Serbia: i cittadini dicono no a Rio Tinto e alle sue miniere di litio
Il sottosuolo della Serbia occidentale ospita tra le più grandi riserve di litio al mondo. Sufficiente per attirare il colosso minerario Rio Tinto, che copre il 10% della domanda mondiale di questo metallo utilizzato in particolare per produrre celle elettroniche e batterie. Ma l’impatto ambientale rischia di essere disastroso e i cittadini si stanno mobilitando. Reportage
(Pubblicato originariamente da Mašina , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)
Diverse centinaia di abitanti della regione di Loznica, Serbia centrale, hanno manifestato per la terza volta a fine ottobre contro il progetto del gigante britannico-australiano Rio Tinto di avviare una miniera di litio nell’area. Nel 2004 i geologi del gruppo minerario vi hanno infatti scoperto un nuovo minerale, un borosilicato di litio e sodio chiamato poi "jadarite", dal nome del fiume Jadar.
Secondo studi dettagliati dell’inizio del 2020, la Serbia disporrebbe di 136 milioni di tonnellate di jadarite, con un’alta concentrazione di litio e boro. L’area dello Jadar è stata persino identificata come uno dei più grandi depositi di litio al mondo. L’apertura di miniere nella regione di Loznica, che dovrebbero coprire il 10% della domanda mondiale di litio, è prevista per il 2023. Con questo in mente, il governo serbo ha firmato nel 2017 con Rio Tinto un memorandum ed è stato modificato il progetto di una strada che collegherebbe Loznica a Valjevo per garantire a Rio Tinto le infrastrutture necessarie. L’azienda avrebbe già investito più di 200 milioni di dollari nel progetto, un importo che dovrebbe raddoppiare entro la fine del 2021.
I portavoce del gigante minerario assicurano che proteggeranno l’ambiente e che è in corso uno studio di fattibilità. Da parte loro, le autorità serbe stanno promuovendo questo progetto come una grande opportunità di sviluppo per l’ovest del paese. Ma gli abitanti esprimono la loro preoccupazione.
Uno studio di impatto che solleva interrogativi
Come spiega Žaklina Živković, della coalizione di ong ambientaliste Pravo na vodu ("Diritto all’acqua"), il piano di sviluppo della futura miniera di litio è stato adottato nonostante la forte resistenza dei residenti. inoltre, secondo Miroslav Mijatović del Podrinje Anti-Corruption Team (PAKT), che ha organizzato le proteste di ottobre, la comunicazione della Rio Tinto nei confronti di residenti e attivisti ambientali è sempre stata unilaterale: "Ci hanno presentato i loro piani, ma non hanno mai dato risposte adeguate alle nostre domande". “È con dibattiti pubblici tenuti durante le festività natalizie che la Rio Tinto e il ministero dell’Ingegneria Civile hanno approvato il piano di sviluppo. Abbiamo denunciato l’invalidità di questo piano e dello studio che lo accompagna, a causa dei tempi limitati dei dibattiti pubblici ma ancor di più per la mancanza di risposta a due domande essenziali: come verranno estratti litio e boro dalla jadarite e quale sarà la composizione chimica dei pani che verranno depositati sui residui materiali minerali [tecnicamente gli "sterili"]".
Nessuno sembra infatti sapere dove si intende situare la discarica e l’area di stoccaggio dei detriti dopo che litio e silicio saranno estratti. Il cocktail di sostanze chimiche utilizzate per l’estrazione del litio potrebbe infiltrarsi in fiumi, torrenti e siti di approvvigionamento di acqua potabile, inquinare Jadar, Drina e Sava e mettere in pericolo tutte le città tra Loznica e Belgrado. “Le dichiarazioni della direttrice del progetto Jadar sono contraddittorie in quanto annuncia, da un lato, che la composizione dei pani sarà pressoché identica al terreno su cui verranno depositati e, dall’altro, che verrà posta una protezione impermeabile per evitare di contaminare il suolo e le acque sotterranee", sottolinea Miroslav Mijatović, il quale ricorda che i climatologi prevedono che la Serbia occidentale potrebbe in futuro essere molto esposta ai cambiamenti climatici, e quindi a un alto rischio di carenza di acqua potabile, a siccità e inondazioni. Un problema che può solo aggravarsi, in quanto Rio Tinto prevede un consumo di 8.000 m3 di acqua al giorno (200-350 m3 / ora). "Questa parte dello Jadar ha già problemi relativi all’acqua potabile in estate… ma si può supporre, tenendo conto di casi simili, che l’azienda avrà la meglio sui cittadini quando sarà necessario decidere le priorità in caso di bisogno di acqua”, prevede Miroslav Mijatović.
Un guadagno finanziario per Rio Tinto, un saccheggio dell’ambiente per gli abitanti
Rischi ecologici a parte, i benefici economici concreti della miniera di Rio Tinto per la Serbia non sono ancora chiari. Come spiega Vladimir Simić, professore alla Facoltà di miniere e geologia di Belgrado, lo stato potrebbe recuperare il 5% dei guadagni, come con altri prodotti minerali. Ma questo è ancora pura speculazione poiché il litio non è ancora incluso nelle leggi serbe.
Per Žaklina Živković, questo progetto fa parte della logica della privatizzazione e del declino dell’industria serba. Ora, sostiene, è il turno delle risorse naturali da vendere al primo offerente, indipendentemente dagli interessi dei cittadini. "Quella dell’ovest della Serbia è una regione povera la cui economia dipende fortemente dalla produzione agricola, dall’apicoltura e dal turismo", osserva. “Un progetto di questa portata distruggerebbe ogni prospettiva di sviluppo sostenibile. Anche con tecnologie avanzate, l’estrazione del litio ha un enorme impatto sulle acque sotterranee e superficiali, sul suolo e sulla qualità dell’aria. Non vedo come un’analisi costi-benefici possa dimostrare che questo progetto avvantaggi i cittadini".
I residenti e gli attivisti ambientali si stanno già preparando per proseguire nella loro lotta. “Si stanno preparando lettere per le istituzioni europee competenti e dei ricorsi su avvisi che i residenti hanno iniziato a ricevere senza alcun preavviso sulla ricollocazione dei loro terreni agricoli come terreni edificabili, il che è scandaloso", sottolinea Miroslav Mijatović.
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