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Serbia, intervista con Slobodanka Delic di ASTRA
Cercando di sapere sulla questione del trafficking in Serbia, abbiamo chiesto a Slobodanka Delic, attivista dalla ONG belgradese ASTRA, un’intervista per l’Osservatorio sui Balcani.
"Negli ultimi anni circa 200.000 donne dell’Europa centro-orientale sono state vittime del traffico di esseri umani. Uno dei fattori più importanti della diffusione di questo aspetto della criminalità organizzata riguarda la situazione sociale ed economica di questi paesi e dell’ex Unione Sovietica. Alla ricerca di una vita e di un guadagno migliori, molte donne diventano facile preda per i traffici senza scrupoli di esseri umani. Una volta che sono entrate in questa rete le vittime rimangono senza scelta…". Così Jelena Bljelica, autrice del libro "Il traffico di esseri umani nei Balcani – Guida per i giornalisti" e membro dell’Azione contro il commercio di donne, ASTRA, inizia a descrivere il problema del trafficking.
OB: Volete definire il concetto di trafficking?
Slobodanka Delic: Il commercio di donne è uno delle forme più estreme di violazione dei diritti femminili, comprende una situazione in cui le vittime non hanno alcuna possibilità di scelta, costantemente violentate fisicamente e psicologicamente, minacciate e ricattate. La mancanza totale di spontaneità significa che una donna è costretta a svolgere contro il suo volere di servizi e attività (costrizione alla prostituzione, costrizione al lavoro a domicilio o alla partecipazione in attività criminali, costrizione al matrimonio, ecc.) e che è sfruttata – non riceve alcuno se non poco denaro per il lavoro svolto, non c’è controllo sui servizi che svolge. Una parte importante del commercio di donne è il debito che la donna contrae con il trafficante, dal quale provengono i ricatti che i trafficanti utilizzano come mezzo con cui tengono sotto controllo le donne. Il debito maggiore (legato al pagamento delle spese di viaggio, produzione della documentazione, trasporto, commissione per l’agenzia, "prezzo di vendita" delle vittime) col tempo aumenta perché si aggiungono gli interessi, le spese legate alla sopravvivenza quotidiana e le multe per disobbedienza. La donna non può far ritorno a casa finché non si riscatta, e non di rado accade che tale debito venga "venduto" insieme con la vittima ad un altro trafficante.
OB: Quali sono le convenzioni internazionali che trattano il trafficking?
Slobodanka Delic: A Parigi nel 1904 è stato sottoscritto il primo accordo internazionale contro il "commercio di schiavi bianchi", mentre nel 1949 è stata emanata la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta al commercio di esseri umani e allo sfruttamento altrui nella prostituzione. I documenti più significativi esistenti oggi sono: la Convenzione dell’ONU per la lotta contro la criminalità organizzata transnazionale e il Protocollo sul commercio di esseri umani, che il nostro paese ha firmato a Palermo nell’anno 2000. Tutte le leggi locali dovrebbero essere adeguatamente formulate e modificate in accordo con tali documenti.
OB: Potete riferirci i dati che ASTRA ha a disposizione sul numero delle vittime del traffico in Serbia e Montenegro?
Slobodanka Denic: I paesi balcanici e dell’Europa centro-orientale cadono sulla linea dei più colpiti del mondo, come paesi di rifugio, transito destinazione delle vittime del traffico. La cattiva situazione economica in particolare colpisce le donne, le quali per prime rimangono senza lavoro, mentre sono, al contrario, tradizionalmente coloro che spesso sfamano la famiglia. Le violenze sulle donne e la militarizzazione della regione sono anch’essi motivi che favoriscono la migrazione delle donne assimilandole al vulnerabile gruppo delle donne trafficate. I più frequenti modi di adescamento sono le offerte "di un lavoro pagato bene in Occidente", che provengono da un’agenzia, ma anche da persone di fiducia. Purtroppo, la maggior parte delle donne comprende troppo tardi che queste offerte sono solo l’anticamera dell’inferno.
La Serbia non è un’eccezione, funziona come uno dei paesi chiave nel transito nei Balcani e come paese di destinazione. Attraverso la Serbia le vittime del traffico si indirizzano in Bosnia Erzegovina, Macedonia, Kosovo e verso i paesi occidentali, oppure rimangono vincolate a qualche bar locale. L’esperienza del servizio di informazione e l’SOS telefonico di ASTRA ha mostrato che la Serbia è anche un paese di rifugio – la maggior parte delle denunce di casi concreti rivolte al nostro telefono provengono da parte dei genitori delle ragazze che sono cittadine della Serbia e Montenegro, e quelle che attualmente si dichiarano, abitano sempre sul territorio della Serbia, da dove vengono vendute velocemente verso altri luoghi.
