Schengen Romania-Bulgaria: semaforo rosso

L’ingresso in Schengen per Romania e Bulgaria è ancora lontano. L’UE ha riconosciuto che i parametri tecnici richiesti sono stati raggiunti. Ma alcuni membri dell’Unione hanno sollevato dubbi in particolare sulla capacità di Sofia e Bucarest di combattere la corruzione

16/06/2011, Daniela Mogavero -

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Una nuova batosta si è abbattuta sulla Romania e sulla Bulgaria. Sofia e Bucarest continuano a incontrare ostacoli e “nemici” nuovi sulla strada per Schengen. L’ultimo in ordine di tempo, che si è aggiunto alla schiera di Francia, Germania, Finlandia e Danimarca, è l’Olanda che ha dichiarato di non appoggiare l’adesione allo spazio di libera circolazione europeo almeno fino al 2012.

No a nuove clausole

Posizione che ha fatto andare su tutte le furie soprattutto i romeni, sia coloro che vivono nel Paese che quelli della diaspora all’estero, riaccendendo la polemica da una parte contro l’UE e dall’altra contro la classe politica romena.

Nei palazzi del potere di Bucarest, però, si respira ancora ottimismo e sicurezza nei propri mezzi. Il ministro dell’Interno Traian Igas ha dichiarato di essere convinto che la Romania avrà il via libera per Schengen a settembre e da Palazzo Cotroceni il presidente Traian Basescu ha sottolineato di non accettare nuove clausole all’adesione.

Se da un lato il governo romeno cerca di mantenere pacati i toni della discussione europea, sicuro di poter dissipare i dubbi dei partner UE, dall’altra Igas non ha usato mezzi termini per bollare come propaganda estremista le dichiarazioni del responsabile per l’Immigrazione olandese Gerd Leers.

“Rappresenta un governo instabile politicamente, non si tratta di una posizione personale, ma quella di una maggioranza politica di cui fa parte un partito estremista”, ha spiegato Igas aggiungendo poi che lo stop alla Romania dipende dalle mancanze di Sofia più che di Bucarest.

“Anche se ufficialmente respingiamo la possibilità che vengano aggiunte nuove condizioni all’adesione della Romania a Schengen, perché non fanno parte del Trattato, non possiamo non riconoscere i deficit ancora presenti nel settore della giustizia della Romania, come sottolineato da Francia, Olanda e Germania”, ha dichiarato dal canto suo Basescu facendo lo sgambetto al governo in particolare sui tempi dei processi e sulla “vulnerabilità” del sistema romeno. Critica che il ministro della Giustizia Catalin Predoiu non ha accettato ribadendo la posizione più volte espressa dall’esecutivo e dallo stesso Guardasigilli: “E’ inaccettabile collegare il Meccanismo di cooperazione e verifica con il programma di adesione a Schengen”.

E la gente?

E la continua altalena tra Bruxelles e Bucarest inizia a pesare anche ai cittadini comuni. Sui blog e per le strade della capitale romena giovani e adulti cercano di trovare una spiegazione ai continui rinvii nonostante l’investimento in denaro fatto dal governo e che ha pesato notevolmente sul bilancio già vessato dalla crisi. “La Romania non è un Paese malato, ma soltanto un Paese povero – sottolinea un pensionato – la corruzione esiste in tutti i Paesi, anche in Francia e in Olanda, ma lì sanno come fare fruttare tutto e come migliorare gli standard di vita”.

E c’è chi attacca anche l’Olanda perché invece di guardare al traffico di “droga, che costa 12 euro a dose, o alla prostituzione, pensa a bloccare la Romania”. Tra i giovani dell’Università di Bucarest c’è anche chi sottolinea che la Romania è utile “quando dà lavoro in nero per il profitto dei Paesi dell’Europa occidentale o offre buone possibilità di investimento per le compagnie straniere, ma poi è un problema quando deve essere trattata come uno stato membro dell’UE con tutti i diritti”.

Ma c’è anche chi critica il proprio Paese e sui blog scrive che “non esiste Paese più corrotto della Romania nell’UE, peggio che nell’epoca di Ceausescu”. Malcontento che accomuna i romeni di Romania e quelli della diaspora, che non ne possono più di veder rimandato di mese in mese l’accesso a Schengen con le facilitazioni per lo spostamento di beni e persone.

Un piede dentro e un piede fuori

E poi c’è chi, come Loredana, nata e cresciuta in Italia da genitori romeni, laureata in Scienze politiche, analizza la situazione con un piede dentro e uno fuori: “Penso che questa altalena sia sicuramente frustrante. La questione dei confini è davvero molto delicata per Paesi che hanno vissuto in prima persona la totale chiusura dei confini e l’isolamento fino al 1989. Mi pare che ancora una volta si parli più delle responsabilità della Bulgaria, e che comunque il ministro dell’Interno non demorda o non voglia demordere, continuando a porsi come obiettivo l’entrata entro il 2011. Obiettivo che a questo punto mi sembra davvero difficile da raggiungere…”

Se il report di luglio sull’andamento delle riforme sarà positivo, Schengen potrebbe tornare una meta a portata di mano, ma si fa strada l’idea promossa dalla Francia di un ingresso in due tappe di Sofia e Bucarest: una prima fase alla fine del 2011 seguita da una verifica sull’andamento della situazione alle frontiere, e poi a metà 2012 l’ingresso ufficiale e definitivo se non interverranno ulteriori problemi.

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