Serbia: Aleksandar Vučić, da mozzo a capitano dei media

Secondo Svetlana Lukić, tra le fondatrici del portale Peščanik, il lungo periodo di governo del Partito democratico in Serbia ha messo in piedi un sistema di controllo politico dei media. Poi pienamente sfruttato dal subentrante Vučić

14/07/2014, Hrvoje Šimičević -

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Svetlana Lukić

(Articolo pubblicato originariamente da H-Alter il 25.06.2014, tit. orig. Od malog od palube do kapetana s pikom na medije)

Nelle ultime settimane uno dei temi principali affrontati dai media serbi sono stati… i media serbi. Tutto è iniziato con le devastanti alluvioni che hanno distrutto parte del paese. Articoli che criticavano la risposta del governo all’emergenza hanno iniziato a sparire da siti e blog. Tra i portali più colpiti anche Peščanik , bloccato da attacchi hacker durati per giorni.

Gli attacchi più duri sono arrivati dopo che il portale – che critica in modo sistematico il governo di Aleksandar Vučić – ha pubblicato un articolo nel quale si accusava il ministro degli Interni Nebojša Stefanović di aver plagiato la propria tesi di dottorato, conseguito presso l’università privata Megatrend. Poco dopo si è scoperto che anche il rettore di suddetta università non ha mai ottenuto il Ph D, come risulta invece dalla sua biografia ufficiale.

Secondo i responsabili del portale, gli attacchi informatici sarebbero arrivati anche dai server della stessa università privata, oltre che da dozzine di altri server al di fuori della Serbia.

I server di Peščanik sono ancora sotto attacco, due giorni fa il sito è stato nuovamente danneggiato. Il governo di Aleksandar Vučić ha annunciato un’inchiesta sugli attacchi mentre allo stesso tempo sta contribuendo a creare un’atmosfera che porta a sempre più frequenti casi di autocensura e attacchi alla libertà di stampa in Serbia. “H-Alter” ha parlato della situazione dei media in Serbia e della situazione specifica di Peščanik con Svetlana Lukić, una delle fondatrici dello show radio cult "Peščanik" e dell’omonimo portale.

Qual è la situazione attuale di Peščanik?

Gli attacchi più pesanti sono durati per dieci giorni. Attualmente il sito funziona, anche se gli attacchi stanno continuando. In questi giorni ci stiamo spostando su un nuovo server, non solo a causa degli attacchi ma anche perché gli accessi sono aumentati drasticamente. Nel frattempo abbiamo formato un team di legali che, se necessario, ci difenderanno pro bono. Del resto la maggior parte degli autori contribuiscono al portale pro bono… lavoreremo per difenderci, a tutti i costi.

Alcuni media suggeriscono che dietro a quanto vi è accaduto c’è il governo di Aleksandar Vučić. Quest’ultimo però ha annunciato indagini sul caso…

Responsabili di quanto sta accadendo sono sia l’ex presidente Boris Tadić che il primo ministro Aleksandar Vučić.

Un giorno, cinque anni fa, nessuno riuscì ad ascoltare la nostra trasmissione, perché qualcuno interferì con il segnale; nel frattempo, nel parcheggio di fronte alla sede di B92, la nostra macchina venne distrutta e il nostro sito web danneggiato. Il presidente Tadić promise allora pubblicamente che “si sarebbe fatto luce” su quanto avvenuto. Ma nulla è accaduto.

Ora, il primo ministro Vučić esprime “grande preoccupazione” sull’attacco al nostro sito, ma niente sta accadendo e niente accadrà. Mentre condannava l’accaduto il suo ministro della Cultura e dell’Informazione suggeriva che erano gli stessi siti ad andare off-line volontariamente per questioni tecniche. D’altro canto il Responsabile per la lotta ai crimini high tech ha affermato che leggendo vari forum si è reso conto che noi avevamo, in effetti, un server molto scarso.

Questo è un gioco ormai trito e ritrito in Serbia, ti si mostra premura e comprensione mentre, al contempo, i tuoi più stretti collaboratori vengono tacciati di essere idioti e persone che sfruttano ogni occasione per fare le vittime.

