Serbia: 4 cittadini su 10 bevono acqua inquinata
Quali sono le principali fonti di inquinamento dell’acqua in Serbia? Vi è sufficiente acqua potabile di buona qualità da soddisfare le esigenze dell’intera popolazione? Il Centro per il giornalismo investigativo della Serbia (CINS) ne ha parlato con il professor Božo Dalmacija
(Originariamente pubblicato da CINS , il 3 giugno 2022)
Alcuni esperti sostengono che in Serbia le risorse idriche scarseggino. Anche lei è dello stesso parere?
L’acqua c’è, quello che manca è un’acqua di buona qualità. È come se si fosse avverata quell’antica maledizione ebraica: “Che tu possa avere ciò che desideri, per poi perderlo” – abbiamo l’acqua, ma non possiamo utilizzarla perché continuiamo a inquinarla. Oggi non possiamo più prelevare l’acqua direttamente dal Danubio per uso potabile. È vero che l’acqua di pessima qualità arriva in Serbia anche da altri paesi, ma se guardiamo ai nostri fiumi, come la Morava, in cui vengono scaricate le acque reflue, è chiaro che quest’acqua è inadatta all’uso umano. L’inquinamento della Morava, il nostro fiume più importante, è dovuto all’erosione del suolo che contribuisce ad un’eccessiva concentrazione di azoto e fosforo nell’acqua. Poi ci sono i canali artificiali in Vojvodina che sono talmente inquinati che l’acqua non riesce più a scorrere. Questi canali, in cui vengono scaricate enormi quantità di acque reflue, rischiano di perdere la loro funzione originaria, che è quella di irrigazione. Viene quindi da chiedersi dove possa essere reperita l’acqua per l’irrigazione se l’acqua nei canali appositamente costruiti è di pessima qualità.
Quali sono i fiumi più inquinati della Serbia?
Tra i più inquinati ci sono i piccoli fiumi che scorrono vicino alle grandi città e alle aree industriali. La maglia nera va al Grande canale della Bačka, in Vojvodina, dove giacciono accumulati 400mila metri cubi di sedimenti contaminati che devono assolutamente essere asportati. Poi vi è il fiume Borska, che scorre nei pressi della città di Bor, attraverso un’area caratterizzata dalla presenza di numerose cave e miniere. Questo fiume è ormai diventato una discarica di acque reflue.
L’impatto dei sedimenti contaminati nei grandi fiumi è meno visibile, quindi può sembrare meno grave. In realtà, però, questo fenomeno sta diventando sempre più preoccupante, soprattutto nel lago di Đerdap dove finiscono varie sostanze inquinanti provenienti non solo dalla Serbia, ma da tutta Europa. Questo perché vi è una diga idroelettrica che blocca il flusso dei sedimenti contaminati, che quindi continuano a depositarsi sul fondale del lago. Un giorno questi sedimenti finiranno per trasformarsi in una bomba ecologica. Cosa faremo quando nel lago si accumuleranno troppe sostanze inquinanti? Dovremo rimuoverle e sarà troppo costoso. Per cui dobbiamo insistere sull’importanza della depurazione delle acque reflue, cercando così di risolvere il problema. Altrimenti tra una cinquantina di anni il lago di Đerdap diventerà una bomba ecologica. Alcune parti del lago sono già gravemente inquinate.
Quali sono gli effetti dell’inquinamento idrico sulla flora e sulla fauna acquatica, ma anche sull’ambiente circostante?
Non vi è dubbio che l’inquinamento idrico provoca effetti molto gravi, incide negativamente sulla qualità della fauna ittica e porta alla riduzione della biodiversità. In Serbia la biodiversità di alcuni fiumi è già compromessa, la maggior parte delle specie sta lentamente scomparendo, le uniche a sopravvivere sono le specie più resilienti. È un problema a cui dobbiamo prestare molta attenzione. In alcune aree protette, come quella di Obedska Bara e di Carska Bara, dove trovano rifugio e si nutrono gli uccelli migratori, l’inquinamento delle acque può portare al declino di molte specie di uccelli migratori, con gravi conseguenze sugli ecosistemi locali. Un’eventuale riduzione delle popolazioni di uccelli predatori di insetti pericolosi per l’uomo porterebbe inevitabilmente all’aumento di questi insetti e, di conseguenza, ad un maggiore ricorso ai pesticidi, compromettendo così l’equilibrio naturale degli ecosistemi.
Quali sono invece le conseguenze dell’inquinamento delle acque sulla salute umana?
