Serbia, botti veri e metaforici
Una Serbia divisa ha vissuto due “botti” nei giorni scorsi: mentre Ćacilend – l’accampamento provvisorio dei sostenitori del presidente Vučić – è stato teatro di un controverso attacco armato, il Parlamento europeo ha votato una severa risoluzione nei confronti di Belgrado

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Belgrado, Serbia, durante le proteste di marzo © Dejan Sarec/Shutterstock
Il 22 ottobre a Belgrado, è stata una giornata con i botti: non solo in senso metaforico ma anche in senso letterale. Due eventi, apparentemente non collegati tra loro hanno contrassegnato questa tiepida giornata autunnale, che precede di pochi giorni la ricorrenza del crollo della tettoia a Novi Sad, evento che tutti stanno aspettando.
Spari a Ćacilend
Il primo dei due eventi è stato un “botto” reale. O meglio uno sparo seguito da un incendio avvenuto nelle tende di Ćacilend, il famoso accampamento creato a marzo da parte dei sostenitori del presidente Vučić e che nel corso di questi mesi ha continuato ad espandersi dal parco antistante la presidenza fino all’Assemblea Nazionale.
Ćacilend ha bloccato la strada di fronte all’Assemblea e da mesi oramai il traffico cittadino è stato dirottato su altre strade: l’accampamento è in gran parte vuoto e si riempie in genere quando sono in corso proteste degli studenti, oppure quando ci sono eventi di fronte al Parlamento.
Nonostante l’accampamento sia palesemente illegale e occupi sia un parco pubblico che l’intera rete stradale, un gran numero di poliziotti è schierato in permanenza a protezione di Ćacilend.
L’incidente è stato quasi interamente filmato dalle telecamere di sorveglianza e dai numerosi telefoni dei presenti, inclusi quelli di alcuni membri dell’Assemblea che era in sessione.
Poco dopo le 10 infatti, si vede un uomo trasportare un oggetto di grandi dimensioni ed entrare di soppiatto in una delle tende. Pochi secondi dopo un’altra persona si affaccia all’ingresso della stessa tenda per vedere cosa stia succedendo, ma viene quasi subito colpito da un proiettile, cade a terra e comincia a rotolare su se stesso.
Il video successivo ritrae il ferito che si rialza, fugge zoppicando e un gruppo di poliziotti che si avvicina alla tenda armi in pugno. Si sentono diversi spari e ad un certo punto una fiammata si leva da una tenda avvolgendola completamente nel fuoco, poco dopo la polizia arresta l’aggressore armato che si arrende.
Nel frattempo le fiamme avvolgono diverse tende. L’aggressore, interrogato dai poliziotti stessi mentre giace a terra, dice di aver sparato perché voleva che la polizia lo uccidesse e che è infastidito dal fatto che le tende occupino il centro della città. Ammanettato, l’uomo racconta di aver agito da solo, ripetendo che sperava di esser ucciso “perché oramai non posso più vivere”.
Poco più tardi, il presidente Vučić si è rivolto alla nazione su RTS spiegando che si tratta di un atto di terrorismo, che era solo questione di tempo prima che ciò avvenisse e rammentando tutti gli attacchi subiti dalle sedi del suo partito negli ultimi mesi.
La persona arrestata, si saprà dopo, è un pensionato di 70 anni che in passato aveva lavorato per alcuni anni (fino al 1993) negli apparati di sicurezza serbi. La vittima è invece un uomo di 57 anni: inizialmente sembrava che fosse in pericolo di vita, a quanto detto dal Ministro della Salute stesso , è stato poi sottoposto ad un’operazione ed è stato visitato dal presidente Vučić in persona.
