Serbia e Montenegro le difficoltà di un’intesa

Come procede la Serbia e Montenegro a distanza di alcuni mesi dall’adozione del principio del «doppio binario», un regolamento diversificato per le due repubbliche in materia economica e doganale in vista dell’associazione dell’Unione statale all’UE? Un aggiornamento dalla nostra corrispondente

08/02/2005, Jadranka Gilić - Podgorica

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In questo momento la Serbia e Montenegro (SM) si trova in attesa dello Studio di fattibilità, previsto per fine marzo del 2005, che, se sarà positivo, porterà l’Unione statale alle trattative per la conclusione dell’Accordo di associazione e stabilità.

In questa ottica si aspettava la visita di Javier Solana, l’alto rappresentante dell’UE, a Belgrado, prevista per il 21 gennaio scorso. Ma, dopo aver ricevuto il rapporto dal suo delegato, Stefan Lene, giunto in visita a Belgrado il 20 gennaio con lo scopo di ottenere informazioni sulle questioni ancora irrisolte riguardanti l’associazione della Serbia e Montenegro all’Unione Europea, Solana ha deciso di rimandare la visita, spiegando che le questioni, sulle quali doveva parlare con le leadership delle due repubbliche, non sono ancora sufficientemente mature per poter giungere a risultati positivi.

La dichiarazione di Solana ha provocato diverse interpretazioni nelle due repubbliche, le quali hanno subito iniziato ad accusarsi reciprocamente: la leadership del Montenegro sosteneva di non voler essere più ostaggio della Serbia e dei suoi problemi con il Tribunale dell’Aia, mentre la Serbia accusava la repubblica minore di non voler rispettare l’Accordo di Belgrado, in particolare per quanto riguarda l’elezione diretta dei deputati al parlamento dell’Unione SM, previste per il marzo 2005, ma per le quali non è ancora stata trovata una soluzione.

Su quest’ultima questione la Commissione europea ha già chiarito che le elezioni per il parlamento dell’Unione SM dipendono dall’accordo tra la Serbia e il Montenegro. Inoltre, l’Accordo di Belgrado prevede anche la possibilità di organizzare il referendum per l’indipendenza del Montenegro nel febbraio 2006.

Per interrompere con le supposizioni il Commissario dell’UE per allargamento Olli Rehn ha dichiarato – secondo quanto riportato dall’emittente B92 – il 31 gennaio a Bruxelles: "La Serbia e il Montenegro devono collaborare con il Tribunale dell’Aia per poter ottenere lo Studio di fattibilità positivo per l’Accordo di associazione e stabilità della Unione statale con l’UE". Rehn ha anche aggiunto che "Lo Studio di fattibilità e quasi pronto, ma abbiamo posto il termine di fine marzo 2005 al Governo serbo per dimostrare la volontà di collaborazione con il Tribunale penale internazionale".

Un altro segnale dell’insoddisfazione per la collaborazione con il TPI è la decisione degli Stati Uniti di ritirare i 10 milioni di dollari previsti per il 2005, se entro il 31 maggio il Governo serbo non cambierà radicalmente la politica nei confronti del Tribunale dell’Aia. Secondo quanto riporta il settimanale "Monitor" nell’edizione del 20 gennaio scorso il vicepresidente del Governo serbo, Miroljub Labus, ha spiegato che non si tratta soltanto di una pressione economica, ma anche di una pressione politica. I membri del governo sono preoccupati per l’influenza degli Stati Uniti nelle organizzazioni finanziarie internazionali e nel WTO, il quale dovrebbe decidere sull’accesso della Serbia nel WTO il 15 febbraio prossimo. D’altro canto si teme anche l’invio di un segnale negativo ai potenziali investitori stranieri.

