eventuali azioni. Molti alti funzionari serbi hanno immediatamente condannato l’atteggiamento di Yee, sottolineando che la Serbia non accetterà pressioni, mentre i tabloid hanno iniziato a speculare sulla possibilità di nuove elezioni parlamentari anticipate. Il più duro è stato il ministro della Difesa Aleksandar Vulin, il quale ha affermato che si è trattato di una pressione pesante e "decisamente non diplomatica" e che è diritto della Serbia decidere in modo indipendentemente.

Maggiori dettagli sui retroscena dell’intero caso possono essere appresi dal comunicato rilasciato dal ministero degli Affari Esteri russo, emesso nello stesso giorno in cui Yee si è incontrato con Vučić. "Durante il suo soggiorno a Belgrado, il vice dell’Assistente del Segretario di Stato degli Stati Uniti per gli affari europei ed euroasiatici Hoyt Brian Yee si è lasciato andare ad una serie di dichiarazioni provocatorie volte a minare la cooperazione russo-serba", si legge nel comunicato russo.

"Il diplomatico americano ha chiesto in modo rozzo a Belgrado di riesaminare la sua cooperazione con la Russia e di concentrarsi esclusivamente sull’Unione europea. Egli, sempre in modo inappropriato, con tono emozionale, ha parlato contro la concessione dell’immunità diplomatica al Centro umanitario russo-serbo di Niš", si afferma nel comunicato in cui la parte russa esorta i colleghi americani "a non imporre i loro stereotipi ideologici ostili che minano le basi della stabilità internazionale e della cooperazione nei Balcani e in tutta quanta l’Europa".

La Russia, pertanto, si è precipitata ad inviare ufficialmente a Belgrado un messaggio di sostegno, che complica ulteriormente la posizione di Vučić. Dopo un simile messaggio, l’Occidente sarà ancora più riluttante ad accettare strette relazioni tra Belgrado e Mosca e probabilmente intensificherà gli sforzi per spingere la Serbia a dichiarare definitivamente da che parte sta. Il presidente serbo, pertanto, si trova davanti ad una scelta difficile. Anche se il tempo per prendere una decisione definitiva non si può misurare in settimane o mesi, inesorabilmente trascorre.

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