Gli inquinanti presenti nell’acqua entrano nella catena alimentare e così raggiungono l’organismo umano. Purtroppo non possiamo fare nulla per evitarlo, perché qualunque cosa mangiamo, dal pesce alla frutta e alla verdura, assorbiamo le sostanze inquinanti in essa presenti. Una recente ricerca condotta in Gran Bretagna ha dimostrato che l’inquinamento idrico può persino portare all’infertilità. L’indagine è stata effettuata su un campione ristretto, quindi non permette di trarre conclusioni definitive, ma ciò che ormai possiamo dire con certezza è che l’inquinamento idrico contribuisce all’insorgenza di varie patologie, compresi i tumori delle ghiandole surrenali, della pelle e del fegato.
Inoltre, sappiamo che spesso anche l’acqua presumibilmente di buona qualità, quindi considerata adatta al consumo umano, contiene varie sostanze tossiche che, una volta entrate nel nostro organismo, possono causare diversi problemi di salute. Il problema è che in Serbia gli istituti di salute pubblica non conducono studi epidemiologici in aree dove vi è il rischio che l’acqua potabile non sia di buona qualità per indagare su possibili correlazioni tra consumo di acqua e patologie che colpiscono la popolazione locale. Gli unici dati di cui disponiamo sono quelli pubblicati dall’Organizzazione mondiale della sanità, quindi utilizziamo questi dati per fare pressione sui decisori politici affinché inizino a riflettere seriamente su questo problema.
CINS si è già occupato del caso del lago di Palić in cui vengono continuamente riversate acque di scarico. La situazione non accenna a migliorare, nonostante le ingenti somme di denaro investite negli impianti di depurazione. Quanto incidono le acque di scarico sulla qualità dei nostri fiumi e laghi?
Le acque reflue sono il nostro problema principale. Purtroppo, in Serbia solo il 10% delle acque reflue viene trattato, il resto finisce direttamente nei fiumi. A inquinare di più sono le tre grandi città sprovviste di sistemi di depurazione: Novi Sad, Belgrado e Niš. Tutti affermano che “dobbiamo trattare le acque reflue“, ma la vera domanda è: come? Recentemente la Serbia ha ottenuto un prestito dalla Cina per costruire settanta impianti di depurazione delle acque reflue, ma questo non basta perché non abbiamo esperti capaci di affrontare la questione in modo adeguato. In primo luogo, dobbiamo focalizzarci su come costruire impianti a basso consumo energetico, poi dobbiamo cercare di sfruttare al meglio i fanghi prodotti nel processo di depurazione, che possono essere utilizzati come fertilizzanti o per la produzione di biogas.
In alcune città della Serbia, come ad esempio a Zrenjanin, l’acqua del rubinetto ormai da anni non soddisfa i parametri di qualità dell’acqua potabile. Secondo lei, la Serbia dispone di una quantità di acqua potabile di buona qualità sufficiente per soddisfare le esigenze dell’intera popolazione?
No, e questo è un altro grave problema. Se da un alto la popolazione di tutte le grandi città, come Novi Sad, Niš e Belgrado, ha accesso ad un’acqua potabile di buona qualità grazie alla presenza di adeguati sistemi di potabilizzazione e distribuzione dell’acqua, dall’altro le piccole città non dispongono di impianti di questo tipo, e quindi la popolazione è costretta a bere l’acqua del rubinetto di dubbia qualità. Oggi in Vojvodina ci sono 600mila persone che bevono acqua che contiene grandi quantità di arsenico. Ormai si sa con certezza che l’arsenico può provocare vari tumori della pelle e delle ghiandole surrenali. Eppure, i cittadini della Vojvodina sono costretti a bere acqua contaminata da arsenico e le autorità non sembrano affatto preoccuparsene. Possiamo tranquillamente affermare che il 40% dei cittadini serbi beve acqua che non soddisfa tutti i requisiti di potabilità. Questo è molto pericoloso per la salute. Il problema potrebbe essere risolto progettando sistemi di approvvigionamento idrico regionali, ossia costruendo gli impianti in grado di soddisfare il fabbisogno di acqua potabile di diverse piccole città.
Un altro argomento di cui CINS si è già occupato riguarda l’abusivismo edilizio lungo le sponde del fiume Uvac, soprattutto nei pressi del lago di Radoinja che viene utilizzato per l’approvvigionamento idropotabile. Quanto le costruzioni abusive nelle immediate vicinanze delle fonti di approvvigionamento idrico incidono sulla qualità dell’acqua?