Benché sia indubbio che un grande numero di cittadini della Serbia e Montenegro si trovino in mezzo alle vittime del traffico, numeri precisi o almeno che si avvicinino alla realtà non ce ne sono (come anche di cittadine straniere che sono vittime nel nostro paese). Uno dei motivi fondamentali è l’inesistenza, nella legislazione locale, di un regolamento legislativo sulla questione del traffico di donne, che fosse anche in grado di comprendere tutti i casi di traffico. L’unico dato di questo tipo è offerto dal Rifugio per le donne vittime del traffico, attraverso il quale sono transitate fino ad ora circa 70 donne.
OB: In quali regioni della Serbia e Montenegro è più sviluppato il commercio di donne?
Slobodanka Delic: Non si può indicare alcuna regione come la più colpita. Ciò che si deve dire è che il traffico di donne si sviluppa anche all’interno delle frontiere della Serbia così che una ragazza può essere trafficata da Novi Sad, per esempio, a Nis (da un posto all’altro).
OB: le vittime sono solo donne?
Slobodanka Delic: Niente affatto, le vittime possono essere uomini, che più spesso sono vittime dello sfruttamento economico, e i bambini. A dire il vero, il maggior numero di "donne" che sono vittime del traffico sono giovani ragazze di età compresa tra i 15 e i 17 anni (la più giovane vittima del traffico nel nostro paese aveva 12 anni). Dalle nostre parti il commercio dei bambini più spesso comprende il coinvolgimento in attività criminali, come l’accattonaggio.
OB: Come lotta il governo contro il trafficking?
Slobodanka Delic: Nell’aprile del 2001 è stato fondato il team jugoslavo per la lotta contro il traffico di persone, con l’intento di combattere in modo efficace questo fenomeno. Sono state comprese nel lavoro del team anche le istituzioni statali, i ministeri sia federali che della repubblica (degli esteri, della giustizia, degli affari sociali), organizzazioni non governative (ASTRA, Consultorio contro la violenza nella famiglia) e le organizzazioni internazionali (OSCE, IOM e altre). Durante il 2002 è stato fondato anche un team della Serbia per la lotta contro il commercio di esseri umani, che ha lo stesso intento e gli stessi attori, ma sul livello della repubblica.
OB: È in grado la legislazione serba di rispondere in modo adeguato a questo problema, e cosa ne è dei casi di ritorno (mi riferisco alle persone che ne sono uscite, ma che poi di nuovo sono rientrate nel giro)?
Slobodanka Delic: Come ho già detto prima, nella legislazione della federazione e della Serbia non esiste ancora un articolo che sanzioni il reato di traffico di persone (a differenza del Montenegro dove questo articolo è stato introdotto). Questo reato è stato proposto e si trova nel pacchetto di leggi sul crimine organizzato che è ancora in fase di procedura parlamentare. Per il momento i malfattori si perseguono secondo le seguenti basi legali:
Il Codice Penale della Serbia riconosce 3 reati penali che possono essere o sono in diretta relazione col traffico di esseri umani – art. 62 reato di costrizione; art. 63 reato di privazione della libertà; art. 64 rapimento.
Il Codice Penale della Federazione ancora non riconosce la definizione di traffico di esseri umani e non prevede il reato penale per questo termine, mentre continua a menzionare il termine "schiavitù". Solo che ciò non consente di perseguire gli esecutori del crimine in tutti i suoi aspetti. In questo senso esiste l’art. 155 (costituzione del rapporto di schiavitù e trasporto di persone che sono in questo rapporto di schiavitù); l’art. 249 (attraversamento delle frontiere senza permesso); art. 251 (intermediario nella pratica della prostituzione). Benché la modifica del codice penale conduca importanti cambiamenti, nella legislazione locale non sono noti gli istituti speciali per la difesa dei testimoni, così come adeguati metodi di ascolto delle vittime del traffico di esseri umani nell’ottica della loro protezione e nemmeno l’esclusione o il rinvio dell’applicazione delle misure di espulsione di stranieri/e dal territorio della Serbia e Montenegro.
Quando il discorso cade sulle donne che si trovano di nuovo nella rete del traffico (in questo senso il termine "rientrante" non è proprio adeguato), parliamo del problema della efficace reintegrazione della vittima nel proprio ambiente. Esse per lo più ritornano agli stessi problemi dai quali sono scappate, le aspetta la povertà, la violenza, la mancanza di qualsiasi prospettiva. Oltre ai traumi dei quali soffre a causa di tutto quello che ha subito, la vittima deve far fronte con il disprezzo e il rifiuto da parte del proprio ambiente il quale la stigmatizza come una "puttana" che ha ricevuto quello che si meritava. Per molte di loro esiste anche il reale pericolo che le aspettino (alcune volte già alla frontiera) quelle stesse persone che le hanno reclutate, e che di nuovo le restituiscono nella rete del commercio, minacciando di ammazzare loro stesse o la loro famiglia.
