Serbia: Covid 19, soldi pubblici e politica

Il potere in Serbia cerca di sfruttare la situazione di emergenza dovuta alla pandemia per incassare punti politici ed andare a breve termine ad elezioni. L’opposizione però accusa la maggioranza di populismo

28/04/2020, Dragan Janjić - Belgrado

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Belgrado, 9 aprile 2020 (© Zorz/Shutterstock)

Lo scorso 24 aprile il governo serbo ha approvato la proposta di revisione del bilancio, che prevede, tra l’altro, l’erogazione di un aiuto una tantum di 100 euro a tutti i cittadini maggiorenni per far fronte alle conseguenze della pandemia di coronavirus. La spiegazione fornita dagli esponenti della coalizione di governo riguardo alle modalità di erogazione del bonus ha suscitato l’ira dell’opposizione e di una parte della popolazione.

Il ministro delle Finanze Siniša Mali e il presidente Aleksandar Vučić hanno infatti precisato che l’indennità di 100 euro verrà subito erogata ai pensionati e ai cittadini in condizioni di disagio socio-economico, "mentre tutti gli altri dovranno farne richiesta perché alcuni tycoon” hanno criticato la misura. In parole povere i pensionati e i cittadini in condizioni di disagio saranno contenti perché potranno usufruire del bonus senza dover avviare alcuna procedura amministrativa, mentre tutti gli altri saranno costretti a farne richiesta per colpa – come sostengono il governo e i media filogovernativi – di alcuni tycoon ed esponenti dell’opposizione che hanno criticato la misura presa definendola populista. Tenendo conto del fatto che prima dell’introduzione dello stato di emergenza in Serbia era in corso la campagna elettorale, interrotta appunto a causa della pandemia, è chiaro che la coalizione di governo sta approfittando della situazione per portare avanti una campagna denigratoria contro i suoi oppositori politici. Uno dei principali bersagli di questa campagna è Dragan Đilas, leader del Partito di libertà e giustizia (SSP), che è anche un uomo d’affari e viene spesso bollato dalla leadership al potere come “tycoon”.

È possibile, ovviamente, che il governo abbia deciso di erogare il bonus secondo le modalità di cui sopra perché è difficile reperire dati aggiornati su tutti i cittadini maggiorenni attualmente residenti in Serbia, ma anche se questo fosse vero uno dei principali problemi resta il fatto che il presidente Vučić e il ministro Mali, nella spiegazione fornita, hanno posto in primo piano la politica, approfittando dei margini sopravvenuti con la revisione del bilancio statale per attaccare gli oppositori politici. Viene quindi da concludere che la coalizione di governo stia cercando di alimentare ulteriormente l’astio dei cittadini nei confronti dell’opposizione e di sfruttare la pandemia per rafforzare la propria posizione politica. Così facendo si alimentano ostilità e tensioni all’interno della società serba, ma la priorità della coalizione di governo è evidentemente quella di raggiungere i propri obiettivi politici.

Sembra che la leadership al potere, spinta dal timore che la crisi economica provocata dalla pandemia possa aggravarsi con il passare del tempo, sia intenzionata a organizzare le elezioni politiche e amministrative – già indette ma rinviate a causa del coronavirus – a giugno o all’inizio di luglio, una volta revocato lo stato di emergenza introdotto lo scorso 15 marzo. Il governo ha stanziato quasi 6 miliardi di euro (cifra che comprende i bonus di 100 euro destinati ai cittadini maggiorenni) a sostegno di cittadini e imprese per far fronte alle conseguenze della pandemia. Il parlamento, i cui lavori sono stati sospesi dopo l’introduzione dello stato di emergenza, dovrebbe tornare a riunirsi questa settimana, e il primo argomento in discussione sarà la proposta di revisione del bilancio.

Campagna elettorale

Il fatto che il governo abbia stanziato quasi 6 miliardi di euro per fronteggiare le conseguenze della pandemia potrà essere facilmente sfruttato – anche nel caso in cui la maggior parte dei soldi non dovesse essere erogata subito – durante la breve campagna elettorale che inizierà una volta terminato lo stato di emergenza. I funzionari della coalizione di governo, compreso il presidente Vučić, ripetono ormai da settimane che la Serbia sta affrontando con grande successo la crisi economica e che ha conseguito risultati economici migliori della maggior parte dei paesi europei. A questa narrazione – diventata dominante nel discorso pubblico grazie al fatto che la coalizione al governo controlla tutti i media mainstream in Serbia – ora si aggiungerà la storia di quei quasi 6 miliardi di euro che faranno ripartire l’economia serba.

Le elezioni politiche e amministrative erano state indette lo scorso 4 marzo [e inizialmente fissate per il 26 aprile], ma i principali partiti di opposizione avevano deciso di boicottarle, ritenendo che non ci fossero condizioni per una campagna elettorale equa. Dopo l’introduzione dello stato di emergenza l’opposizione, ormai da tempo marginalizzata, è diventata bersaglio di ulteriori pressioni e accuse, compresa la recente campagna lanciata contro alcuni esponenti dell’opposizione per aver criticato la decisione del governo di erogare un bonus di 100 euro a tutti i cittadini maggiorenni. Al momento non vi è alcun indizio che l’opposizione possa cambiare opinione e decidere di partecipare alle elezioni. La coalizione di governo, dal canto suo, ha affermato che, nonostante il processo elettorale sia già stato avviato, non è escluso che altri partiti decidano di presentarsi alle elezioni.

