Serbia: ci sarà mai giustizia per Marija Lukić?

Per anni Marija Lukić ha subito molestie sessuali dal suo capo, Milutin Jeličić Jutka sindaco di Brus. Marija ha trovato la forza di denunciarlo, ma è stata licenziata ed ha subito ulteriori minacce. La giustizia per ora latita, Jeličić gode di protezione dall’alto

07/03/2019, Antonela Riha - Belgrado

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Dal profilo twitter di Marija Lukić

Marija Lukić, ex segretaria del sindaco di Brus Milutin Jeličić soprannominato Jutka, ha subito molestie sessuali da parte del suo capo per due anni, prima di decidere di parlarne pubblicamente e di sporgere denuncia.

La scorsa settimana Milutin Jeličić, che è anche un funzionario del partito di governo (il Partito progressista serbo, SNS), ha annunciato con un comunicato stampa le sue dimissioni da tutti gli incarichi ricoperti, motivando la sua decisione con il fatto di voler difendere il presidente serbo Aleksandar Vučić dalla “gogna a cui è sottoposto ormai da un anno, orchestrata dall’opposizione e da vari provocatori a fini prettamente politici”.

A parte questo comunicato stampa, non c’è nessun documento che attesti che Jeličić si sia effettivamente dimesso da sindaco di Brus. Stando a quanto riportato dai media, le dimissioni di Jeličić non sono ancora pervenute al protocollo del comune, e la prossima seduta del consiglio comunale, nella quale potrebbero essere discusse le sue eventuali dimissioni, dovrebbe tenersi tra tre mesi.

Jeličić è stato denunciato per molestie sessuali da sette donne, ma la procura ha sollevato l’accusa contro di lui solo sulla base della denuncia sporta da Marija Lukić. Nel frattempo, una parte dell’opinione pubblica serba si è schierata a difesa di Marija Lukić, chiedendo che Jeličić venisse destituito e processato.

Quindicimila prove delle molestie

Nei due anni in cui è stata segretaria di Jeličić, Marija Lukić (1988), economista, madre di due figli, ha ricevuto circa 15mila messaggi dal suo capo, il cui contenuto non lascia dubbi sul fatto che si sia trattato di molestie sessuali. Per tutto il tempo – come ha spiegato Marija – Jeličić ha cercato insistentemente di baciarla contro la sua volontà e di toccarla, chiedendole un rapporto sessuale in cambio di un avanzamento di carriera.

Dal momento che le sue richieste di aiuto, rivolte a diversi rappresentanti dell’amministrazione locale, sono rimaste inascoltate, Marija ha deciso di pubblicare sul suo profilo Facebook i messaggi ricevuti da Jeličić e di consegnare alla procura le prove di molestie, minacce e atti vessatori subiti. Il giorno prima di sporgere denuncia contro Jeličić, nel marzo 2018, Marija ha ricevuto un suo messaggio in cui le diceva che poteva denunciarlo per qualsiasi cosa ma che lui è “protetto dal presidente Vučić ”. Il giorno dopo aver presentato la denuncia, Marija è stata licenziata.

Ma non è finita lì. Alcuni uomini vicini a Jeličić hanno cominciato a minacciare apertamente Marija e la sua famiglia, mentre l’amministrazione comunale di Brus ha disposto l’ordine di demolizione di un locale di proprietà del marito di Marija. “Non esco più di casa, non vivo più nel mio appartamento perché ho paura, non mando i figli a scuola perché ho paura. Temo per la mia incolumità e per quella della mia famiglia“, ha dichiarato Marija in quell’occasione .

Marija ha inviato una lettera aperta al presidente Aleksandar Vučić, ha scritto anche alla ministra Zorana Mihajlović, responsabile dell’Ufficio per le pari opportunità del governo serbo, nonché alle donne dell’SNS, che da alcuni mesi promuovono una campagna intitolata “Stop nasilju nad ženama“ [Stop alla violenza sulle donne], ma non ha ricevuto alcuna risposta.

Jeličić ha ignorato completamente le accuse mosse nei suoi confronti, affermando persino che Marija inviava messaggi a se stessa e che il suo telefono era “scomparso“ alcuni giorni prima che i messaggi venissero pubblicati sui social network.

Non si è scomposto nemmeno quando alcuni media hanno riportato le testimonianze di altre donne che lo hanno denunciato per molestie sessuali, né tanto meno quando molti cittadini si sono mobilitati sui social network in segno di solidarietà con Marija Lukić, lanciando l’hashtag #PravdaZaMarijuLukić [Giustizia per Marija Lukić] e chiedendo che la violenza contro le donne venisse sanzionata.

Jeličić si sentiva protetto e potente a tal punto che ha invitato il presidente del tribunale di Brus e i rappresentanti dell’ufficio del procuratore distrettuale a una cerimonia organizzata dal comune di Brus, e così facendo ha inviato loro un chiaro messaggio su come dovrebbero comportarsi in merito alle denunce nei suoi confronti.

L’avvio del processo penale a carico di Jeličić è stato più volte rinviato perché l’imputato non si è mai presentato in aula, e quando, all’inizio di febbraio di quest’anno, il processo è finalmente iniziato, il giudice ha vietato ai giornalisti di assistere alle udienze, violando in tal modo la legge. È stata respinta anche la richiesta di Marija Lukić affinché il processo si svolgesse in un’altra città, a causa del possibile pregiudizio all’imparzialità dei giudici del tribunale di Brus.

