Sarajevo, l’arresto di Radončić
Fahrudin Radončić, ex ministro della Sicurezza della Bosnia Erzegovina e attuale presidente dell’Unione per un Futuro Migliore (SBB), è stato arrestato lunedì a Sarajevo.
Radončić è anche il proprietario di Dnevni Avaz, il quotidiano più diffuso in Bosnia Erzegovina. Il suo partito, l’SBB, è attualmente al governo della Federacija BiH, una delle due entità in cui il paese è diviso dagli accordi di Dayton.
Le accuse contro Radončić sono di aver ostruito la giustizia nel processo che si sta svolgendo in Kosovo a carico di Naser Kelmendi, presunto narco boss imputato di omicidio e traffico di droga. Altri due esponenti dell’SBB, Bakir Dautbašić e Bilsena Šahman, erano stati arrestati l’11 gennaio a Sarajevo. Anche loro sono accusati di ostruzione della giustizia, e in particolare di aver fatto pressioni su di una testimone nel processo Kelmendi, Azra Sarić. Secondo alcuni analisti, il processo potrebbe portare alla luce legami criminali tra lo stesso Kelmendi e Radončić.
L’arresto ha creato scalpore nel paese, e sembra destinato ad avere conseguenze importanti sulla scena politica bosniaco erzegovese. Il leader dell’SDA Bakir Izetbegović, dopo un incontro con i partner di coalizione dell’SBB, ha dichiarato questo pomeriggio che "[l’arresto] rappresenta un serio colpo alla coalizione ma che per il momento [la coalizione] non ha alternative."
Vasvija Vidović, una degli avvocati di Radončić, ha dichiarato al portale informativo BIRN che l’arresto sarebbe "politicamente motivato”. Secondo il Dnevni Avaz, invece, l’arresto del leader dell’SBB è parte di un “silenzioso colpo di stato”.
Al termine del primo interrogatorio, oggi la Procura ha chiesto che l’arresto di Radončić venga prolungato per 30 giorni.
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