Incidono molto, perché quando nei pressi di un lago utilizzato per l’approvvigionamento idrico viene costruita una casa di villeggiatura sprovvista di una rete fognaria capace di impedire che le acque di scarico entrino nel lago, le sostanze nocive presenti nelle acque reflue entrano direttamente nel sistema di approvvigionamento idrico, portando alla proliferazione di alghe che producono micotossine. Si tratta di sostanze tossiche invisibili ad occhio nudo che però attraverso le reti di distribuzione idrica spesso raggiungono l’organismo umano, causando varie patologie. In Serbia vi è uno scarso controllo delle micotossine nelle reti idriche, innanzitutto perché si tratta di procedure molto costose. Lo dimostra l’esempio del lago di Gruža che fornisce l’acqua potabile alla città di Kragujevac, un lago ormai completamente circondato da case di villeggiatura sprovviste di reti fognarie. Le acque reflue provenienti da case abusive rischiano di compromettere la qualità dell’acqua del lago. Queste case dovrebbero essere demolite o, in alternativa, provviste di reti fognarie e sistemi di depurazione, e dovrebbe essere introdotto anche il divieto di costruzione di nuovi edifici.
CINS ha realizzato numerose inchieste sulle piccole idrocentrali , soprattutto su quelle costruite violando la normativa in materia di tutela dell’ambiente. Qual è l’impatto delle piccole idrocentrali sugli ecosistemi fluviali?
L’impatto delle piccole idrocentrali non è così grave come credono quelli che si oppongono alla costruzione di questi impianti. Ovviamente, ogni progetto di costruzione di impianti idroelettrici deve essere corredato da uno studio di fattibilità ambientale, ed eventualmente da una valutazione di impatto ambientale, e poi in base a questi documenti si decide se consentire o meno la costruzione dell’impianto in questione.
Sarebbe davvero assurdo introdurre una moratoria sulla costruzione di nuove piccole idrocentrali, perché dobbiamo aumentare la produzione di energia elettrica e in Serbia ci sono diverse aree caratterizzate da una scarsa biodiversità. Dall’altra parte, i fiumi che rivestono grande importanza per la sopravvivenza delle comunità locali non devono assolutamente essere convogliati in tubazioni. Su questo non nutro alcun dubbio. Credo che la strada giusta sia quella di adottare una strategia a livello nazionale, individuando le aree in cui la costruzione di piccole idrocentrali non comporterebbe alcun impatto ambientale. Nell’elaborazione di questa strategia dovrebbero essere coinvolti tutti gli attori interessati: l’Istituto per la difesa dell’ambiente, l’opinione pubblica, le organizzazioni non governative, le comunità locali, le scuole, tutti quelli che credono che la costruzione di piccole idrocentrali possa in qualche modo incidere sulle loro vite e vogliono far sentire la loro voce.
C’è qualche paese in Europa o altrove nel mondo che non ha tutelato i suoi fiumi in modo adeguato per così tanto tempo che ora deve fare i conti con gravi conseguenze dell’inquinamento idrico?
Uno di questi paesi è la Serbia, insieme ad altri paesi della regione, tra cui Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e Croazia, anche se devo dire che i nostri vicini pian piano si stanno avvicinando agli standard dell’UE in materia di gestione delle risorse idriche. Il primo a venire a galla sarà il problema legato all’aumento del numero di persone affette da patologie causate dall’inquinamento idrico. Ci vorranno venti, trenta o addirittura cent’anni per ripristinare gli ecosistemi fluviali compromessi, una sfida che si rivelerà particolarmente difficile nel caso dei fiumi inquinati a causa dello scarico di acque reflue. L’inquinamento idrico inevitabilmente avrà ripercussioni negative anche sulla crescita economica della Serbia, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, dall’irrigazione alla produzione di energia idroelettrica, passando per le attività ricreative e il turismo. Se dovessimo fallire nel tentativo di porre un freno all’inquinamento idrico diventeremmo un paese in grado di attirare solo chi si interessa del fenomeno dell’inquinamento: verranno da noi per poter vedere livelli di inquinamento mai visti prima.
Božo Dalmacija è professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze chimiche e Tutela ambientale della Facoltà di Scienze Naturali e Matematiche di Novi Sad, nonché membro della più grande organizzazione internazionale che riunisce esperti in gestione delle risorse idriche (International Water Association) e di diverse associazioni serbe che si occupano della tutela dell’ambiente.