Negli ultimi giorni di febbraio sui social network hanno cominciato a circolare alcuni dati personali di Marija Lukić, contenuti nel suo fascicolo sanitario, che potevano “trapelare” solo dal tribunale o dall’ospedale di Brus. Tuttavia, la procura finora non ha reagito a questo caso di diffusione illecita di dati personali.

Due giorni prima dell’annuncio delle dimissioni di Jeličić, Marija Lukić, ospite di una trasmissione andata in onda su TV Prva, ha parlato della sua lotta contro le molestie che ha subito e che continua a subire. Tuttavia, i suoi concittadini non hanno potuto seguire la trasmissione in diretta perché è stato spento il segnale del ripetitore che copre l’area di Brus. Il direttore di un operatore via cavo locale ha confermato che sui suoi dipendenti sono state fatte pressioni affinché spegnessero il segnale prima dell’inizio della trasmissione. Alla domanda su chi avesse fatto pressioni, il direttore ha risposto: “Vi aspettate che lo dica io, ma sapete già tutto”.

La lotta contro le molestie interpretata come un attacco al presidente Vučić

Milutin Jeličić Jutka è ben noto all’opinione pubblica serba e la sua biografia illustra bene il modo in cui in Serbia il potere viene conquistato, mantenuto e rafforzato. Jeličić ricopre l’incarico di sindaco di Brus, un comune che conta circa 18.000 abitanti, ormai da 19 anni. Dopo ogni cambio ai vertici dello stato, Jeličić cambiava partito, e fino a pochi giorni fa era il fiduciario dell’SNS nel comune di Brus.

Qualche anno fa Jeličić è stato arrestato con l’accusa di abuso d’ufficio; è stato più volte accusato di aver sottratto denaro alle casse comunali, sospettato di essersi arricchito in modo illecito attraverso le privatizzazioni e indagato dalla Direzione centrale della polizia criminale per presunte malversazioni.

Era chiaro a tutti che Jeličić godeva della protezione dei vertici dello stato. Stando alle testimonianze di molti abitanti di Brus, nessuno poteva essere assunto né ottenere un avanzamento di carriera senza il consenso di Jeličić. Tutto dipendeva da lui.

Fino a quando non è arrivata Marija Lukić.

In un paese conservatore e patriarcale come la Serbia, le donne subiscono quotidianamente violenze e molestie, ma di questo argomento perlopiù si tace. In una piccola città, come Brus, dove tutti si conoscono, è pressoché inimmaginabile che una donna si ribelli alla violenza subita da un uomo, soprattutto se si tratta di un uomo potente. La paura e la vergogna hanno impedito a Marija di denunciare subito le molestie ricevute, di parlarne con il marito e di chiedere aiuto.

Dopo che Marija ha raccontato la sua storia, grazie a quei pochi media che si sono occupati della vicenda, ma anche grazie a una parte dell’opinione pubblica che si è schierata dalla parte della vittima, pian piano è emersa l’immagine di una Serbia in cui i potenti arroganti, dai più alti livelli di governo ai villaggi più piccoli, hanno le mani libere per fare qualsiasi cosa.

Il fatto che Marija abbia parlato della sua lotta contro le molestie alle manifestazioni di protesta dei cittadini e dell’opposizione a Brus e a Belgrado è stato sfruttato da Jeličić per motivare la sua decisione di dimettersi con la presunta volontà di difendere il presidente Vučić. Marija continua a ricevere minacce, provenienti da una pagina Facebook intitolata “Pravda za Jutku” [Giustizia per Jutka], dove i sostenitori di Jeličić le intimano di “stare attenta a dove cammina”.

“Davvero non so più a chi rivolgermi né quando qualcuno reagirà. Non mi sento al sicuro. Temo per la mia famiglia, perché alcune di queste minacce potrebbero concretizzarsi”, ha dichiarato Marija in un’intervista rilasciata qualche giorno fa.

Marija Lukić chiede che Jeličić venga punito. Una parte dell’opinione pubblica è scettica al riguardo. In molti ricordano ancora il caso dell’ex ministro della Difesa Bratislav Gašić, che aveva offeso una giornalista con commenti sessisti. L’opinione pubblica, sconcertata da questo episodio, aveva chiesto le dimissioni di Gašić per mesi, ma l’allora premier Aleksandar Vučić lo aveva semplicemente spostato dall’incarico di ministro a quello di capo della BIA (intelligence serba). Una parte dell’opinione pubblica aveva chiesto ripetutamente anche le dimissioni dell’ex sindaco di Belgrado Siniša Mali, coinvolto in numerosi scandali e accusato dall’ex moglie di averla maltrattata, ma Mali non solo non è stato destituito, ma dopo la scadenza del mandato da sindaco è stato nominato ministro delle Finanze.

Commentando l’annuncio delle dimissioni di Jeličić, il presidente Vučić ha detto che in seno all’SNS si è discusso di questo caso e che per loro è stata una “questione complicata” da affrontare, aggiungendo che condanna la violenza sulle donne ma che bisogna “aspettare di vedere cosa diranno le autorità competenti, invece di emettere giudizi frettolosi”. Per poi concludere affermando che Jeličić non ha mentito quando ha dichiarato che l’attacco nei suoi confronti è in realtà un attacco contro il presidente.

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