Vi aspettavate tali conseguenze dopo la pubblicazione dell’articolo che accusava di plagio il ministro degli Interni?

Era chiaro che qualche conseguenza sarebbe arrivata, ma non ci si aspettava una reazione così brutale. E questo dimostra la nostra ingenuità, perché mettere in dubbio l’integrità di uno dei prescelti di Vučić significa far arrabbiare lo stesso Creatore. Questo era invece chiaro ad altri colleghi di altre testate che avevano ricevuto prima di noi il testo e avevano deciso di non pubblicarlo.

Quando poi abbiamo pubblicato un ulteriore testo in cui si provava che Mića Jovanović, rettore dell’università privata Megatrend, era un ciarlatano e non aveva mai conseguito un dottorato in Inghilterra, come invece affermava, è stato come se una bomba ancora inesplosa esplodesse. Ed è comprensibile perché la famosa Università Megatrend è stata istituita durante le guerre, da profittatori del partito di Milošević e partito di Ivica Dačić, sino a poco fa primo ministro ed a capo della polizia.

Milioni di euro guadagnati dalle rette dell’Università sono finiti negli aerei e yacht privati del proprietario dell’università, del rettore e dei loro sostenitori ma anche nei salari molto alti di ex e attuali ministri che proprio lì insegnano. Chiaramente parte delle risorse vanno anche ad alcuni media e “intellettuali”. Ora che Jovanović è uscito dalle grazie dei suoi protettori tutti tentano di allontanarlo e di farlo andare via il prima possibile.

Nel frattempo il rettore si è dimesso. Questo caso avrà conseguenze come la dimissione del ministro degli Interni?

Il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo sul ministro degli Interni Vučić ha chiarito a noi tutti che non lo avrebbe sacrificato. L’arroganza, l’aggressività e la stupidità che ha dimostrato in quest’occasione a segnalato a molti dei partecipanti al cosiddetto dibattito pubblico che dovevano chiudere un occhio, o meglio due.

Allo stesso tempo Vučić si è inventato un complotto internazionale orchestrato per esautorarlo che avrebbe coinvolto l’OSCE, l’opposizione, ambasciatori stranieri, segmenti della polizia, il gruppo Bilderberg… ciononostante alcuni media e parte della comunità accademica stanno ancora tentando di parlare del plagio di cui si è reso colpevole il ministro degli Interni, mettono in dubbio l’accreditamento di Megatrend e vogliono discutere del sistema educativo in Serbia… ma tutto questo impallidisce di fronte a una nuova “cospirazione” e a “mafie” che appaiono ormai su base quotidiana. E’ ovvio che Aleksandar Vučić non rinuncerà al suo disgraziato ministro e una gran parte dei media stanno ridirezionando ora lo scandalo sul rettore.

La Serbia ha sempre migliori relazioni con Bruxelles, che però spinge spesso sulla questione della libertà dei media. Il suo commento?

A Bruxelles e Berlino viene ancora visto come un partner affidabile, e a loro piace in particolare la parte della storia che parla di Kosovo e integrazione europea. Sino a che questo dura, lui può fare praticamente ciò che vuole nel paese.

Chiaramente, quando esce dal seminato, come nel caso del complotto contro di lui che avrebbe coinvolto l’OSCE, riceve uno schiaffo sulla mano, così impara a non alzare la voce con le istituzioni europee. Ma a noi può urlare proprio quanto vuole: il mix tra corruzione e intimidazione è risultato quanto mai efficace.

L’unico motivo per cui non può ancora concedersi il sonno dei giusti è Internet. Non vi è alcuna Karlovac qui, neppure Karlobag o Virovitica (città sui confini della Serbia con altri paesi, ndt), nessun confine con L’Ue.

Durante la campagna elettorale, alcuni tra i meno intelligenti dei suoi avevano annunciato di avere a disposizione un esercito di 5.000 persone, ben equipaggiati ed addestrati per la battaglia sul web. Sono gli stessi che hanno gioito per la cancellazione di qualche video su Youtube o sulla distruzione di qualche blog. Nel frattempo qualcuno ha spiegato loro che queste cose funzionano solo se le fai di nascosto e non dicendolo al mondo intero.