Una parte dell’opposizione ormai da mesi sta boicottando anche i lavori del parlamento, sostenendo che la coalizione di governo sta violando, in modo flagrante, i principi democratici. Il parlamento dovrebbe riprendere i lavori in questi giorni, ma anche se dovesse essere dato più spazio ai deputati dell’opposizione, ciò non inciderà in modo significativo sui rapporti di forza della scena politica serba, perché la lotta contro la pandemia è ancora in corso e in tali circostanze le riunioni del parlamento probabilmente non saranno frequenti né lunghe. C’è da aspettarsi che la coalizione di governo, che gode di una maggioranza parlamentare di quasi due terzi, continui a marginalizzare le forze di opposizione, cercando in tal modo di creare le condizioni che le consentiranno di ottenere una netta vittoria alle prossime elezioni e di ribadire il suo pieno dominio sulla scena politica.

Riassumendo, è chiaro che la coalizione al governo ha usato tutti i mezzi a sua disposizione per evitare che la pandemia, scoppiata nel bel mezzo della campagna elettorale, incida negativamente sul suo rating tra gli elettori. Le forze di opposizione e altri oppositori del governo sostengono che la leadership al potere ha sfruttato la pandemia per violare la costituzione e lo stato di diritto, nonché per limitare la libertà dei media e per altri abusi di potere. Tuttavia, gli ultimi sondaggi dell’opinione pubblica dimostrano che il sostegno al governo cresce, e questo perché il cosiddetto elettore medio, soprattutto durante una crisi, ascolta perlopiù i leader politici che gli si rivolgono pubblicamente. E in questo momento agli elettori si rivolgono quasi esclusivamente i più alti funzionari statali, mentre lo spazio per l’opposizione si è ulteriormente ridotto con l’introduzione dello stato di emergenza.

Relazioni internazionali

A Vučić ora non resta che tentare di creare le condizioni necessarie per lo svolgimento di elezioni prima della pausa estiva, ovvero entro l’inizio di luglio. Se dovesse riuscirci, ovvero se la pandemia dovesse rimanere sotto controllo (finora la Serbia ha fronteggiato la pandemia con un certo successo), avrà una reale possibilità di vincere. Per Vučić l’unico serio ostacolo potrebbe essere l’atteggiamento dell’Unione europea e degli Stati Uniti, che sempre più spesso criticano la leadership serba per violazione dei principi democratici durante lo stato di emergenza. Se Vučić riuscisse a organizzare le elezioni entro breve tempo, mentre l’UE e gli Stati Uniti saranno ancora focalizzati sui propri problemi e sulla lotta contro la pandemia, potrà più facilmente, in un secondo momento, affrontare le critiche provenienti dall’Occidente.

Per Bruxelles e Washington è molto importante mantenere la stabilità della Serbia, perché senza una Serbia stabile non sarà possibile risolvere il modo adeguato la crisi kosovara né tanto meno sarà possibile mantenere la stabilità della regione nel lungo periodo. Le autorità serbe si sono dimostrate pronte a collaborare, ed è anche per questo motivo che Vučić si aspetta di continuare a godere dell’appoggio dell’Occidente anche dopo la pandemia e dopo le elezioni.

Alcuni problemi nelle relazioni bilaterali tra Serbia e Kosovo vengono risolti lontano dai riflettori, un passo alla volta, come dimostra un recente accordo sull’indipendenza energetica del Kosovo, secondo il quale la Serbia non ha più alcuna voce in capitolo sulle decisioni riguardanti il settore energetico del Kosovo. La notizia dell’accordo è stata riportata en passant dai media serbi, ma non è stata oggetto di analisi né di polemiche perché in tal caso rischierebbe di indebolire la convinzione della maggior parte dell’elettorato, secondo cui il governo serbo starebbe lottando da leone per mantenere il Kosovo (o almeno una sua parte) all’interno della Serbia.

L’intensificarsi dei rapporti tra Serbia e Cina durante la pandemia di coronavirus potrebbe creare al presidente serbo problemi ancora maggiori. La Cina ha fornito alla Serbia un aiuto sostanzioso e la leadership di Belgrado ha presentato questa mossa come un evento decisivo nella lotta contro il coronavirus. Anche l’UE ha fornito un aiuto finanziario alla Serbia, ancora maggiore rispetto a quello ottenuto dalla Cina, ma ciononostante Vučić ha criticato duramente Bruxelles, soprattutto nei primi giorni dell’emergenza. Ora che la situazione in Serbia si è stabilizzata e che è stata assicurata una quantità sufficiente di dispositivi di protezione, respiratori e farmaci, Vučić ha cominciato a usare toni meno accesi nei confronti dell’UE, e lo scorso week end la Serbia ha inviato alcuni aerei con aiuti sanitari in Italia.

Quindi, la leadership di Belgrado si aspetta di riuscire, nelle prossime settimane e mesi, a ricucire, senza grandi difficoltà, i rapporti con Bruxelles e Washington, senza dover sopportare alcuna seria conseguenza per essersi avvicinata alla Cina. È del tutto possibile che queste aspettative di Belgrado non vengano deluse, ma è altrettanto possibile che la virata verso Pechino abbia indebolito la posizione della Serbia in Occidente nel lungo termine, e che in futuro, una volta finita la pandemia, le potenze occidentali comincino a mostrare maggiore cautela e maggiore sospetto nei confronti della leadership di Belgrado.

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