Serbia: i festival brand
Dopo la caduta del regime di Slobodan Milošević il festival di EXIT e quello di Guča traducevano perfettamente la rottura tra la “Serbia europea” e la “Serbia nazionalista”. Ora, privi di ogni significato politico, sono divenuti due marchi di promozione di successo
(Pubblicato originariamente da Bilten.org l’1 agosto 2014, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Osservatorio Balcani e Caucaso)
Siete per EXIT o per Guča? Era questa la domanda posta per anni all’opinione pubblica serba. A seconda della risposta si poteva dire se si apparteneva alla “Serbia europea” o alla “Serbia nazionalista”. Una domanda molto attuale nella Serbia del post-Milošević ma che ora non ha più senso. Perché ormai dietro ai due principali festival musicali in Serbia non si cela più alcuna ideologia.
Attualmente tanto EXIT che Guča si presentano come due “brand” del paese, con un ruolo importante per il settore turistico del paese.
Del rock’n’roll contro Milošević
Negli anni ’90 la musica ha avuto un ruolo rilevante come motore politico e manifestazione di divergenze ideologiche. Grandi raduni di gruppi rock sono stati organizzati durante le manifestazioni contro Milošević. E la principale campagna di questo genere è avvenuta nel 2000 ed era stata titolata: “Scegliete il rock’n’roll: andate a votare!”. Alcuni tra i gruppi musicali più celebri del paese hanno girato in un mese tutta la Serbia chiedendo di votare contro il regime che era al potere ormai da un decennio.
Dopo il 5 ottobre del 2000 la musica ha però cessato di essere strumento politico. In quell’occasione poteva sembrare che i rockers avevano vinto la partita contro “la Serbia di prima”, contro quei “villici”, contro gli adepti della musica tradizionale. Ma chi ci ha veramente guadagnato?
Il festival degli ottoni di Guča è stato creato nel 1961, ma è nell’ultimo decennio che ha conosciuto un’irrefrenabile espansione. A Guča vengono investiti molti soldi pubblici e l’organizzatore del festival è il Centro culturale del comune di Lučani. Nel caso di EXIT le cose sono un po’ differenti. EXIT è un’iniziativa privata, portata avanti da un conglomerato di aziende iscritte nei registri ufficiali come Ong, per poter candidarsi ai bandi proposti dal ministero della Cultura e dal comune di Novi Sad.
Fondi pubblici e brand nazionali
Anche se questi due festival sono finanziati da fondi pubblici è molto difficile ottenere informazioni sulle somme totali che ricevono e ancor meno è possibile verificare come queste risorse vengano spese. Sembrerebbe che frasi come “Il festival aiuta l’espansione del turismo” o “Sono manifestazioni di carattere nazionale” siano sufficienti a giustificare questa cortina di nebbia.
Gli organizzatori di EXIT non smettono mai di ribadire che i soldi investiti tornano nelle casse della municipalità e che il festival attira più di 30.000 visitatori stranieri (e le loro preziose valute) ogni anno. E ancora una volta, secondo gli organizzatori, Novi Sad guadagnerà grazie al festival 13,6 milioni di euro. Cifra però impossibile da verificare.
[…]Intanto nel 2011 il festival di EXIT aveva ricevuto dal Dipartimento cultura regionale 450.000 euro. Una cifra che non rappresenta di per sé un gran problema, se non rappresentasse la metà del budget a disposizione dell’istituzione, che taglia quindi automaticamente i viveri ad altre iniziative culturali nella regione.
Guča ha ricevuto l’anno scorso circa 43.000 euro dalle istituzioni locali, poca cosa rispetto al festival di Novi Sad, ma se si aggiungono le sponsorizzazioni delle aziende pubbliche la cifra aumenta considerevolmente e si raggiungono i 120.000 euro. Come si sono spesi? Non abbiamo ottenuto risposta a questa domanda.
[…]Musicisti proletari
Intanto gli artisti, che rappresentano il cuore di questi festival, vengono spesso discriminati. I gruppi locali non di rado suonano senza alcun contratto e vengono pagati in nero. Ed è ovvio che le cifre pagate agli artisti locali sono ridicole se comparate a quelle versate alle “star del festival”.
Ai fiati di Guča non va certo meglio. Tentano regolarmente di farsi pagare da parte del SOKOJ, che gestisce i diritti d’autore dei musicisti del paese. Ma spesso arrivano a minacciare di boicottare il festival prima che venga loro pagato quanto dovuto.
Ma lo sfruttamento avviene anche a livelli più bassi, meno visibili agli occhi del pubblico. Agli inizi, il festival di EXIT insisteva sull’essere un’opportunità di lavoro e si presentava come “un’opportunità per tutti i giovani di Novi Sad e della Serbia”. Oggi il festival funziona sempre più grazie al volontariato, con più di mille volontari impegnati ogni anno. Il tutto s’intende condito da belle frasi sull’attivismo, sull’esperienza professionale e sulla possibilità di stringere rapporti con ragazzi e ragazze del mondo intero. Ma guardiamo alle cose come stanno: ripulire un’area di campeggio, distribuire foglietti informativi o spinare birre, cosa c’entrano con l’attivismo o con l’esperienza professionale interessante?
Sembra che i simboli che dividevano la Serbia in due ora sono divenuti delle illusioni. Il mercato, il profitto e gli interessi personali hanno vinto la partita. Ora non rimane che lo sfruttamento delle risorse pubbliche e lo sfruttamento del lavoro altrui.