Come mai quest’approccio di Vučić?

Vučić voleva il potere assoluto, e i cittadini glielo hanno dato. Quando ha iniziato ad osservare con più attenzione l’abisso sul quale si affaccia la Serbia per un breve periodo è stato relativamente tranquillo: parlava di deficit, budget, riforme economiche… quando mezza Serbia è finita sott’acqua ha però tentato, con citazioni bibliche, di nascondere a noi ma anche a se stesso l’enorme incompetenza delle istituzioni nel difendere le nostre vite e le nostre proprietà.

Rendendosi poi conto che non sarebbe passato alla storia come uno che ha trascorso metà della vita a far rinascere la Serbia e l’altra metà a raccogliere congratulazioni per averlo fatto, ha deciso di trasformare l’immagine della realtà. E chi poteva aiutarlo in questo di più dei media? Il disincanto che è seguito alle alluvioni ha portato ad atteggiamenti ancora più aggressivi nei confronti di media e giornalisti, con tipologie che possono essere riscontrate nel film Matrix.

Come hanno riportato gli altri media quanto accaduto a Peščanik?

Per alcuni giorni le visite a Peščanik sono aumentate in modo esponenziale e gli altri media sono stati obbligati a parlare della questione, era ovunque… quando però si sono resi conto che difendere il “dottorato” del rettore di Megatrend sarebbe stato controproducente hanno deciso di sacrificare quest’ultimo per salvare il ministro degli Interni. Questo non solo per la benedizione arrivata da Vučić ma anche per mantenere le forze in vista dell’ormai imminente rimozione delle principali cariche della polizia.

Si può parlare di libertà dei media in Serbia?

Nel decennio e mezzo seguito alla caduta di Milošević non siamo mai riusciti a sapere chi sono i proprietari dei principali media nel paese. Ci si trova sempre davanti a zie, zii, aziende inesistenti, agenzie di consulenza legale… in un circo come questo i giornalisti non possono che essere clown, che intrattengono il pubblico per pochi soldi. 

Com’era la situazione dei giornalisti durante la presidenza di Boris Tadić e quale la differenza rispetto alla situazione attuale?

Il lungo governo del Partito democratico di Boris Tadić, e della sua corte, ha istituito un sistema di controllo dei media. Vučić lo ha ereditato e ci ha aggiunto il suo charme radicale, stile Šešelj. Dopotutto ha scoperto gli attriti che possono essere causati dai media da ministro dell’Informazione, durante Milošević.

Ora che è passato dal ruolo di mozzo a quello di capitano, l’unico limite è rappresentato dal cielo.

Le pressioni politiche e finanziarie e le minacce hanno distrutto la maggior parte dei media già durante la presidenza Tadić. La censura ha annichilito molti media, un tempo, indipendenti.

Il nuovo padrone della Serbia, dato il suo carattere e la sua biografia politica, si occupa più di intimidazioni che non di corruzione. Se va avanti così del resto non avrà neppure bisogno di soldi per tener buoni i media, basterà alzare un po’ la voce o annunciare la mano dura contro la “mafia dei media”.

Questa espressione potrebbe riguardare chiunque: quei giornalisti che lavorano per partiti che non sono il suo, quelle parti dei Servizi di sicurezza che non sono state designate da lui, uomini d’affari che non gli sono vicini… ma anche coloro i quali si chiedono, ad esempio, se il numero di morti e i danni materiali delle alluvioni sarebbero potuti essere minori se si fosse intervenuti in tempo o se un millantatore può rimanere a capo della polizia.

Può tracciare un parallelismo tra la professione di giornalista in Serbia ed in altri paesi?

A mio avviso la situazione dei media nei paesi vicini è molto simile. In passato ritenevo che i giornalisti dovessero essere processati davanti al Tribunale dell’Aja per i crimini commessi durante le guerre degli anni ’90. Ora continuo a pensare che molti giornalisti dei Balcani commisero un peccato mortale nella distruzione del loro paese, delle loro istituzioni, di elementari norme morali… nel creare e mantenere una “catena alimentare” nella quale, ora, milioni di persone occupano ora una posizione disgraziata.

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