Spesso, i fattori principali che rimandano la vittima allo stesso inferno la paura sono l’incertezza e l’incomprensione dell’ambiente in cui vivono. In tale senso, le ONG femminili lavorano allo sviluppo di programmi efficaci per la reintegrazione, il che sottintende un lavoro lungo con la donna, il suo rafforzamento in senso psicologico ed economico. In modo parallelo, è necessario lavorare sull’educazione e sulla sensibilizzazione delle istituzioni e dell’opinione pubblica, per evitare che le vittime vengano incolpate per la violenza che hanno subito.
OB: In che misura la società è sensibile a questo problema, il clima esistente ha favorito lo sviluppo di trafficking?
Slobodanka Denic: Il traffico delle donne e la violenza verso le donne sono (erano) dei problemi pressoché invisibili nella nostra società, offuscati da diversi pregiudizi e dalla ignoranza specialmente quando si parla delle vittime. Sembra che riguardo la violenza che subiscono le vittime sia qualcosa che l’opinione pubblica conosce poco. Durante ottobre/novembre 2001 tramite un questionario abbiamo esaminato gli studenti dei licei e delle università di Belgrado con lo scopo di creare un quadro generale sul modo in cui i giovani percepiscono il problema del traffico delle donne. Le maggiori erano le perplessità dei giovani esaminati, riguardavano l’eventuale colpa della vittima, sostenendo che non è colpa sua se è stata veramente costretta, ma se è volontaria, è responsabile per la situazione in cui si è trovata. Da queste frequenti risposte, abbiamo capito che il metodo di "lavoro" degli organizzatori del traffico (costrizione, minaccia, intimidazione) gli è completamente sconosciuto. Dobbiamo inoltre tener presente che una grande influenza su questa (in) sensibilità della società riguardo questi problemi ce la hanno le istituzioni e in particolare i media, che dovrebbero in modo adeguato e con un adeguato linguaggio (per iniziare) presentare alla opinione pubblica questi problemi e in modo tale da contribuire alla sua conoscenza e alla sua eliminazione.
OB: Che ruolo ha il settore non governativo nella lotta contro il trafficking, c’è la collaborazione con gli organo statali e quali sono i successi?
Slobodanka Denic: In Serbia, alcuni gruppi femminili hanno iniziato occuparsi in modo sporadico ancora durante gli anni 90, cioè con l’inizio delle guerre sul territorio dell’ex Jugoslavia, finché ASTRA non si è focalizzata su questo problema. Le ONG femminili hanno una grande esperienza nel lavoro sui problemi della violenza verso le donne e le ragazze, e quello che cerchiamo di sottolineare è la vittima e la sua protezione. In tale senso trasmettiamo la nostra esperienza anche agli rappresentanti / ci sono le istituzioni statali con le quali collaboriamo sia sul campo dell’aiuto alle vittime sia attraverso l’educazione. In tal senso, una delle principali attività di ASTRA nell’ambito dell’educazione sono i training per i rappresentanti della polizia, dei centri per il lavoro sociale, della magistratura e per gli attivisti delle ONG di tutta la Serbia.
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ASTRA- azione contro l traffico delle donne è un organizzazione non governativa che si occupa di prevenzione, di educazione e dell’aiuto alle vittime. L’obiettivo di ASTRA è la lotta al problema del traffico delle donne come forma di violenza sulle donne. Si è sviluppata all’interno dell’Associazione per l’iniziativa delle donne e nel movimento ad essa connessa, Movimento delle donne – Rete delle donne. I gruppi femminili della Serbia e Montenegro (all’epoca FRY) hanno iniziato a lavorare sul problema del traffico delle donne a ancora nel 1998 e d’allora sono in corso campagne di varie dimensioni che hanno come scopo la lotta contro questo fenomeno.
Dal maggio 2001 ASTRA è membro attivo della Squadra federale e della repubblica per la lotta contro il traffico degli esseri umani che raggruppa le relative istituzioni statali, le organizzazioni non governative e quelle internazionali.
I precedenti numeri del dossier:
– Trafficking – 8: Montenegro, traffico di esseri umani e politica
– Trafficking – 7: Bosnia, una vittima racconta il suo calvario
– Trafficking – 6: Albania, transizione e commercio di persone
– Trafficking – 5: Romania, nell’incubo del trafficking
– Trafficking – 4: Le vie slovene del traffico di esseri umani
– Trafficking – 3: La Macedonia contro il traffico di esseri umani
–Trafficking – 2: … e siamo partite! Migrazione, tratta e prostituzione straniera in Italia
– Trafficking – 1: L’industria del sesso in Kosovo
– Dossier: il traffico di esseri umani nei Balcani (Presentazione)