In serata un gruppo di persone si è riunita a Ćacilend per dimostrare il sostegno alla vittima e a loro si è aggiunto il presidente Vučić che ha definito Ćacilend come “il posto più libero nel cuore dell’Europa” e che “se avessero potuto, ci avrebbero bruciati tutti”, riferendosi evidentemente ai “blokaderi”, come vengono definiti i responsabili delle occupazioni di questi ultimi mesi: lo stesso aggressore armato è definito “blokader ” dai media filogovernativi
La risoluzione del Parlamento Europeo
Nel frattempo, però, tra l’intervento di Vučić alla televisione nazionale e il raduno serale di fronte al Parlamento, era avvenuto l’altro “botto” della giornata. Praticamente in contemporanea con il discorso di Vučić a RTS il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza (457 voti a favore, 103 contro e 77 astenuti) una risoluzione sulla “polarizzazione e l’aumento della repressione in Serbia un anno dopo la tragedia di Novi Sad”.
La risoluzione è estremamente dettagliata, critica dell’operato delle autorità serbe e contiene chiari riferimenti al mancato progresso nelle indagini sul crollo della pensilina, alla possibile corruzione nella gestione dei contratti pubblici, all’uso sproporzionato della forza durante le manifestazioni degli studenti, incluso il cannone sonico e alle intercettazioni illegali condotte nei confronti di attivisti politici e studenti che hanno poi condotto ad arresti.
Il testo adottato dal Parlamento europeo sostiene il diritto degli studenti e cittadini a partecipare alle proteste legate al crollo della pensilina e condanna fortemente la creazione di Ćacilend e l’ondata di violenza promossa dallo stato, considerando il governo responsabile per l’aumento della repressione e l’indebolimento delle istituzioni.
Invita il governo a ripristinare i finanziamenti alle università e richiede l’attuazione delle misure necessarie per aggiornare le liste elettorali e assicurare il funzionamento della commissione regolatrice dei media, oltre ad prender nota dei tentativi del governo di indebolire i media indipendenti.
La risoluzione ripete che l’avanzamento della Serbia nel processo di adesione deve avvenire solo sulla base di tangibili miglioramenti per quanto riguarda lo stato di diritto e invita la Commissione a considerare sanzioni individuali nei confronti dei responsabili di violazioni dei diritti umani.
Si fa inoltre appello ai funzionari europei di più alto rango ad evitare elogi ingiustificati nei confronti del governo serbo e, nel testo, si apprezza il cambio di tono della presidente della Commissione durante la sua recente visita a Belgrado.
Infine, si fa appello ai paesi membri ad avere un approccio unificato nei confronti del declino democratico in Serbia e invita tutti i paesi che parteciperanno all’Expo del 2027 a prendere in considerazione le prove di corruzione legate alle autorità serbe e il mancato rispetto dei necessari standard in materia di costruzioni.
La risoluzione è un documento, che seppur non vincolante, fornisce un indirizzo politico alla Commissione o al Consiglio, indirizzo che sarà difficile ignorare. Nel frattempo, il gruppo dei Popolari europei sta riconsiderando lo status di membro associato del SNS, processo che potrebbe avere importanti conseguenze politiche.
L’adozione della risoluzione potrebbe quindi segnare una svolta nell’approccio delle istituzioni europee nei confronti della Serbia.
Un paese diviso
Tale svolta però, nelle notizie locali, è stata completamente oscurata dagli eventi della mattinata. Uno dei primi effetti della sparatoria a Ćacilend è stato che dai media filogovernativi la notizia del passaggio della risoluzione è scomparsa del tutto.
L’attenzione dei media si è concentrata sull’”attacco terroristico” contro gli occupanti di Ćacilend, senza fare menzione della risoluzione del Parlamento europeo, la TV nazionale ne ha parlato solo marginalmente nel suo notiziario serale, mentre vi è stato dato ampio risalto sui media non allineati con il governo.
Nel frattempo la data del primo novembre si avvicina. Per quel giorno a Novi Sad è previsto un grande raduno per commemorare le vittime del crollo della pensilina. Un gruppo di studenti è già in marcia da Novi Pazar verso Novi Sad, altri si aggiungeranno strada facendo. Alla commemorazione del primo novembre, il paese si presenta più diviso che mai.










