Serbia, il pugile che sfida il regime

Miša Bačulov è un campione di box tailandese, filantropo, attivista e dal 2024 anche consigliere comunale a Novi Sad. Oggi è uno dei volti più noti dell’opposizione a Vučić. Lo abbiamo incontrato alla vigilia del suo arresto

03/11/2025, Giovanni Vale
Miša Bačulov © Gentile concessione di Miša Bačulov

Misa-Baculov

Miša Bačulov © Gentile concessione di Miša Bačulov

A prima vista, Miša Bačulov non è la persona con cui ci si immagina di chiacchierare di politica. I capelli tagliati cortissimi, le braccia muscolose e tatuate coperte da un giubbotto di pelle nera, la mani forti e ruvide. Eppure, una volta seduti al tavolo con questo campione di box tailandese, nato nel 1982 a Novi Sad, la conversazione ruota attorno ad Aleksandar Vučić, alle manifestazioni degli studenti, alla Serbia di oggi e di domani. Lo abbiamo incontrato a Novi Sad alla vigilia del suo inaspettato arresto il 31 ottobre (secondo i media vicini al governo, avrebbe pianificato di avvelenarsi per poi incolpare di questo il presidente Vučić).

Qualche giorno fa, le televisioni vicine al partito di Aleksandar Vučić hanno pubblicato un video in cui ti si vede camminare nei pressi della stazione di Novi Sad qualche ora prima del crollo della pensilina che il 1° novembre 2024 ha fatto 16 morti. Lo stesso Vučić ha suggerito tra le righe che tu avresti potuto attivare un esplosivo con il cellulare… 

Il modo in cui quel video è stato usato mostra bene come funziona il regime. La stazione è piena di telecamere: sicuramente sanno che io sono semplicemente entrato a prendere il treno. Non c’è niente di strano nel fatto che io passi davanti alla stazione assorto nel mio telefonino. Lo siamo tutti oggi, purtroppo. Le allusioni ad una possibile bomba che io avrei attivato sono pura fantasia. 

È passato un anno dal crollo della pensilina – un anno senza condanne dei responsabili – e ora si aggrappano a quel video parlando di terrorismo e di una possibile esplosione, quando la causa del crollo è nota a tutti: la cattiva costruzione o manutenzione della tettoia.

Come funziona il regime di Vučić oggi in Serbia?

Come tutti i regimi autocratici. La verità non è importante, quello che conta è quello che dicono loro. E chi non fa quello che dicono viene presentato come un nemico del paese. Attenzione: dico bene nemico del paese e non del loro partito, perché loro si identificano con il paese. Ma io non ho paura e non mi sono venduto. E siccome conosco molta gente e sono imprevedibile, rappresento un problema per il governo.

Non è la prima volta che vieni attaccato personalmente dai media vicini al governo… 

No. Solo in questo ultimo anno, da quando sono iniziate le proteste, mi hanno accusato di essere un narcotrafficante. Ma la gente sa che io mi occupo di sport e di aiuti umanitari. Poi hanno detto che sono un violento, perché ho un passato nella boxe e mi sono occupato di sicurezza. Ma ecco, da una bugia all’altra loro stanno gradualmente perdendo la fiducia della gente. Se Vučić avesse anche solo un po’ di amore per questo paese, avrebbe pubblicato i documenti relativi alla ricostruzione della stazione di Novi Sad e saremmo arrivati a qualche condanna.

Perché il governo non ha voluto pubblicare i contratti relativi alla ricostruzione della stazione (rinnovata tra il 2021 e il 2024), come richiesto dagli studenti?

Perché sono verosimilmente tutti coinvolti. Cadrebbero tutti. L’organizzazione criminale di Vučić funziona così: sono tutti legati, dipendendo uno dall’altro. Nessuno può dire “no” o andare in un’altra direzione. Ma l’errore che ha commesso Vučić è che ha confuso i ruoli di politico e di criminale. C’è gente che ha creduto in lui per ragioni ideologiche e che ora è delusa. Si è aperto il vaso di Pandora.

Tu sei vissuto all’estero, in Repubblica Ceca e in Olanda, dai primi anni Duemila fino al 2012, quando sei rientrato in Serbia. Per anni ti sei occupato di azioni umanitarie, non di politica.

Sì. Concretamente, da circa quindici anni, aiuto i bambini in situazione di disabilità, con paralisi. Raccolgo soldi tramite gli eventi sportivi e i tornei che organizzo e utilizzo una parte di quei fondi per comprare medicinali, protesi, quello che serve per questi bambini. La mia associazione si chiama “Sii un eroe” (Budi heroj), perché sono convinto che nella vita quotidiana non ti servono i superpoteri per poter essere un eroe. Se aiuti il tuo vicino quando serve, sei già un eroe. 

Ad ogni modo, dopo cinque anni di quest’attività, ci siamo resi conto che prima ancora che di medicinali e di assistenza medica, i bambini avevano bisogno di cibo. Avevano fame. Nella Voivodina del XXI secolo, che da sola potrebbe sfamare mezza Europa, tant’è ricca di terra coltivabile. Ecco a che punto hanno distrutto questo paese.

È questo che ti ha spinto a entrare in politica due anni fa?

Sì. Io non mi sono laureato, non mi considero in grado di fare politica a livello nazionale. Ma Novi Sad la conosco come il palmo della mia mano. Per questo mi sono candidato a sindaco due anni fa, ottenendo tre mandati in consiglio comunale.

Negli ultimi anni ci sono state tante proteste antigovernative, ma tutte senza successo. Perché questa volta sarebbe diverso?

Io per anni sono stato in disparte, non volevo fare politica. Ero convinto che avrei potuto cambiare le cose a Novi Sad e in Serbia, aiutando una persona alla volta. Ma non è possibile. Bisogna cambiare il sistema e per questo fare politica. Tante persone hanno fatto il mio stesso ragionamento e si sono attivate solo ora. Per quanto riguarda le manifestazioni precedenti – 1 od 5 miliona, La Serbia contro la violenza, Ne damo Jadar – io penso che l’opposizione parlamentare abbia una grande responsabilità nel loro fallimento. Ogni volta l’opposizione le ha in qualche modo assorbite, uccidendole e contribuendo a mantenere Vučić al potere. 

Cosa ti aspetti che succeda nei prossimi mesi?

Il futuro è imprevedibile. Se andremo a elezioni anticipate e se Vučić le ruberà un’altra volta, comunque non avrà risolto nulla. Indietro non si torna. L’unica cosa che il regime può fare è evitare che ci siano ulteriori vittime. Io temo che Vučić sia pronto anche a incendiare il paese pur di rimanere al potere, ma non so nemmeno se può davvero farlo ormai, tanta gente lo ha già abbandonato.