Inoltre, i quotidiani montenegrini «Vijesti» e «Republika» riportano che, Slobodan Samardzic, il consigliere del primo ministro serbo, ha suggerito agli ufficiali dell’UE di rimandare di un anno le elezioni dirette per il parlamento ed anche il referendum del Montenegro, cioè le elezioni per marzo del 2006 e il referendum per febbraio del 2007. Benché i funzionari del Montenegro non siano stati ancora informati ufficialmente sulla proposta del Primo ministro Kostunica, la commentano come un tentativo di distogliere l’attenzione dall’incandescente argomento della collaborazione col TPI.

Ad ogni modo, i disaccordi continui tra le due repubbliche, sulla costituzione dello stato, hanno provocato delle spaccature in Montenegro. Durante la settimana scorsa in Montenegro sono nati due diversi movimenti.

Il primo è il Movimento per l’unione statale europea della Serbia e Montenegro, con il sostegno dei partiti del blocco filo-serbo, ma senza appoggio del partito maggiore dell’opposizione SNP (Partito socialista popolare). Nella dichiarazione costitutiva del movimento si legge che: "Il movimento combatterà, con mezzi democratici, per la realizzazione del diritto alle elezioni dirette, garantito ai cittadini della Serbia e Montenegro." In aggiunta, a Belgrado è stato creato anche un analogo Movimento per l’Unione statale, in appoggio a quello montenegrino.

Secondo quanto riportato da B92, il rappresentante del movimento montenegrino, Momcilo Vuksanovic, ha dichiarato che questi due movimenti faranno il possibile per dare la possibilità a tutti i cittadini del Montenegro, a prescindere dalla nazione di appartenenza, di dichiararsi sull’eventuale referendum per l’indipendenza del Montenegro, aggiungendo che soltanto in Serbia abitano circa 260.000 cittadini montenegrini.

Il secondo movimento è stato creato in risposta ai movimenti per il mantenimento della Unione statale. Si tratta del Movimento per il Montenegro indipendente ed europeo, appoggiato dal Governo montenegrino e dal blocco dei partiti che sostengono l’indipendenza. Secondo quanto riporta il quotidiano "Vijesti" del 31 gennaio, il rappresentante del movimento, Rade Bojovic, ha annunciato la nuova legge sul referendum, la quale prevede l’abolizione del quorum del 50 % + 1 dei voti, spiegando che nemmeno nei paesi dove è stato organizzato il referendum per l’entrata nell’UE era previsto un quorum del 50% +1 voto. Bojovic ha anche spiegato che così si eviterebbe il fallimento del referendum a causa dell’eventuale boicottaggio dell’opposizione, alla quale bisogna aggiungere gli astinenti, cioè circa un altro 25% di voti.

Per quanto riguarda la posizione dell’UE sulla questione delle elezioni per il Parlamento dell’Unione statale, l’idea di fondo è che tutto dipende dall’accordo tra Belgrado e Podgorica. Punto ribadito pure dal Ministro degli esteri serbo, Vuk Draskovic, (Vijesti 2 febbraio) dopo l’assemblea con i rappresentanti dell’UE a Bruxelles il 1 febbraio. Draskovic ha spiegato che l’UE concorda con un eventuale cambiamento dell’Accordo di Belgrado, ma non accetta il fatto che esso venga ignorato.

I funzionari dell’UE hanno ancora una volta ripetuto che la Serbia e Montenegro è molto importante per i cambiamenti nei Balcani e che l’UE farà il possibile per aiutarla, ma l’Unione statale deve prendere delle decisioni importanti riguardo la collaborazione con il Tribunale dell’Aia.

Ultimamente l’UE si è concentrata in particolare sul problema della collaborazione col TPI e lo conferma anche la recente visita della procuratrice capo, Carla del Ponte, in Montenegro, durante la quale la Del Ponte ha chiesto al Premier montenegrino, Milo Djukanovic, una collaborazione più stretta, riguardante il territorio montenegrino. Per il momento nessuna reazione dall’UE alle formazioni dei diversi movimenti in Montenegro ed al referendum.

Vedi anche:
La Serbia e Montenegro sul ‘doppio binario’

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